Sale con me sul treno, vicino Bergamo, una ragazza alta e robusta, di pelle scura; indossa una maglietta gialla a righe e ha una vistosa cicatrice nella gamba destra. Mentre fatico a tirare su la mia valigia, avverto la durezza del suo sguardo, carico di disprezzo per la mia scarsa forza fisica. In seguito, nel nostro scompartimento entra il controllore e le dice: “Il tuo biglietto non è valido: siamo in Lombardia. Devi pagare €8,50.” Lei replica: “Non pago. Ho il biglietto.” “Allora ti denunzio alla Polizia Ferroviaria.” “Ce l’ho il biglietto. Vaffan …”. I due litigano e poi scendono dal treno. C’è una sosta imprevista di alcuni minuti. Poi la donna risale. Il suo sguardo è più chiuso e duro di prima. Parla concitatamente al telefono in una lingua sconosciuta. In qualche modo, il viaggio continua; ma senza quel pizzico di compassione reciproca che ce lo renderebbe più lieve.
Maria D’Asaro: “Centonove”, n. 23 del 22.10.2015
Un post che mi mette in difficoltà. Viaggio spesso in treno, pago regolarmente il biglietto ma... chi non può pagarlo?
RispondiEliminabella riflessione... in fondo abbiamo tutti bisogno di considerazione e comprensione, di misericordia. Baci
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