"Avrei voluto vederla; e dirle in qualche modo (...) il significato immenso che avevano i suoi libri per me". Le parole che lei avrebbe voluto rivolgere alla scrittrice inglese Ivy Compton Burnett, sono le stesse che le avrei rivolto, se mai avessi potuto incontrarla... (...)
Alla morte si pensa continuamente, per tutta la vita, ma non mai nello stesso modo: difficile è ricordare tutte le forme e i paesaggi e i colori che ha preso dentro di noi l’idea della morte, nel corso degli anni, e tutti i sentimenti che ha destato nel nostro animo; è l’idea più mutevole che si possa avere; non c’è niente in noi che sia mutevole come l’idea della morte. (...)
(Testo ripreso in: Maria D'Asaro, Una sedia nell'aldilà, Diogene
Multimedia, Bologna, 2023)
https://www.lafeltrinelli.it/sedia-nell-aldila-libro-maria-d-asaro/e/9788893632492
https://www.mondadoristore.it/Una-sedia-nell-aldila-Maria-D-Asaro/eai978889363249/
https://www.libreriauniversitaria.it/sedia-aldila-asaro-maria-diogene/libro/9788893632492
https://www.ibs.it/sedia-nell-aldila-libro-maria-d-asaro/e/9788893632492
argomento ..sin troppo frequentato, ma non c'è dubbio che la maniera qui scelta (e percorsa) è speciale e gradevolissim: una levità apparente, un'acuta e sottile (e serissima) riflessione!
RispondiEliminajan
Bello questo testo della Ginzburg. Mi pare indicato per avviare qualche conversazione filosofica per gruppi di filosofia pratica aperti anche ai non-filosofi. Sai che mi ha fatto ricordare una sera a cena, a Bologna, con uno dei figli della Ginzburg, che aveva partecipato ad un mio incontro pubblico sulla situazione siciliana post-stragi del '92?
RispondiEliminaLeggo questo passo per la prima volta dal 14 ottobre 1991. Per anni ho ripensato alle ultime tre righe, alla stanza, alla sedia. Ho nel frattempo cambiato mille volte il mio modo di immaginare la morte.
RispondiEliminaIl 14 ottobre 1991 acquistai Cuore, assieme ad altri quotidiani. Tornai a casa, erano le otto del mattino. Dovevo andare all'Universita' ma prima volevo passare alla casa di riposo, da mio nonno, il mio nonno, a fargli la barba, a bere il caffe', a parlare di Juventus, di Triestina, di medicine.
Mi chiamarono che non avevo neanche sfogliato il quotidiano, Cuore lo tenevo per ultimo: mio nonno veniva portato urgentemente all'ospedale.
Buttai i giornali, corsi da lui. Gli ho tenuto la mano, parlandogli, finche' non ho sentito la temperatura della sua mano scendere velocemente.
La sera, a casa, per stare attaccato alla vita, ripresi in mano Cuore e, come se ce lo avessero messo per me, trovai questo pezzo della Ginzburg.
Non l'ho mai dimenticato.
Paolo
@Paolo: grazie per la condivisione accorata di questo tuo frammento di vita. Sono contenta che il blog ti abbia permesso la rilettura di queste toccanti parole di Natalia Ginzburg.
RispondiEliminaCiao.