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"Una giovane traduttrice in attesa del suo primo bambino. Pensieri, riflessioni, ansie e speranze accompagnano i mesi della gravidanza, il parto e i primi anni di vita del piccolo. Idealmente in dialogo con Oriana Fallaci, il cui romanzo, Lettera a un bambino mai nato, è autorevole fonte di ispirazione, Maria D’Asaro, nel suo Lettere a un bambino poi nato (Diogene Multimedia, Bologna 2025), con tocco lieve e profondo, coinvolge lettrici e lettori nel flusso di coscienza della sua giovane protagonista, inducendoli, con garbo, a rivivere emozioni e a interrogarsi su temi che toccano le coscienze.
Su tutti, una domanda: in un mondo segnato da violenza e ingiustizie, che ne sarà di una vita messa al mondo «senza autorizzazione»? Travalicando la sfera intima e personale, il racconto affronta questioni esistenziali e sociali di respiro universale, offrendo uno sguardo originale e intenso: quello di una giovane madre e del suo bambino.
Con cura sono definiti i riferimenti che incorniciano il romanzo: dal breve estratto di un’intervista a Oriana Fallaci posto in esergo («Forse, l’amore è ciò che si prova quando si ha tra le braccia il proprio bambino e lo si sente così piccolo, inerme, indifeso. E messo al mondo senza la sua autorizzazione»), seguito dalla poesia Un nuovo inizio di Wisława Szymborska, spunti che introducono e danno il la alla profondità e complessità del tema trattato, fino alla lettera che chiude il volumetto... "
(continua su Pressenza)
Alessandra Colonna Romano
"Esattamente mezzo secolo fa, nel 1975, Oriana Fallaci pubblicava uno dei suoi libri più noti e apprezzati: Lettere a un bambino mai nato. La giornalista e scrittrice è ancora lontana dalle opere polemiche in cui – come in Inshallah del 1990 – proverà a dare risposte sbagliate a questioni vere come le immigrazioni di persone provenienti da aree islamiche. Nelle Lettere, come rivelato nel 2015 dal nipote, erede dell'autrice, la Fallaci – dolorosamente memore di alcuni aborti spontanei che non le consentiranno di diventare mai madre – si interroga sul senso del mettere al mondo un figlio: in generale e, in particolare, in un mondo tanto ingiusto come l’attuale.
I grandi libri ne inspirano – più o meno esplicitamente – altri: Lettere a un bambino poi nato (Diogene Multimedia, Bologna 2025) di Maria D’Asaro ne è un esempio luminoso. Tanto più apprezzabile in quanto non è certo un’esercitazione letteraria, ma una vera e propria ricreazione: è un’opera che, pur se intesa dall’autrice come omaggio alla Fallaci, se e distacca nei toni e nei contenuti. Nei toni perché ci sono pagine leggere (come quelle dedicate alle “diciotto tipologie dei Pokemon” e ad altri giochi infantili) che spezzano la tensione narrativa drammatica delle pagine fallaciane; nei contenuti perché si rivolgono a un bambino che alla fine viene alla luce.
Uno dei motivi di interesse per me – lettore due volte differente da Maria D’Asaro perché maschio e perché non genitore biologico – è che l’happy end (se così vogliamo considerare la nascita del neonato) non cancella né la memoria dei dubbi pre-natali né le preoccupazioni per l’avvenire del figlio in un contesto storico che, rispetto a dieci lustri fa, è peggiorato disastrosamente. Davvero, come scrive la Szymborska in una lirica che viene qui riportata a mo’ di lunga epigrafe, “alla nascita d’un bimbo/il mondo non è mai pronto”: troppo affollato di liti, tradimenti, guerre, vendette… (continua qui)
Augusto Cavadi
(Grazie di cuore ad Alessandra e ad Augusto per le splendide recensioni, assai generose)


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