Ieri pomeriggio, all’interno del suggestivo atrio della Biblioteca comunale di Palermo, non c’era una sedia libera: molti/e erano seduti/e a terra, sul selciato ad ascoltare attenti e commossi Sigfrido Ranucci, che ha parlato del suo lavoro presentando il suo libro La scelta (Bompiani, 2024), con un'introduzione di Angela Fundarò, presidente dell’Inner Wheel Palermo Normanna.
A intervistare Ranucci il giornalista Salvatore Cusimano, già direttore della sede siciliana della Rai. Cusimano - in un dialogo serrato, appassionato e toccante che ha permesso ai presenti di ripercorrere momenti significativi dell’ultimo trentennio di storia nazionale e non solo - ha chiesto al conduttore di Report cosa si portasse dentro delle vicende dolorose e di tutto il male di cui si è dovuto occupare in questi anni: - L’odore della carne umana a Ground Zero, quando ho visto brandelli dei corpi di chi si era gettato dalle finestre per sfuggire al fuoco sfracellati sui cornicioni di quello che restava delle Torri… A Sarajevo, i soldati affamati che cercavano di mangiare qualcosa delle suole di cuoio delle loro scarpe… Le conseguenze esiziali delle armi chimiche al fosforo bianco usate a Fallujah, in Iraq, dagli americani… -
Davvero avvincente ripercorrere le inchieste clamorose condotte da Ranucci: a partire dal ritrovamento da parte del giornalista, nell’archivio personale del giudice, dell’intervista rilasciata da Paolo Borsellino alla stampa francese il 21 maggio 1992, due giorni prima della strage di Capaci, intervista nel corso della quale il magistrato parlava dei rapporti tra Mangano, Berlusconi e Dell’Utri, ipotizzando un collegamento con Cosa nostra. Ranucci e Cusimano hanno ricordato allora con stima e commozione Roberto Morrione, compianto direttore di Rai News24, che nel 2000 aveva incaricato proprio Ranucci (insieme ad Arcangelo Ferri) di occuparsi dello speciale dell’8° anniversario delle stragi del 1992. Ranucci allora, con l’autorizzazione della figlia Fiammetta, rese pubblica l’intervista, con un enorme scoop mediatico.
E il conduttore di Report ricorda con affetto commosso l’educazione ancorata ai valori etici e cristiani avuta dai genitori: suo padre, finanziere, e la madre, insegnante, profondamente cattolica. Sua madre che era preoccupata del rischio che correva facendo un giornalismo d’inchiesta così autentico: - Sigfrido, evita di fare nomi, mi raccomando – Per rispetto a mia madre, non faccio nomi… solo i cognomi – afferma sorridendo Ranucci.
E, insieme a Cusimano, vengono ricordate ancora la vicenda dell’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, alla fine condannato per aver diffamato Ranucci; la puntuale e circostanziata inchiesta sul vaccino Astrazeneca, che procurò al giornalista di Report l’accusa di vicinanza ai No-vax; la storia della coraggiosa docente di sostegno che ha passato a Report le foto dell’incontro in autogrill tra Renzi e Mancini, agente dei Servizi… E, infine, le accuse paradossali: Ranucci ora accusato di essere al soldo della Cina, ora agente segreto della Russia…
- Perché si fa questo mestiere così difficile? A Report vi occuperete ancora di mafia? Cosa possono fare i cittadini per supportare il giornalismo d’inchiesta? – ha chiesto infine Salvatore Cusimano al giornalista.
Ranucci ha ricordato che arrivano decine di migliaia di segnalazioni a Report da parte del pubblico, che continua a sostenere la trasmissione d’inchiesta con l’alto numero di ascolti, nonostante lo spostamento nella fascia difficile della domenica sera.
Ha poi reso noto che sono circa 250 i giornalisti sotto tutela in Italia e più di venti con la scorta: - In una società malata e abituata a convivere con la sua malattia, continuare a fare il mio mestiere è una dichiarazione d’amore verso la libertà di stampa e di gratitudine verso le cittadine/i italiane/i che pagano il canone Rai e vogliono un’informazione autentica. E inchieste serie che facciano da controllo e da pungolo al Potere. –
Maria D’Asaro
Articolo interessante.Ciao
RispondiElimina@Olga: grazie del riscontro. Ciao e a presto.
RispondiElimina