Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434, J. van Eick) |
Pensato dall’autore - il noto e stimato
psicoterapeuta prof. Giovanni Salonia - per mostrare la validità del modello
teorico della Gestalt Therapy nella relazione di aiuto alle famiglie, il saggio
Danza delle sedie e danza dei pronomi (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2017 €16) coinvolge e interessa una
platea più vasta di lettori rispetto agli psicoterapeuti e agli studiosi ai
quali è in primo luogo diretto: il linguaggio chiaro e scorrevole e le analisi
a tutto tondo sul variegato mosaico delle famiglie odierne rendono infatti il
testo fruibile e apprezzato anche dai non specialisti in materia.
Salonia ci ricorda innanzitutto che “Il primo passo per comprendere la persona,
la coppia, la famiglia, è quello di collocarli all’interno della società in cui
vivono e di cui rappresentano una variabile dipendente.” E sottolinea: “Mentre sino alla metà del secolo scorso il
matrimonio era pensato e vissuto come un’istituzione sociale orientata
primariamente alla creazione della prole e concepita come un luogo di sicurezza
economica e sociale (…) nella postmodernità questi assetti sono cambiati in
modo radicale. (…) L’affermarsi della famiglia nucleare ha portato con sé un
eccezionale aumento di fragilità del legame coniugale: dal matrimonio
istituzione al di là dei suoi contraenti, al fine di dare ad essi e ai loro
figli sicurezza istituzionale ed economica, (si
è passati) al legame di coppia, nelle sue
varie forme giuridiche ed relazionali, come ‘patto relazionale di felicità’,
ossia incontro di reciproche attese eudemonistiche”. L’autore applica
quindi i nuovi orizzonti clinici e terapeutici della Gestalt and Family Therapy – basati sull’intercorporeità, la
prossemica relazionale, la teoria del Sé e la teoria del contatto – alle famiglie
di oggi che, accogliendo l’ormai diffuso aggettivo di Bauman, sono definite ‘liquide’; famiglie che si differenziano ormai per struttura
(monogenitoriali, nucleari, ricomposte), per orientamento sessuale, per
appartenenza etnica. L’autore evidenzia comunque che, in ogni tipo di famiglia,
c’è un filo di Arianna che connette parole e vissuti: la continua ricerca e
definizione delle relazioni: “chi sono io
per te? ci stiamo avvicinando o allontanando? sei dove ci siamo lasciati?”
E precisa come non siano gli eventuali problemi, la stanchezza o le diversità a
bloccare la crescita di una famiglia, quanto “la mancata qualità di contatti assimilati e l’incapacità di realizzare
nuovi contatti pieni”. Dopo aver ricordato che, secondo la teoria
gestaltica del disagio psichico, la persona sta bene se è in grado di stabilire
contatti nutrienti con l’Ambiente, sta male se non porta a compimento e
interrompe i contatti necessari per la sua crescita, Salonia ribadisce l’importanza,
per la crescita sana dei figli, della cogenitorialità fondata essenzialmente
sulla consapevolezza dei propri vissuti corporei: “Nella prospettiva della Gestalt Therapy, (…) l’intervento poggia (…)
sui vissuti corporeo-relazionali di ogni membro, che sono l’origine della
qualità dei rapporti in famiglia.”
Il testo è poi arricchito, oltre che da un’ampia
bibliografia, dalla trascrizione di alcune sedute di Family Gestalt Therapy,
condotte dall’autore assieme alla dott.ssa Valeria Conte, ed è impreziosito da
suggestive citazioni poetiche: Kostantin Kavafis, con la lirica Ricordati, mio corpo, ci aiuta a
comprendere come l’identità di ciascuno sia corporea e relazionale: “Ogni corpo è collocato tra corpi (…): corpo
di figlio, fratello, sorella, padre madre … L’identità implica una collocazione
relazionale: ‘chi sono io’ significa anche ‘chi sono io di fronte a te’; Wislawa Szymborska, con Qualche parola sull’anima, sembra dirci
che “l’anima può essere assente nei
comportamenti abitudinari di routine, ma deve essere presente quando ci sono
scelte che coinvolgono in modo preciso l’Organismo. (…) Nella trama quotidiana
dei rapporti scontati, di tanto in tanto accadono contatti nuovi (…) Ad un
tratto, l’anima si fa viva, è presente.(…) Come dice Szymborska: «Possiamo contare su di lei quando non siamo
sicuri di niente e curiosi di tutto».
Infine, l’autore sottolinea
come la famiglia entra in crisi e ha bisogno di cura quando “non ci sono
più parole sperabili. (…) Le parole si moltiplicano, ma rimangono
‘disabitate’, flatus vocis, non più ponti, ma ponte levatoio.” Perché, al
di là dei contenuti, “è il suono delle
parole che permette agli umani di incontrarsi. Le parole-corpo aprono e
preparano l’incontro. Sono note musicali che vanno e vengono dai corpi, li
attraversano e creano il mistero e il fascino del contatto. In principio è il
corpo, subito dopo la parola”. E quindi Salonia, parafrasando Novalis, ci
invita a ripensare parole e gesti come note di una melodia. Se in una famiglia “il corpo diventa parola e la parola rimane
corporea, allora la parola umana è esperienza di contatto pieno (…) Ogni parola
diventa così una nota nello spartito dell’incontro.
Maria D’Asaro
(recensione pubblicata su SiciliaInformazioni il 5.2.2018)
Interessante!
RispondiEliminaTi auguro una serena giornata.
Grazie dell'attenzione! Buona domenica.
EliminaTesto interessante con spunti sociologici particolarmente stimolanti e che fanno riflettere.
RispondiEliminaGrazie dell'apprezzamento. Buona domenica.
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