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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 327 del 18 agosto 2010
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MARIA D'ASARO
Paolo Arena (
paoloarena@fastwebnet.it) e Marco Graziotti (
graziottimarco@gmail.com) fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Per un breve profilo di Maria D'Asaro si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza? Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Maria D'Asaro: Nella primavera del 1976, al penultimo anno di liceo classico, la preside della mia scuola ha invitato un uomo con splendidi occhi chiari, altissimo, ieratico, vestito con una tunica cucita a mano, la cui figura emanava un grandissimo fascino. Quell’uomo era Lanza del Vasto, discepolo di Gandhi, che lo ribattezzo' Shantidas, Servitore di Pace. Lanza del Vasta fu il fondatore in Europa della nonviolenta Comunita' dell’Arca. Il mio innamoramento, il mio interesse profondo per la nonviolenza risale a quell’incontro fortunato: quell’incontro giovanile con un profeta nonviolento in carne e ossa e' stato determinante per la mia formazione. Ho cominciato a leggere, a riflettere, a informarmi, a pensare. Conoscevo gia' comunque la splendida figura di Martin Luther King e, da Lanza del Vasto, sono passata alla conoscenza di Gandhi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Maria D'Asaro: Intanto alcuni “classici”: Teoria e pratica della nonviolenza di Gandhi (il volume a cura di Giuliano Pontara) e Gandhi oggi di Galtung, Che cos’e' la nonviolenza di Lanza del Vasto, l’autobiografia di Nelson Mandela Lungo cammino verso la liberta', L’obbedienza non e' pi' una virtu' di don Milani, i discorsi di Martin Luther King. E gli scritti di Aldo Capitini e Danilo Dolci. Mi piacerebbe poi che fosse piu' conosciuto Franz Jaegerstaetter, magari attraverso il bel volume curato da Giampiero Girardi Scrivo con le mani legate. Tra i testi recenti ho trovato ottimo Conflittualita' nonviolenta di Andrea Cozzo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Maria D'Asaro: La campagna per l’abolizione della pena di morte in tutti i paesi del mondo e la sensibilizzazione contro la guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali. La guerra deve divenire un tabu' per l’umanita': come lo sono l’incesto e la tratta legale degli esseri umani. E poi l’impegno per un nuovo modello di sviluppo, basato sulla decrescita.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Maria D'Asaro: La comunita' italiana dell’Arca (fondata da Lanza del Vasto), il Movimento Nonviolento, il Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir), il Centro di ricerca per la pace, l’associazione Beati i costruttori di pace, il Centro Gandhi di Pisa, Amnesty International: queste le organizzazioni che mi vengono in mente per prime.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Maria D'Asaro: Il rispetto assoluto per l’altro/l’altra. La nonviolenza e' una forma di lotta capace di mirare, metaforicamente, al cuore dell’avversario per convincerlo della bonta' del nostro punto di vista. A fondamento di questa lotta sono: la separazione tra azione che vogliamo combattere e persona che incarna l’azione oggetto della nostra lotta (da rispettare sempre), il superamento della logica secondo cui “il fine giustifica i mezzi” e la conseguente analogia tra mezzi e fini. Il mio amico Enzo Sanfilippo (che appartiene alla comunita' dell’Arca siciliana) mi ha fatto conoscere, anni fa, il termine ubuntu, un'espressione in lingua bantu che indica "benevolenza verso il prossimo". E' una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell'altro. L'ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiche' e' una spinta ideale verso l'umanita' intera, intesa come una comunita' interconnessa, quasi come un unico organismo. Da questa consapevolezza nasce l’importanza della lealta' e della solidarieta' tra tutti gli esseri e la necessita' di attivarsi per costruire relazioni di pace.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Maria D'Asaro: In qualche modo, le lotte femministe sono state delle lotte collettive di genere, lotte essenzialmente nonviolente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Maria D'Asaro: Percepisco un legame strettissimo e cogente tra nonviolenza ed ecologia. Credo che la nonviolenza sia l’indispensabile chiave di volta per la fondazione di un rinnovato umanesimo, che progetti nuovi modelli di vita e una nuova etica della cittadinanza, basata su un rapporto armonico con la natura e gli altri esseri viventi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Maria D'Asaro: Poiche' la nonviolenza postula il rispetto assoluto per l’altro/l’altra, il legame tra essa e l’impegno antirazzista, e il riconoscimento di pari dignita' e pari diritti a tutti gli esseri umani, e' strettissimo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Maria D'Asaro: L’amico gia' ricordato, Enzo Sanfilippo, ha curato un volume proprio su quest’argomento: Nonviolenza e mafia. Idee ed esperienze per un superamento del sistema mafioso. Intanto, come sottolineava gia' il giudice Falcone, in Sicilia non si possono dividere con l’accetta l’area della mafia e quella dell’antimafia. Nel suo volume, Sanfilippo evidenzia giustamente come le organizzazioni mafiose conformino l’intera societa' meridionale; quindi, per combattere la mafia non e' sufficiente un approccio solo repressivo, ma trasformativo. Non e' sufficiente una cultura della legalita', occorre una cultura della responsabilita'. Qualche anno fa a Palermo e' stato organizzato un seminario di studi sull’argomento. Per la lotta antimafia e' fondamentale poi uno studio attento della cultura complessiva, anche religioso-sacrale, al cui interno prospera il fenomeno mafioso: vorrei segnalare, a tal proposito, l’ottimo testo del professor Augusto Cavadi, Il Dio dei mafiosi. Non posso infine non ricordare il profondo lavoro sul territorio siciliano che fanno quotidianamente gli studiosi Umberto Santino e Anna Puglisi, che, con i loro studi e le loro iniziative, hanno contribuito in modo determinante a focalizzare i rapporti tra lotta antimafia, ruolo delle donne, lotte contadine e strategie popolari nonviolente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse? Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Maria D'Asaro: La nonviolenza postula l’assunto dell’unita' del genere umano e considera il conflitto una opportunita' evolutiva e nella lotta mira a colpire non il corpo ma la coscienza dell’avversario: essa e' dunque un’eccellente prospettiva per tutte le lotte di liberazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, tra nonviolenza e antimilitarismo, tra nonviolenza e disarmo?
- Maria D'Asaro: Un rapporto sicuramente profondo e dialettico: la nonviolenza, che e' rispetto assoluto per l’avversario, consapevolezza dell’intima unita' del genere umano e che postula l’armonia tra fini e mezzi, non puo' che assumere e permeare di se' le prospettive di pace e antimilitariste. Mi piace qui ricordare quella splendida persona che e' stata Alex Langer, che distingueva un pacifismo tifoso, un pacifismo dogmatico e un pacifismo concreto. La nonviolenza, contrariamente a quanti molti pensano, potrebbe offrire un contributo fattivo alla realizzazione di una prassi concreta di pace.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza? E quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?
- Maria D'Asaro: La prospettiva nonviolenta vede tutti gli esseri umani portatori di uguali diritti: quindi, indipendentemente dal reddito, ogni uomo/donna dovrebbe avere il diritto alla salute e all’assistenza. La prospettiva nonviolenta e' inoltre compatibile, anzi necessaria, con tutte le forme di aiuto: psicologico, psicoterapeutico, filosofico.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Maria D'Asaro: A mio avviso e' auspicabile che i giornalisti intanto sappiano che cosa e' la nonviolenza. Che ricevano, da una eventuale formazione nonviolenta, la passione per la verita' e per la complessita'. E che abbiano il coraggio di essere a servizio della verita': e quindi delle persone e dei loro veri bisogni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica e alle religioni?
- Maria D'Asaro: La prospettiva nonviolenta interroga e arricchisce la riflessione filosofica. E, soprattutto, dovrebbe impregnare di se' la filosofia praticata, ricordando che il confronto amichevole tra le varie posizioni e' l’anima del dialogo filosofico. La nonviolenza e' poi vicinissima alla prospettiva cristiana, specie se depurata dal temporalismo; penso al Discorso della montagna e agli inviti di Cristo: a chi ti percuote porgi l’altra guancia, a chi ti chiede la tunica dai anche il mantello. Non sono un’esperta di tradizioni religiose orientali: ma mi pare che i legami tra nonviolenza e buddismo e induismo siano molto consistenti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Maria D'Asaro: La necessita' di rivedere profondamente metodi e prassi pedagogiche oggi utilizzate. Io sono un’insegnante: e' fondamentale che un docente sia formato in modo nonviolento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Maria D'Asaro: Potrebbe apportare una rivoluzione a 360 gradi: nell’economia oggi l’uomo e' mezzo e non fine. Il sistema capitalistico ha stravolto il rapporto tra la sfera economica e quella etica. Abbiamo urgente bisogno di rivedere in senso nonviolento i nostri paradigmi economici.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- Maria D'Asaro: La necessita' di introdurre il concetto di disobbedienza civile. La consapevolezza che l’educazione alla legalita' possa coesistere, e in alcuni casi essere messa da parte, dall’educazione alla responsabilita' e dal primato della coscienza. Rifletto spesso sul nazismo: in fondo la barbarie della Shoah e' stata possibile perche' pochissimi si sono rifiutati di disobbedire agli ordini.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Maria D'Asaro: La necessita' che scienza e tecnologia siano sempre considerate mezzi legati al benessere dell’umanita'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Maria D'Asaro: Credo sia importante sottolineare il ruolo della disobbedienza civile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Maria D'Asaro: Intanto trovo efficace il giornale telematico “La nonviolenza e' in cammino”: grazie ad esso la mia cultura nonviolenta e' cresciuta e sono stata informata di iniziative nonviolente svoltesi in tutta l’Italia. So che sono validi supporti formativi anche i "Quaderni Satyagraha" e le riviste “Mosaico di pace” ed “Azione nonviolenta”.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Maria D'Asaro: So che c’e' a Pisa un corso di laurea in “Scienze per la pace”, se i tagli della Gelmini non l’hanno eliminato. Inoltre il professor Andrea Cozzo a Palermo, presso la Facolta' di Lettere e Filosofia, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti ed e' promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Maria D'Asaro: Intanto perche', a mio avviso, la presenza di formazioni nonviolente non e' vista di buon occhio dal potere, che tende a marginalizzarle. Inoltre talvolta i nonviolenti non riescono a comunicare con le persone comuni, non riescono a far passare il messaggio che le lotte nonviolente sono essenzialmente popolari e necessarie alla comunita' umana. Il nonviolento e' visto come un marziano perche' e' scomodo, perche' e' isolato, perche', talvolta, non sa comunicare con chi nonviolento non e'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti? E quali rapporti con le forze politiche e le organizzazioni sindacali?
- Maria D'Asaro: Il pensiero e la prassi nonviolenta dovrebbero assolutamente permeare il sindacato e le forze politiche autenticamente democratiche: non mi pare purtroppo che attualmente cio' avvenga. Bisognerebbe impegnarsi dall’interno per una trasformazione democratica e nonviolenta delle lotte sindacali e dei partiti politici.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia; nonviolenza e cura delle persone con cui si vive; nonviolenza e vita quotidiana: quali relazioni?
- Maria D'Asaro: Ho fatto esperienza di come sia essenziale e fondante impostare il modo nonviolento le proprie relazioni: la nonviolenza mi ha aiutato a essere una madre un po’ migliore. L’approccio nonviolento e' stato poi essenziale nel mio lavoro di insegnante e psicopedagogista.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?
- Maria D'Asaro: Ho gia' parlato prima dell’ubuntu, l’espressione bantu che significa solidarieta' verso il prossimo: la nonviolenza dovrebbe aiutarci a considerare l’umanita' come un’unica creatura, come un organismo unico e interconnesso.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione? Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?
- Maria D'Asaro: A mio avviso il legame tra nonviolenza, cura del territorio, rispetto per tutte le forme di vita (animali e vegetali) e per la nostra madre terra, e' strettissimo. Non si puo' essere nonviolenti e non essere ecologisti convinti. Mi manca tanto il compianto “profeta verde” Alex Langer: chissa' quante intuizioni felici avrebbe avuto oggi. Un’iniziativa che mi sentirei di proporre e' la giornata di riposo della terra: dovremmo, sempre piu' spesso, fermare tutte le attivita' umane commerciali e industriali per far riposare la terra. E per riprenderci il tempo della contemplazione e del ringraziamento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione? Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?
- Maria D'Asaro: Mi piace ancora ricordare Alex Langer: dovremmo adottare stili di vita ecologicamente orientati: utilizzare i mezzi pubblici, utilizzare meno l’aereo, consumare meno, riciclare, riutilizzare, adottare possibilmente una dieta senza (o con poca) carne... Il problema e' che siamo immersi in un sistema di pensiero e in un sistema economico-produttivo che ci dice che dobbiamo produrre sempre di piu' e consumare sempre di piu'. Il che e' assurdo, poiche' siamo abitanti di un pianeta finito. Allora lo sforzo creativo dei nonviolenti e' progettare nuovi stili di vita e un’economia leggera che coniughi soddisfacimento dei bisogni essenziali (dovremmo tornare a Epicuro: distinguere tra bisogni necessari e non necessari) e cura per la nostra madre terra. In quest’ottica, i nonviolenti dovrebbero seguire con attenzione il pensiero e la prassi della decrescita.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?
- Maria D'Asaro: L’opzione nonviolenta ed ecologista predilige scelte di vita comunitarie. In ogni caso mette in discussione l’egocentrismo individualistico. Suggerisco in tal senso la lettura del testo di Maurizio Pallante I monasteri del III millennio, del quale cito qualche passo: “I monasteri del III millennio (...) saranno nicchie... (che permetteranno) di riscoprire l’importanza della produzione di valori d’uso, dello scambio fondato sul dono e sulla reciprocita', di un fare connotato qualitativamente e finalizzato alla contemplazione. I pochi che sceglieranno di viverci useranno il sapere per ridurre al minimo il peso della loro presenza nel mondo. La loro impronta ecologica sara' quella di chi cammina in punta di piedi, utilizzando con la massima efficienza il minimo delle risorse possibili per ricavare i suoi mezzi di sussistenza senza limitazioni e senza sprechi, senza rinunce e senza inutili orpelli, migliorando le proprie condizioni di vita senza danneggiare quelle di altri viventi”.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo? E in Italia? Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia? Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Maria D'Asaro: All’estero ricordo la resistenza nonviolenta di Aung San Suu Kyi, in Birmania. La mia impressione, comunque, e' che la nonviolenza sia troppo ai margini, specie in Italia. Forse anche perche' non e' incarnata da persone che l’abbiano “sposata” sino in fondo. Forse abbiamo bisogno di persone di alta statura nonviolenta, come Gandhi e Marthin Luther King.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
- Maria D'Asaro: C’è una relazione stretta tra linguaggio, comunicazione e nonviolenza: dovremmo ripensare e purificare le nostre parole alla luce della prospettiva nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
- Maria D'Asaro: Sottolineo la centralita' delle pratiche di mediazione e di giustizia rigenerativa, sulle quali ha molto riflettuto Marinetta Cannito, esperta di Giustizia Rigenerativa di “Witness for Peace” di Washington. A questo proposito non posso non ricordare anche l'esperienza della Commissione per la Verita' e la Riconciliazione del Sud Africa post-apartheid, quando aguzzini e perseguitati si trovarono faccia a faccia: i primi a raccontare le violenze commesse, i secondi a esprimere il dolore subito. Piu' che un processo, una modalita' sacra e feconda d’incontro, che coinvolse tutti, vittime e carnefici, ma senza eliminare ruoli e responsabilita'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze? La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Maria D'Asaro: Penso che la nonviolenza ci suggerisca la nostra realta' ontologica di creature finite e limitate, mettendoci al riparo da nefasti deliri d’onnipotenza. A tal proposito vorrei concludere con le parole di Edgar Morin: “Siamo perduti, ma abbiamo un tetto, una casa, una patria; il piccolo pianeta in cui la vita si e' creata il proprio giardino, in cui gli esseri umani hanno formato il loro focolare, in cui ormai l’umanita' deve riconoscere la propria casa comune (...). Dobbiamo essere fratelli, non perche' saremo salvati, ma perche' siamo perduti. Dobbiamo essere fratelli per vivere autenticamente la nostra comunita' di destino di vita e di morte terreni. Dobbiamo essere fratelli perche' siamo solidali gli uni con gli altri nell’avventura ignota”.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Maria D'Asaro: Vivo a Palermo, dove svolgo la professione di insegnante e psicopedagogista in una scuola secondaria di primo grado. Mi riconosco pienamente nell'affermazione di Terenzio: Homo (donna, nel mio caso!) sum: nihil humani alienum a me puto. Mi interesso, come cittadina e come docente, di scienze umane, politica, letteratura. Amo leggere e scrivere. Collaboro con la rivista mensile "Segno" e con il settimanale regionale siciliano "Centonove". Curo un blog, che dedica una sezione alla nonviolenza:
http://maridasolcare.blogspot.com/. Guardo con simpatia alla nonviolenta Comunita' dell’Arca, fondata da Lanza del Vasto. Mi impegno, nel mio ambito, perche' la prospettiva nonviolenta, ecologicamente orientata, sia orizzonte possibile per gli esseri umani.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?- Maria D'Asaro: Per chi ha a cuore le tematiche ecologiche e nonviolente, segnalo una mia lettera postuma ad Alexander Langer, pubblicata, oltre che dalla rivista “Segno”, anche nel sito della Fondazione Langer:
http://www.alexanderlanger.org/cms/index.php?r=1&k=52&id=2215