Chi bazzica nel blog sa forse dell’amore sconfinato di chi scrive per Alex Langer (anche qui).
Alex, nel marzo 1990, si poneva già queste domande (riportate nel testo “Il viaggiatore leggero” scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo, 2005):
Cosa ci può realmente motivare?
Cambiare il mondo o salvaguardarlo?
Solidarietà come autocompiacimento?
Abbandonare la radicalità?
Etica della rivoluzione?
Conseguenze della rivoluzione nonviolenta all'est?
Navigare a vista?
Esiste da qualche parte una demarcazione tra amici e nemici?
A chi ci si può affidare?
Esiste un'ascesi che uno aiuta e uno forgia?
Negare sé stessi – credibile o pericoloso (disumano, burocratico, ipocrita)?
Cosa ti dice il sud del mondo? Solo cattiva coscienza?
Perché cercare la salvezza altrove (perché poi dover andare lontano...)?
Vivresti effettivamente come sostieni che si dovrebbe vivere?
Passeresti il tuo tempo con coloro ai quali rivolgi la tua solidarietà?
Professionalità. Potresti vivere anche senza politica?
Altruismo/Egoismo
Quali costanti?
Quali sintesi (per esempio giustizia, pace, salvaguardia del creato)?
Cosa faresti diversamente?
Potenzialità della disobbedienza civile...
Tu che ormai fai il militante da oltre 25 anni e che hai attraversato le esperienze del pacifismo, della sinistra cristiana, del 68 (già da “grande”), dell'estremismo degli anni 70, del sindacato, della solidarietà con il Cile e con l'America Latina, con il Portogallo, con la Palestina, della nuova sinistra, del localismo, del terzomondismo e dell'ecologia – da dove prendi le energie per “fare ancora”?
Caro Alex, se la sera non c’è un abbraccio che ci sostiene e ci consola, siamo più disperati che mai.
Avevi ragione…
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