Marc Chagall: Exodus (1952-1966) |
Quante volte ci confondiamo le idee, perché vorremmo qualche segno di riconoscimento per cui uno è cristiano: e allora ci si mette la corona in mano; oppure uno si dice cristiano perché entra in chiesa; un altro ancora si dice cristiano perché difende la verità, non si sa quale, o comunque crede di essere difensore della verità … Tutte strade sbagliate.
Gesù semplifica la realtà che ci propone di vivere con lui, dicendo: “Da questo sapranno che siete miei discepoli; se avrete amore gli uni per gli altri”. Non c’è una carta d’identità con scritto: cattolico. E’ questa, quella dell’amore, l’unica carta d’identità che ci propone Gesù.
Si potrebbe dire: ma sono in tanti a rivendicare il dovere di amarsi. Benissimo. Meno male. Ringraziamo il Signore. Dove avviene questo, Dio già ci ha anticipati.
Gesù però aggiunge un particolare, e qui ci mette in difficoltà: “Amatevi come io ho amato voi.”
E qui Gesù ci mette in difficoltà, perché questo ‘come’ non avrebbe dovuto metterlo … questo ‘come’ ci mette in coma … non ce la facciamo. Come ha amato Gesù? Ha fatto miracoli, dalla mattina alla sera. Attrezziamoci, allora: facciamo miracoli. Cambiamo la realtà. Cieli nuovi e terra nuova: il mondo vecchio l’abbiamo alle spalle, il mondo vecchio, stravecchio, riproposto sotto mille forme apparentemente aggiornate.
Ma il mondo che Gesù vuole condividere con noi, e in cui vede tutti i popoli come il suo popolo, è il mondo in cui ogni lacrima sarà asciugata. Perché sarà rimossa la sofferenza, il dolore, la tristezza, l’angoscia. Non vi sarà più la morte. Noi siamo nemici della morte. Se abbiamo un avversario, è proprio la morte, che dobbiamo rinviare il più possibile per tutti, qualificando sempre più la vita per renderla degna di essere vissuta: meritevole, bella, di essere vissuta. Non dovrà esserci né lamento, né lutto, né affanno. Il passato è passato.
Ed è a questa novità radicale che il Vangelo ci invita. Il programma politico del cristiano è questo. Non ne abbiamo altri. Poi magari si fa politica con qualche partito che cerca di fare qualche cosetta, ma spesso annaspiamo.
Ma non possiamo rinunciare a questa visione che non è apocalittica perché chissà che cosa deve accompagnarla … E’ apocalittica, nel senso che è rivelativa di ciò che dovrebbe essere la società perché comporta una radicale trasformazione di questo mondo che Dio ha creato per noi e per tutte le creature. Se ci saranno extraterrestri saranno benvenuti pure loro, non abbiamo problemi. Ma che la vita sia vita e degna di essere vissuta.
Quel ‘come’ di Gesù è la nostra salvezza perché ci ricorda, nell’Eucarestia, “Il mio corpo è dato per te”. Cosa posso fare per te? Quale miracolo mi debbo inventare per te?” La meraviglia della Pasqua, la sorpresa della Pasqua è in questo nuovo cielo, in questa nuova terra … Che non sono alla fine del mondo – che non sappiamo come avverrà – ma che ci viene donata dall’alto, come è scritto qui, all’interno della nostra chiesa, nel nostro arco trionfale: “Ecce tabernaculum Dei cum hominibus: ecco la tenda di Dio con gli uomini”.
Ma la tenda di Dio con gli uomini non è la chiesa, il luogo fisico, la tenda che Dio ha abitato è la nostra umanità. La chiesa si sforza di rendere bello questo nostro incontro, scegliendo le cose più belle per tutti, fruibili, a disposizione di tutti. La bellezza della chiesa se c’è – ben venga – è perché si incontra la comunità, si fa festa alla comunità nel nome del Signore. Non è per il Signore la bellezza, Dio non ha bisogno di bellezza. Lui ce la dà. (...) Se Dio è sorgente di luce e di vita, non ha bisogno che gli doniamo niente. Dobbiamo riconoscere tutte le cose belle che lui ci dona e farle promanare in direzione di tutti.
Quindi, care sorelle e fratelli, dobbiamo ricominciare da capo, ogni volta. Meno male che siamo rimessi in piedi in quest’orizzonte, che è l’unico nel quale possiamo per davvero pensare, immaginare la verità di Dio su di noi, su tutta la nostra umanità. C’è dolore, sofferenza? Dobbiamo toglierla. Non c’è più né lutto, né dolore, né morte né lamento. Il lamento della vita offesa non ci appartiene, dobbiamo rimuoverlo.
(il testo, omelia del 19.5.2019 di don Cosimo Scordato - chiesa san Francesco Saverio, Palermo - non è stato rivisto dall’autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)
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