Propongo oggi l'articolo della collega Francesca Sammarco:
RIETI – “Ama,/saluta la gente,/dona, perdona,/ama ancora e saluta/(nessuno saluta nel condominio, ma neppure per via)./Dai la mano, /aiuta, comprendi, /dimentica/e ricorda solo il bene./E del bene degli altri/godi e fai godere./Godi del nulla che hai,/del poco che basta/giorno dopo giorno:/e pure quel poco/ – se necessario -/dividi./E vai, /leggero dietro il vento e il sole/e canta./Vai di paese in paese/e saluta, /saluta tutti:/il nero, l’olivastro e perfino il bianco./Canta il sogno del mondo:/che tutti i paesi si contendano d’averti generato”. Queste parole semplici, che sanno di umanità, sono di Padre David Maria Turoldo (1916-1992). E’ stato teologo, filosofo, poeta, spirito irrequieto e innovatore, faceva parte della Chiesa “ribelle” del Novecento, quella scomoda, insieme a don Lorenzo Milani e Giorgio La Pira, l’Abate Giovanni Franzoni, don Andrea Gallo.
Molte sue omelie domenicali pronunciate a Sant’Egidio tra il 1989 e il 1990, registrate dall’amico Salvatore della Monica, sono raccolte nel libro “Il fuoco di Elia Profeta” (Piemme 1993). Scritti e saggi “O sensi miei” poesie dal 1948 al 1988 (Rizzoli 1990), “Canti ultimi” (Garzanti 1991), “Anche Dio è infelice, neanche Dio può stare solo” (Piemme 1991). Anticipatore del Concilio, partecipò alla Resistenza nel gruppo de “L’uomo”, fu predicatore nel Duomo di Milano, sempre schierato dalla parte dei più deboli. “Gli ultimi” fu anche il titolo di un film di cui curò la regia, collaborò con giornali, riviste e televisione. Fu amico delle migliori menti libere del secolo scorso, da Alda Merini a Pier Paolo Pasolini, da padre Ernesto Balducci a Carlo Maria Martini.
Uomo di fede e di poesia, parlava a tutti, credenti e non. Nel 1991 lanciò l’appello ai giovani “Senza conversione non c’è pace”, in piena guerra del Golfo, quando il 2 agosto 1990 il presidente iracheno Saddam Hussein invase il Kuwait. Contro l’Iraq si formò una coalizione di 35 Stati sotto l’egida dell’Onu, guidata dagli Stati Uniti.
In questa cornice storica va letto il discorso sulla pace rivolto ai giovani, che fece a Pordenone nel gennaio 1991: "Giovani, non percorrete le strade che abbiamo percorso noi. Io non faccio che vergognarmi di essere stato in guerra, anche se ho combattuto solo nella Resistenza, cioè per l’umano contro il disumano. Ma ha ragione il Papa: con la guerra tutto è perduto, con la pace tutto si acquista! Fare la guerra è come suicidarsi. Giovani, pregate per la pace; ma ricordate che pregare vuol dire sempre prendere coscienza; perché se tutta la preghiera non si trasforma in vita, se la lex orandi non diventa la lex vivendi, noi stiamo prendendo in giro Dio e noi stessi”.
E ancora: “Magari cominciasse con voi giovani questa nuova cultura della pace, come fosse una nuova aurora. Perché oggi la terra è una cosa sola, una nave sulla quale siamo tutti imbarcati e non possiamo permetterci che affondi, perché non ci sarà più un’altra arca di Noè a salvarci. Il mondo è uno, la terra è una; e tutti insieme ci salveremo o tutti insieme ci perderemo. Deve scomparire il concetto di nemico perché una civiltà fondata sul concetto di nemico non è una civiltà, ma una barbarie. La civiltà è solo quella della pace. Il discorso della pace è il più difficile di tutti, perché rivoluzionario non è il discorso sulla guerra… Finora abbiamo sempre fatto la guerra e non abbiamo mai fatto la pace. E quella che noi chiamiamo pace, non è che una tregua tra una guerra e l’altra; fino al punto che la guerra in realtà è la politica che cambia metodo. E invece la guerra è la sconfitta e la fine della politica. Per costruire la pace bisogna cambiare cultura: (da qui)
Francesca Sammarco, 7.9.25, il Punto Quotidiano
Padre David Maria Turoldo fu un grande religioso della terra friulana.
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