venerdì 8 marzo 2024

8 Marzo, oltre Hegel e Marx, oltre la guerra: grazie, Carla...

           “Con la ripresa del movimento delle donne negli anni Sessanta, in una parte di esso continua forte la richiesta di uguaglianza giuridica, politica, economica, non soddisfatta completamente dalla legislazione fino ad allora 'conquistata'; nella parte più giovane e più  politicamente avanzata di quel movimento l'obiettivo dell'uguaglianza viene invece messo ai margini o respinto e si cerca semmai una risposta al perché del sussistere della differenza e della discriminazione nei confronti delle donne nonostante molta parte della legislazione le neghi. 
    É il femminismo radicale: quello che diventerà  in tempi brevissimi maggioritario e tenterà  di andare appunto "alle radici" del problema relativo al sussistere delle discriminazioni che rendono la condizione della donna inferiore a quella dell'uomo.         Le radici vengono subito individuate non nelle cause politiche, legislative, economiche, culturali (cause non negate ma considerate secondarie) ma in quelle legate alla sfera della sessualità: al dominio sessuale dell'uomo sulla donna nelle forme molteplici assunte nel corso della lunga storia di esso.
      Carla Lonzi è la prima femminista, in Italia, a collocarsi in maniera originale sul piano teorico in questa nuova fase radicale del femminismo. Nel suo pensiero la critica molto forte delle ideologie (religiose, filosofiche, politiche, psicanalitiche) non è mai separata dalla tesi di fondo secondo la quale "dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi". Alla luce di questa tesi di fondo nell'importante saggio Sputiamo su Hegel l'obiettivo dell'uguaglianza, non a caso proposto inizialmente dai pensatori maschi nelle loro varie ideologie sotto il tema dell'universalismo dei diritti, appare alla Lonzi o secondario o addirittura fuorviante rispetto all'obiettivo primario che deve muovere dalla differenza. Secondario, perché l'oppressione della donna "non si risolve nell'uguaglianza, ma prosegue nell'uguaglianza. Non si risolve nella rivoluzione, ma prosegue nella rivoluzione". 
    Fuorviante perché  "per uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione del potere nella società mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali a quelle dell'uomo. Ma il chiarimento che l'esperienza femminile più genuina di questi anni ha portato sta in un processo di svalutazione globale del mondo maschile. Ci siamo accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere".

        Carla Lonzi propone quindi di andare al di là del fuorviante obiettivo dell'uguaglianza e di muovere dal concetto e dal fatto della differenza non per piangerci su e rammaricarsene (come una parte del femminismo radicale avrebbe fatto agli inizi) ma per ricavarne obiettivi di rivendicazione e di lotta non solo più avanzati ma genuinamente "femministi". L'uguaglianza, sottolinea infatti, "è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va reso giustizia. La differenza è un principio esistenziale che riguarda i modi dell'essere umano, la peculiarità delle sue esperienze, delle sue finalità, delle sue aperture, del suo senso dell'esistenza in una situazione data e nella situazione che vuole darsi. Quella tra donna e uomo la differenza di base dell'umanità".
     E ancora, con accenti più forti: "La differenza della donna sono millenni di assenza dalla storia. (...) Non possiamo cedere ad altri la funzione di sommuovere l'ordinamento della struttura patriarcale. L'uguaglianza è quanto si offre ai colonizzati sul piano delle leggi e dei diritti. E quanto si impone sul piano della cultura. È il principio in base al quale l'egemone continua a condizionare il non-egemone. (...) L'uguaglianza tra i sessi è la veste in cui si maschera oggi l'inferiorità della donna" .
      Il saggio Sputiamo su Hegel che stiamo esaminando (anch'esso, come il Manifesto di Rivolta Femminile, dell'estate 1970) è dedicato in buona parte ad un'analisi critica delle tesi di Hegel, Marx, Freud sulla condizione della donna e sul suo ruolo nella società, presente e futura (…)
     La Lonzi individua una continuità fra le riflessioni hegeliane sulla dialettica servo-padrone e quelle marxiane sulla lotta di classe: in entrambe il concetto e il ruolo della donna appaiono emarginati rispetto ad una teoria complessiva che non nasconde affatto i suoi caratteri essenzialmente maschilisti.
Su Hegel, per esempio, scrive: "Nel principio femminile [il riferimento è qui alla nota trattazione hegeliana del ruolo della donna, nella Fenomenologia dello Spirito] Hegel ripone l'apriori di una passività nella quale si annullano le prove del dominio maschile. L'autorità patriarcale ha tenuto soggetta la donna e l'unico valore che le viene riconosciuto è quello di esservisi adeguata come a una propria natura" . 
   E ancora (…) Carla Lonzi afferma: "Nella concezione hegeliana il Lavoro e la Lotta sono le azioni da cui parte il mondo umano come storia maschile. Lo studio dei popoli primitivi offre invece la constatazione che il lavoro è una attribuzione femminile mentre la guerra è il mestiere specifico del maschio. (...) La specie dell'uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo la vita" . In quest'ultima affermazione, precisata e arricchita da altre, appare una forte anticipazione teorica rispetto al valore "positivo" della differenza rappresentata dal ruolo storico della donna rispetto a quello negativo (guerre, stermini) rappresentato dall'uomo: temi che una parte consistente del femminismo a livello internazionale avrebbe approfondito alcuni anni dopo, anche se un primo preannuncio c'era stato, senza però essere stato ripreso e sviluppato, nello scritto di Virginia Woolf del 1938, Le tre ghinee. (...)" 

Franco Restaino: Il femminismo, avanguardia filosofica di fine secolo. Carla Lonz
dalla rivista telematica "Per amore del mondo", n. 2 (nel sito www.diotimafilosofe.it), già apparso in:
Le avanguardie filosofiche in Italia nel XX secolo, a cura di P. Di Giovanni, Franco Angeli, MI, 2002, 
ripreso dal giornale telematico n. 411 del 15.2.24 Donna, Vita, Libertà, 
supplemento a "La nonviolenza è in cammino", diretto da Peppe Sini.




6 commenti:

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    1. @Cavaliere: grazie Vincenzo. Ho aggiunto la bella canzone "Io combattente" di Fiorella Mannoia. Buon fine settimana.

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  2. Una rondine non fa primavera.
    In generale guardiamo come la donna vive in Iran, Afghanistan e in tutte le nazioni governate secondo l'ideologia del fondamentalismo islamico.
    E cosa pensare delle donne, a milioni, infibulate, ammazzate dai compagni gelosi, il genocidio di 500,000 donne in Ruanda. Non si contano più gli stupri che in diverse nazioni non sono nemmeno puniti.
    Sottopagate, obbligate per sopravvivere ai lavori più umili, costrette alla prostituzione a partire dai 13/14 anni.
    Senza pudore continuano con questa Festa delle Donne che è nella realtà un Olocausto.

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    1. @Gus: e chi può darti torto?... Grazie sempre dell'attenzione che riservi ai miei post. Buon fine settimana.

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  3. Ancora oggi facciamo una fatica bestia. Le donne cucinano e gli Chef stellati praticamente tutti uomini.

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    1. @Franco: qualcuna dice che ci verranno ancora secoli per una vera uguaglianza... Buon fine settimana.

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