Palermo – Il 22 febbraio scorso, a Roma, in una sala di Palazzo Montecitorio, alla presenza di Anna Ascani, Vice Presidente della Camera dei Deputati, è stato consegnato ad Olga Karatch il Premio internazionale ‘Alexander Langer’.
Dal 1997, tale premio viene conferito annualmente dalla Fondazione omonima per sostenere gruppi o persone che contribuiscono a tenere vivo il pensiero di Langer, proseguendone l’impegno culturale e politico con la loro opera: nella ricerca di soluzioni solidali, democratiche e giuste ai conflitti che attraversano le società, nella promozione di azioni concrete verso una conversione ecologica dell’economia, del lavoro e degli stili di vita, nella difesa contro ogni discriminazione di natura economica, religiosa, razziale, sessuale.
Olga Karatch è una giornalista bielorussa, ‘difensora’ dei diritti umani. Per la sua opera è considerata dal regime di Lukashenko una terrorista: per questo vive esule in Lituania, a Vilnius. È stata premiata dalla Fondazione Langer per la sua attività a favore degli obiettori di coscienza e dei disertori e contro la militarizzazione di bambini e bambine soldato. Purtroppo dal 2022 il Ministero della difesa bielorusso ha organizzato campi di addestramento militare che hanno coinvolto oltre 18.000 minori, di cui 2.000 sono stati selezionati per l’uso delle armi: “Siamo arrivati anche a questo”, ha denunciato Olga Karatch, che ha lanciato la campagna No Means No - No significa No”, contro la coscrizione nell’esercito bielorusso e per i diritti delle donne, campagna sostenuta dal Centro Internazionale per le iniziative civili Our House-Nash Dom, di cui è fondatrice e portavoce.
Ecco una sintesi del suo intervento, al ricevimento del Premio: “Vorrei esprimere il mio grande apprezzamento per il Premio Internazionale Alexander Langer 2023 e per la fiducia che la Fondazione Langer mi ha accordato.
È un grande onore e farò del mio meglio per continuare a lottare per la pace, contro la militarizzazione e per i diritti delle persone vulnerabili ed emarginate che ancora oggi necessitano di protezione. Oggi più che mai, quando incombe la minaccia della Terza Guerra Mondiale, quando in Ucraina e Gaza, come in tanti altri Paesi che scordiamo, ci sono guerre sanguinose (…), la voce della ragione e della nonviolenza deve essere ascoltata più forte. Voglio alzare la voce per la pace nella nostra regione perché tutto è stato stravolto.
Oggi, coloro che si rifiutano di prendere le armi e non vogliono andare al fronte – obiettori di coscienza e disertori – sono diventati criminali. Non sono i benvenuti da nessuna parte. Oggi, se non prendi le armi, non sei un vero uomo, c’è qualcosa di sbagliato in te, devi essere punito e costretto.
In Bielorussia, la diserzione è punita con la pena di morte e il rifiuto di arruolarsi nell’esercito comporta il carcere. Nel 2022, circa 400 uomini in Bielorussia sono stati condannati per essersi rifiutati di arruolarsi nell’esercito. Attualmente, la polizia bielorussa ha dichiarato ricercati circa 5.000 uomini bielorussi per aver tentato di sottrarsi al servizio militare.
Ma nessuno fornisce protezione a queste persone; non hanno uno status giuridico e non hanno nemmeno un visto umanitario. Al contrario, se un uomo ha fatto parte dell’esercito e ha fatto di tutto per evitare il servizio di leva, anche nascondersi in Lituania è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale lituana e viene inserito in una lista nera con un divieto di ingresso nell’Unione Europea per cinque anni. Questi uomini vengono addirittura deportati in Bielorussia.
Noi aiutiamo queste persone, per le quali noi stesse subiamo pressioni e repressioni. Abbiamo bisogno di una tribuna che parli per la pace e in nome della pace. Sono convinta che nessuna arma al mondo possa porre fine alle guerre. Non c’è una soluzione militare. L’unico modo per porre fine alle guerre è che le persone accettino di non usare la violenza e di vivere in pace gli uni con gli altri. La nonviolenza, attiva e coraggiosa, è la nostra unica via verso la pace. (…).
Lavorare per la pace significa prendere sul serio i colloqui di pace e i negoziati (meglio un anno di trattative che un giorno di guerra, diceva proprio Alex Langer), investire risorse per la diplomazia, anche quella popolare e dal basso, restituire all’Onu il ruolo di attore super partes per una politica di pace con un obiettivo ben chiaro: Conferenze internazionali di pace per l’Ucraina e la Palestina. (…).
La figura di Alexander Langer è quella di un cittadino europeo che questo sogno ha cercato di trasformare in realtà. In particolare il suo impegno per la costituzione dei Corpi Civili di Pace, ispira ancor oggi molti movimenti e istituzioni che vogliono trovare un’alternativa al flagello della guerra. E anche il lavoro di Langer sulla convivenza interetnica, che lui ha sperimentato nella sua regione sudtirolese, è oggi un faro per quei gruppi misti che in Ucraina, in Russia, in Israele e in Palestina, vogliono vivere insieme come sorelle e fratelli. (…) La nonviolenza è l’unica strada da percorrere e chiedo da voi tutti il sostegno alla Campagna di Obiezione alla guerra promossa dal Movimento Nonviolento e da altre associazioni per sostenere gli obiettori, i disertori e gli attivisti per la pace in Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele e Palestina. E che sostiene anche il mio caso in Lituania. Tutti insieme possiamo davvero costruire la pace.”
Olga Karatch sarà in giro per l’Italia sino al 10 marzo a portare la sua testimonianza, con tappe a Pesaro, Firenze, Verona, Bolzano, Trieste, Venezia e Milano.
Maria D'Asaro, 3.3.2024, il Punto Quotidiano
La Bielorussia è governata da Putin attraverso lo scudiero Lukashenko.
RispondiEliminaOlga vive in esilio a Vilnius, in Lituania.
@Gus: proprio così... grazie dell'attenzione e buona domenica.
EliminaTanti giornalisti sono perseguitati nel mondo.
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