Un qualunque sabato pomeriggio, in una strada affollata del centro storico: lui, che non supera il metro e sessanta, è un signore dall’età incerta – potrebbe avere cinquant’anni ma anche settanta - gambe sbilenche e un po’ arcuate, lunghi calzini marrone che terminano in un antiquato paio di sandali, camicia aperta su canottiera d’ordinanza, passo fermo e sicuro, sguardo concentrato in avanti, occhi semichiusi. Sulle spalle una bambina bellissima, treccine chiare e occhi celesti, che tiene strette le mani sulla testa dell’uomo-nonno. Sotto il braccio destro una donna/moglie dallo sguardo un po’ perso, vestito a fiori un pò stinto, passo più incerto e malfermo. Sotto il braccio sinistro, un filone di pane appena comprato.
Li guardi e pensi che per fortuna l’amore liquido teorizzato da Bauman non li ha attraversati: il trio ti suggerisce sapienza antica, solidarietà profonda, amore tenace. E ti senti più contenta: Palermo, per fortuna, è anche questo.
Maria D’Asaro
(“Centonove”: 13.11.09)
Carino!
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