lunedì 19 febbraio 2018

Compassione batte ubbidienza 1 a 0

Raoul Follereau in Africa
       Dobbiamo dirlo con chiarezza: Gesù ha disubbidito alla Bibbia, all’Antico Testamento, a ciò che prescriveva il testo del Levitico (...): di riconoscere nel lebbroso una condizione un’impurità al cospetto di Dio come se fosse responsabile di qualche peccato e delle conseguenze del peccato su di sé. Il lebbroso doveva essere tenuto lontano e ognuno doveva stare attento a non toccarlo e a non farsi toccare perché gli veniva contagiata la stessa impurità.
Il Vangelo, la bella notizia di oggi, è che l’obbedienza non è di per sé una virtù. Lo diceva don Milani: Bisogna fare attenzione a che cosa si obbedisce: ci sono leggi sbagliate, alle quali non dobbiamo obbedire; ci possono essere abitudini sbagliate e non vanno assecondate. Se la legge è giusta, cioè interpreta gli autentici bisogni della nostra umanità, allora va promossa, va rispettata, va incrementata la sua osservanza. 
In questo caso, la bellezza del Vangelo è in una parola: Gesù ebbe compassione, σπλαγχνίζομαι/splangkhnizomai verbo tipicamente femminile che fa riferimento alle viscere della donna, che sente con le viscere. Il problema del lebbroso diventò il problema di Gesù, a costo di sfidare, anche se a Gesù non interessava sfidare la legge, Gesù voleva annunziare un’altra cosa rispetto allo standard della legge: Gesù si commuove, fa sua la sofferenza del lebbroso, ufficialmente si fa carico dell’impurità prevista dalla legge, perché il Vangelo dice Stese la mano, lo toccò e poi gli disse: Sii purificato, ma lo guarì. (...)
Tutti noi siamo esposti al rischio di non capire, di non saperci fare carico di chi soffre, di chi ha un problema, perché è difficile condividere la sofferenza, il disagio di un altro. Ed è impegnativo perché poi dobbiamo fare qualcosa per alleviare la sofferenza, per sostenere chi è nel disagio e, se ci riusciamo, superare l’impedimento in cui è rimasto bloccato.
Il tenere lontano, il respingimento si può esprimere in tante forme, a livello individuale, collettivo, nazionale, internazionale. Il passaggio obbligato del Vangelo di oggi è la compassione, sentire dentro qualcosa, l’altro con la sua sofferenza, il suo problema, la sua difficoltà.
(...) Raccogliamo questa focalizzazione che l’evangelista Marco ci offre in questo passaggio della partecipazione di Dio alla vita nostra a partire dalle situazioni più difficili che noi tentiamo a tenere lontano o per non pensarci o perché tante volte non sappiamo cosa fare per risolverle … E intanto conviviamo con queste situazioni. Tante volte, pur non potendo fare granché, possiamo ascoltare, possiamo dire una parola o anche soltanto esprimere la nostra prossimità.

(sintesi dell'omelia pronunciata da don Cosimo Scordato l'11.2.18 nella chiesa di san Francesco Saverio a Palermo)

1 commento:

  1. Empatia inespressa: il tasto più dolente fin dai tempi antichi, origine di tutti i mali e unità di misura del vero progresso. Lo sa bene don Cosimo, che non si arrende, e lo sa bene Maruzza che generosamente rilancia. Grazie di cuore, un abbraccio.

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