Passione, senso di responsabilità, lungimiranza; competenza; rifiuto della via qualunquistica del dilettantismo; capacità di capire la differenza tra etica delle intenzioni ed etica della responsabilità: ecco alcune delle qualità necessarie a chi si vuole occupare di politica, in vista del bene comune. Grazie a Rossana Rolando che ha proposto nel suo blog alcune preziose riflessioni tratte dal testo di Max Weber, La politica come professione, in La scienza come professione. La politica come professione, Einaudi, Torino 2004
“Pensare la politica come professione può, di primo acchito, suscitare un sentimento di insofferenza, riconducibile allo squallore di una politica spesso ridotta alla poltrona, in cui quel che conta è mantenere una qualche carica e rimanere a galla.
E tuttavia, da questo spettacolo indecoroso, può nascere una tentazione altrettanto dannosa, eppure sempre ricorrente, fin dalla nascita della democrazia: pensare che chiunque, in qualsiasi momento, con o senza formazione specifica, possa fare politica, al fine di favorire il periodico ricambio e di evitare il carrierismo immorale. Lo slogan “uno vale uno”, senza riferimento a competenze e conoscenze, è sorto all’interno di questo sentire e ha trovato, nella precedente tornata elettorale, ampio consenso.
All’avvicinarsi della nuova scadenza del voto, leggere e rileggere la conferenza-saggio di Max Weber, La politica come professione, può essere d’aiuto, indipendentemente dalla posizione partitica di ciascuno.
Elaborata nel 1919, subito dopo la grande guerra, in un momento drammatico per la Germania, la conferenza è rivolta ai giovani studenti rivoluzionari e mette in guardia - profeticamente - dagli esiti di una cattiva politica, esposta al rischio di rigurgiti reazionari (come tragicamente avverrà nel 1933, con la Germania nazista, più di un decennio dopo la morte di Weber, nel 1920).
Ben consapevole del possibile deterioramento della democrazia, spesso divenuta macchina elettorale – in cui la gestione del voto è finalizzata alla distribuzione e al mantenimento delle cariche - la riflessione di Weber rifiuta però la via qualunquistica del dilettantismo, per chiarire bene il significato del termine professione, applicato all’ambito politico ...(continua qui)"
Il problema è che non esiste più la Politica aristoteliana. C'è una politica assolutamente inutile. Una incapacità fisiologica di risolvere. Come se un'azienda avesse bisogno di ina sezione politica. Mi si dirà che un paese non ha come scopo principale il profitto, e invece dico di no. Ogni cittadino dovrebbe essere trattato alla stregua di un'azionista. Che collabora finché ne ha la possibilità, e che viene assistito nella sua fase discendente.
RispondiEliminaIo credo che la politica attuale sia il male più grande di questo mondo. Un sistema che favorisce minoranze carogne e subdole.
E' radicale come posizione, ma lo vediamo tutti come gira il mondo: male.
@Franco: grazie delle tue considerazioni, che sostanzialmente condivido. Buona domenica. P.s. Se hai tempo e voglia, dai un'occhiata alla mia recensione di 'Ninfee nere', qualche post fa...
RispondiEliminaHai ragione... corro!!! ;)
EliminaSecondo me un politico dovrebbe essere:coerente,onesto, avere al primo posto il benessere dei cittadini...
RispondiElimina@Olga: d'accordo! Grazie della visita e del commento. Buona giornata,
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