venerdì 2 ottobre 2015

i come invidia: diagnosi e terapia

Prof. Giovanni Salonia
    Il saggio i come invidia (Cittadella Editrice, Assisi, 2015, € 11,00), frutto della collaborazione tra lo psicoterapeuta Giovanni Salonia e le docenti Valentina Chinnici, Dada Iacono e Ghery Maltese, è una sinfonia di ‘note’ e riflessioni feconde con le quali, in felice sinergia - ciascuno/a secondo il proprio ‘vertice’ teorico - l’autore e le co-autrici scrutano il più sterile e nocivo dei sette vizi capitali: la prof. Chinnici sintetizza egregiamente la concezione dell’invidia, “virus tossico” che infetta anima e corpo, presso il mondo greco e latino; il prof. Salonia fornisce un’esauriente disamina di quest’emozione infelice spaziando, da par suo, dall’ambito psicologico al versante etico-religioso a quello sociologico-politico; le docenti Iacono e Maltese offrono una suggestiva analisi dell’invidia nel vissuto dei bambini e nelle fiabe. 
La prof.ssa Chinnici e il prof. Muraglia
Nell’affollata presentazione del 9 settembre scorso, a Palermo presso la libreria “Modus Vivendi”, il moderatore prof. Muraglia ha sottolineato che le cento pagine del libretto possiedono una grande efficacia formativa  e “un’alta densità speculativa”: in effetti, la formula vincente di questo saggio è forse la capacità degli autori di analizzare la passione triste per eccellenza “battendo” con grande perizia i più svariati sentieri della mente e del cuore. Così, la sua meditata lettura può avere persino un benefico, terapeutico effetto collaterale per il lettore: farlo uscire dal cerchio nefasto degli invidiosi! 
Ma che cosa è davvero l’invidia? Nella prefazione, il prof. Sichera ci ricorda che “Quando si parla dell’invidia (…) ci si misura con una passione radicale, un evento dello spirito che affonda le proprie radici nell’humus delle origini, nella consistenza mitica del nostro esserci. (…) Viene alla luce quella deviazione del fluire del godimento e dell’incontro che avvelena le sorgenti del cuore.  (…) Come se l’in-videre fosse impresso nella carne e nel cuore degli uomini, alla stregua di uno stigma indelebile, di una passione “genetica”. Le caratteristiche dell’invidia, sentimento tanto radicato e pervasivo quanto occulto e negato, sono poi magistralmente delineate da Giovanni Salonia: l’invidia è un ‘vizio senza piacere’, che fa star male senza alcun vantaggio, come ha ben intuito Nietzsche, è una sorta di “cupio dissolvi”, un desiderio fuori bersaglio che percorre strade sbagliate, un tradimento della finalità ultima del desiderio, che è invece quello di essere felici: “la verità racchiusa nell’invidia è la ricerca della felicità e dei suoi dintorni”, ricorda Salonia. Che poi afferma: “l’invidia è un modo sbagliato di affrontare due elementi costitutivi della condizione umana: l’essere limitati e l’essere in relazione” e nasce “da un vedere che non contempla, non accoglie, non incontra l’altro”. 
L’autore ripercorre i fondamenti mitico-religiosi di quest’emozione, considerata peccato di origine alla base dell’infelicità umana; peccato che si è manifestato prima nell’ostilità dello sguardo dell’angelo/diavolo ribelle e poi in quello dei nostri progenitori, sguardo che si è incupito nella vana ricerca dei doni non ricevuti anziché illuminarsi per la gratitudine di quelli presenti. Citando poi Marx, Rousseau e Amartya Sen, Salonia traccia alcune linee di demarcazione tra l’invidia e il legittimo desiderio di giustizia, suggerendo che la strada da seguire non è quella di rincorrere l’illusione di una società di eguali, ma quella di ricercare una società meno ingiusta che permetta ad ognuno la sua crescita evolutiva. Se non accogliamo l’analisi pessimistica di Freud e Melanie Klein, che ritenevano l’invidia ferita inguaribile, scopriamo allora la perla di speranza che ci consegna il libretto: tutti possiamo guarire dall’invidia,  purchè rientriamo in contatto con noi stessi: “questa fedeltà a noi stessi … ci consente di ritirare le nostre proiezioni sull’altro” e di operare una sana centratura su di noi, nonostante i nostri limiti. Perché  “se il limite è connaturato alla creaturalità … la creatura si realizza accettandolo”; “la sola strada che placa il cuore e dà pienezza è la soddisfazione nel trafficare i talenti, pochi o molti che se ne abbiano”. 
Dunque, come scrivono a chiusura del libro Dada Iacono e Gheri Maltese: “seguendo la sapienza delle fiabe, l’unica strada possibile è quella del ritorno a se stessi, dell’avere cura di ciò che si è, desiderando il proprio desiderio e non più quello altrui, lavorando sodo come Cenerentola o la guardiana per riappropriarsene, consapevoli di essere piccoli ma irripetibili, nonostante le proprie ferite o i propri limiti. (…) La fedeltà a se stessi … può diventare il più efficace antidoto all’invidia trasformando lo sguardo maligno in uno sguardo libero e aperto all’incontro.” Perché, come ha concluso nella presentazione il prof. Salonia,  in realtà “a farci soffrire, è la pienezza della nostra anima che non abbiamo ancora raggiunto”.   

                                       Maria D’Asaro, “Centonove” 1.10.2015 n.20, pag.31                                                  

3 commenti:

  1. Benedetto colui che ha imparato ad ammirare, ma non invidiare,
    a seguire ma non imitare,
    a lodare ma non lusingare,
    a condurre ma non manipolare.
    (William Arthur Ward)

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  2. Invidiare qualcuno per ciò che ha: personalmente non ne ho la tendenza, mi chiedo solo come lo ha ottenuto, ovvero se per via onesta o meno, e a seconda della risposta lo ammiro o lo disprezzo. Invidiare qualcuno per ciò che è: sicuramente mi è capitato di farlo, e mi capiterà ancora... ma credo che sia insito nell'immediato confronto; ad una successiva autoanalisi me ne vergogno, denigrare la propria unicità è un insulto alla Vita stessa. Questo libro pare proprio intrigante, e la tua recensione è così armoniosa che quasi quasi... t'invidio ;)

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  3. @Santa S: grazie per l'ottima citazione. Passerò presto a leggerti. Stai bene, mi raccomando ... Un abbraccio.
    @DOC: grazie per le tue considerazioni schiette e intriganti. Grazie per l'apprezzamento della recensione. Un abbraccio.

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