giovedì 12 giugno 2014

37° 40’ N; 13°14’ E

Oggi nostra Signora ha chiesto permesso ed è andata  a Giuliana, suo borgo natio.

(Fonte: Wikipedia): Giuliana è un comune italiano di 2.032 abitanti, della provincia di Palermo, in Sicilia. Dista 77 km da Palermo (non è vero: sono quasi 90, secondo il conta km. della mia auto …) e si erge a circa 700 metri sul livello del mare.
Sembra, per certi versi, che a Giuliana il tempo si sia fermato.
La cittadina, posta nell'estrema parte meridionale della provincia di Palermo, era protetta dal maestoso castello di Federico II svettante sulla Rocca,  castello che rappresentava  un ottimo osservatorio per dominare l'ampia vallata della costa agrigentina, fino al mare.  Ancora oggi, con le sue viuzze, le sue case in pietra ed i suoi monumenti, Giuliana dà l'impressione di emergere dal lontano medioevo.
Fino al 1185, sul monte dov'è adesso il paese, sorgeva un casale, che apparteneva alla «gens Julia» (da qui il nome, pare che il nucleo iniziale del paesino risalga all’epoca romana). Proprio quell'anno l'imperatore Guglielmo il Buono lo cedette, insieme ad altri casali, al vescovo di Monreale.  L’identità urbanistica del borgo, invece, si sviluppa a partire dal XIV secolo. Nel 1543, l'imperatore Carlo V elevò la cittadina al grado di marchesato. Nel 1640 il paese passò dai Cordona ai Gioeni, fino al 1812, quando venne abolito il sistema feudale.
Oltre al castello, a Giuliana si possono ammirare altri monumenti: i resti della costruzione araba, chiamata «Cuba», l'ex monastero della SS. Trinità, costruito nel 1655 dai monaci olivetani, la chiesa di San Calogero (XVI secolo), la chiesa di San Nicolò di Bari, chiamata anche Badia, l'ex chiesa degli Agonizzanti (XVII secolo), la chiesa del SS. Rosario (XVII secolo).
Giuliana, infine, ha dato i natali al pittore di scuola raffaellita Giacomo Santoro, detto Jacopo Siculo.






(a Giuliana, in un suo fazzoletto di terra, nostra Signora ha raccolto alcune ciliegie. Nei campi vicini, ginestre e caprifoglio:)

martedì 10 giugno 2014

Nostra Signora e le vite di scorta

     C’era un tempo in cui  Nostra Signora si rifugiava nei profumi di vite parallele, perché la realtà sapeva troppo di amaro. Quando era piccina, le mancava tanto sua madre, che lavorava all’ufficio postale e poi non aveva tempo abbastanza da poterle donare. Allora Maruzza indossava una camicia da notte della sua mamma, si adornava di tante collane, di un copricapo regale e si guardava allo specchio: ecco, era ormai la regina di un regno fatato ... 
Da ragazzina era brava e buona, ma non proprio bella, con quel suo naso davvero sgraziato; allora il sogno di un principe azzurro viaggiava sui binari paralleli del tran tran quotidiano impastato di greco, latino e pasti da preparare.  Da giovane Signora le era sembrato che la sua vita avesse abbastanza colore e aveva riposto in soffitta le vite di scorta, sperando di non doverle più rispolverare.
Invece, a un certo punto, si era trovata con le gomme dell’esistenza miseramente tagliate. Certo, poteva socchiudere gli occhi e volare di nuovo in posti da favola. E invece Nostra Signora ormai gli occhi voleva tenerli aperti e cercare un senso a quest'esistenza, di per sé piuttosto insensata.
E della vita voleva tenere il volante, anche se per viaggiare in direzione ostinata e contraria.
  

domenica 8 giugno 2014

Elezioni … ecologiche

Alle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in Italia sono andati a votare il 57,22% degli elettori. A Palermo hanno votato 221.792 persone, solo il 40,34% degli aventi diritto. Purtroppo nella mia città, già dall’inizio di aprile, campeggiavano poster giganti con le facce dei candidati e con slogan davvero demenziali. Ma il primo dovere di una persona che si candida al governo della cosa pubblica - locale, nazionale o europea - non dovrebbe essere  forse quello della congruità tra mezzi e fini? E poi: la scelta di voto è davvero così legata ai volti dei candidati? Mi auguro che in futuro il retaggio di una consultazione elettorale sia di minor impatto ambientale, senza cartacce per strada e con meno manifesti e murales dei candidati. I cui inutili sorrisi sbiadiscono in fretta, quasi a segnare l’ancora grave distanza tra politica e società civile, con i suoi reali, inascoltati bisogni.
                                             Maria D’Asaro (“Centonove” n. 22 del 6.6.2014)

venerdì 6 giugno 2014

Una musica può fare ...

Quante volte siamo stati “salvati” dalla musica? Dalla ninnananna che ci cantava nostra madre, da una canzone struggente durante le burrasche dell’adolescenza, dalle note sempreverdi di Beethoven e Mozart, dalle parole/verità di un cantautore ispirato, dal ritmo allegro di un tormentone estivo. 
Dalla musica speciale che ci dedica oggi la persona amata ...

P.s. Grazie a Claudia che ha condiviso questo video su FB e alle sue mani che ci regalano note preziose.



martedì 3 giugno 2014

La donna che sussurrava alle piante ...

Lavanda
Geranio

Palma canariensis (piantata quando Luci aveva 4 anni)
Euphorbia

Basilico, appena piantato!



Nostra Signora da sua madre aveva ereditato il pollice verde: a lei bastava guardare una pianta per stare contenta. Il suo sogno era di avere un giardino. Si sarebbe forse avverato, in una qualche esistenza. Intanto godeva lo spazio verde del suo balcone. Annusava la menta e la profumata lavanda, coltivava il basilico.






Menta
Alberello di chorisia (piantato 14 anni fa da Luciano)

domenica 1 giugno 2014

Se ognuno fa qualcosa …

     Un anno fa, il 25 maggio 2013, la Chiesa cattolica ha proclamato padre Puglisi beato per la sua efficace azione di evangelizzazione e promozione umana nel quartiere di Brancaccio, che, anche grazie a lui, aveva cominciato a ribellarsi a Cosa nostra. Così la mafia lo uccise il 15 settembre 1993. L’anno scorso a padre Pino Puglisi fu appunto riconosciuto il martirio “in odium fidei”. Cosa è cambiato nella Chiesa cattolica a un anno dalla sua beatificazione? Non ho la competenza e le frequentazioni giuste per azzardare giudizi. Non credo però che il cambiamento dei comportamenti e la conversione delle coscienze voluti da padre Pino possano essere favoriti dall’esposizione delle sue reliquie. Temo che 3P non avrebbe molto gradito questa discutibile pratica medioevale. “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto” – era solito ripetere. Solo se ognuno farà qualcosa di giusto e di buono per Palermo, 3P continuerà a sorriderci.
                                                                Maria D’Asaro (“Centonove” n. 20 del 30.5.2014)

giovedì 29 maggio 2014

La trasparenza dell'amore vince sulle nostre oscurità







Nella prima lettura abbiamo sentito che gli apostoli scacciavano spiriti impuri dagli indemoniati. Che cosa è questa storia degli spiriti impuri e degli indemoniati? Vorrei partire da qui per poter poi capire meglio il Vangelo. Noi in genere pensiamo a dei corpi estranei, possibilmente diavoli o potenze imponderabili, magari extraterrestri o chissà da dove provenienti. Lo spirito impuro è esattamente l’opposto dello spirito di santità che è lo spirito che il Signore vuole donarci. Sono tutti quei pensieri, quegli atteggiamenti, quelle sporcizie che abbiamo dentro di noi e che vanno dalla mente agli atti. Spiriti/pensieri che poi diventano azioni, non sempre, che in ogni caso ci inquinano dal di dentro e che nessuno vede. (...)
Ebbene, questi incontri degli apostoli con Gesù Cristo sono incontri di liberazione, da tutta questa sporcizia che spesso ci trasciniamo dentro anche in maniera inconsapevole, anche dentro il nostro inconscio, perché là si stratificano: legate alle nostre paure, legate alle nostre preoccupazioni, legate ai nostri desideri disordinati.
Da tutto questo, il Signore ci vuole liberare. 
E qual è l’indicazione che ci dà? Nel Vangelo di oggi: Se mi amate – e ci chiede di amarlo, ma quest’amore non è un atto interessato, fa bene pure a Dio essere amato da noi, ma fa bene a noi soprattutto – osserverete i comandamenti miei. Ma quali sono i comandamenti del Signore? Quel triplice comandamento dell’amore: amare Dio con tutto noi stessi, gli altri, come amiamo noi stessi. Questa presenza dell’amore in noi è la luce che scaccia le tenebre, è la verità che annulla la menzogna, che a volte ci trasciniamo dentro, è il calore che ci libera da quella freddezza con cui spesso noi trasciniamo la nostra vita.
Ed è lo Spirito santo,  della santità con la quale Dio vuole riflettere la sua bellezza in noi, avendoci liberato da tutti quegli spiriti immondi che non sono diavoli che dobbiamo inseguire non so dove, ma che sono quella parte dentro noi stessi che noi ci trasciniamo, appesantendo la nostra vita, diventando brutti anche in volto, tante volte, trascinando questa bruttura. E inquinando, intorno a noi.
E Gesù ci dice: Vi voglio dare lo Spirito che vi farà anche da accompagnatore: la parola “paraclito” richiama qualcuno che sta accanto, anzi per stare quasi dentro di noi. Perché potremmo non farcela, tante sono le provocazioni, le tentazioni con cui ci scontriamo ogni giorno: (...)  Lo Spirito della verità … Cosa è la verità? La cosa bella, che traspare e che diventa evidente da sé. Dio che si vuole fare strada dentro di noi, col suo spirito di santità, di verità, di bellezza, di gioia, di comunione, di serenità … Dio che pressa dentro di noi, perché non sa come farsi strada, dato che non si può imporre a noi, perché ci ha reso liberi di potere resistere a lui, si è legato le mani dinanzi a noi, per amore.  (...)
E allora accogliere i comandamenti del Signore, cioè l’amore dentro di noi, questo farà dimorare Dio in noi, perché Dio è questo: è l’amore che vuole dimorare in noi. I tempi, i luoghi di culto, non esistono: o Dio lo abbiamo dentro e lo accogliamo nel suo amore e quest’amore poi ci fa incontrare tra noi per amore, e siamo qui in chiesa per questo motivo, non perché precettati, ma perché ci piace incontrarci, perché ci piace farci festa  O tutto questo, il culto gradito al Signore, diventa la possibilità di liberarci da tutto ciò che è inutile o dannoso e che inquina noi dentro e noi fuori, o altrimenti non abbiamo altre soluzioni.
Ma siamo qui invece per accogliere l’invito del Signore ad amarlo, cioè consentendogli che il suo amore possa dimorare in noi e costituire il principio ispiratore dei nostri pensieri, del nostro conscio, del nostro inconscio, delle nostre azioni, della nostra presenza in mezzo agli altri.
(omelia della VI Dom. di Pasqua, pronunciata a Palermo, Chiesa di san Francesco Saverio da don Cosimo Scordato. Il testo non è stato rivisto dall'autore; eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)

martedì 27 maggio 2014

Auguri, figlia bedda ...

Oggi  è il compleanno di mia figlia Irene. Adesso è un pò cresciuta, madre di un bimbo tenero tenero.
Ma lei sarà sempre la mia cucciola.


domenica 25 maggio 2014

Una testa, un voto

Sarà perché mio padre mi ha nutrito di pane e politica. Sarà perché penso ai 27 anni di prigione di Mandela perché i neri potessero votare in Sudafrica, sarà perché non si riesce ancora a trovare una forma migliore di democrazia rappresentativa che, seppur fragile e imperfetta, assegna comunque a ogni testa un voto. Così sono andata a votare anche questa volta. 
Vincano i migliori: quelli che hanno uno sguardo profetico, quelli che si impegnano anche a costo di sacrifici personali, i più preparati ed onesti. 


(Non me ne vogliano gli amici grillini: ma questa vignetta di ElleKappa la trovo imperdibile)

venerdì 23 maggio 2014

23 maggio 1992

Falcone, la moglie, V. Schifani, A. Montinaro, R. Dicillo
L’impatto emozionale della strage di Capaci è stato enorme: ogni palermitano adulto ricorda dov’era il pomeriggio del 23 maggio 1992, il tragico sabato della morte del giudice Falcone, di sua moglie Francesca e dei tre uomini della scorta. Difficile dire quanto sia cambiato nella sostanza, ventidue anni dopo, l’atteggiamento della maggior parte dei siciliani verso Cosa Nostra. Quanto l’antimafia delle emozioni e delle parole sia stata seguita dall’antimafia delle coscienze, dei comportamenti e dei gesti concreti. Domenica scorsa, un mio parente ripeteva ancora la solita trita litania della mafia che “rispetta” donne, bambini e uomini di Chiesa. Qualche anno fa, lo studioso Umberto Santino, nell’ottimo saggio “Storia del movimento antimafia”, ci ricordava che, per un’efficace lotta alla mafia, è necessario coniugare interessi e valori. Purtroppo questo percorso di liberazione è ancora arduo e difficile. Ma ci tocca percorrerlo tutto, perché Giovanni, Francesca, Antonio, Rocco e Vito non siano morti invano.
                                            Maria D’Asaro (“Centonove” n. 20 del 23.5.2014)