mercoledì 17 dicembre 2025

Dal giornalismo di guerra al giornalismo di pace

         Alcune affermazioni-chiave ricorrenti in ogni propaganda di guerra sono: “siamo sotto minaccia”, “abbiamo il sostegno di”, “stiamo affrontando i cattivi”, “non abbiamo alternative”, “dobbiamo salvarli”, “dobbiamo agire ora” (Lynch, McGoldrick 2005, pp.95-96).
E sono frasi che, sui nostri media, dal 24 febbraio 2022, abbiamo letto o sentito, all’interno dell’ideologia della violenza salvifica in versione democratico-patriottica, ogni giorno, a qualsiasi ora. (…) Raffiche di interventi mediatici hanno sostanzialmente rifiutato ogni parola che andasse al di là del refrain “c’è un aggressore e c’è un aggredito” e della demonizzazione del ‘nemico’ e di chi non contribuisse ad essa.
Così i “dieci comandamenti” della propaganda di guerra in cui Anne Morelli ha riassunto e sistematizzato i meccanismi individuati da Arthur Ponsonby (1940) durante la I guerra mondiale e da lei mostrati attivi anche nelle guerre odierne in Afghanistan e in Iraq, sono stati osservati, purtroppo, nella loro totalità anche a proposito della guerra russo-ucraina.
Li menziono tutti qui di seguito:
1. ”Noi” non vogliamo la guerra.
2. Il campo avverso è il solo responsabile della guerra
3. Il nemico ha l’aspetto del diavolo o del “cattivo di turno”
4. Quella che difendiamo è una causa nobile, non un interesse particolare
5. Il nemico provoca intenzionalmente delle atrocità; a noi possono sfuggire ‘sbavature’ involontarie
6. Il nemico usa armi illegali
7. Le perdite del nemico sono imponenti, le nostre assai ridotte
8. Gli artisti e gli intellettuali sostengono la nostra causa
9. La nostra causa ha un carattere sacro
10. Quelli che mettono in dubbio la propaganda sono dei traditori

Talmente plateale è stato, fin dal momento dell’invasione, il fenomeno di martellamento propagandistico della stragrande propaganda dei media che ben presto alcuni ex corrispondenti di guerra sono stati indotti ad una dichiarazione pubblica fortemente critica (01.04.22). Vale la pena riportarla quasi nella sua interezza:

Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male. Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniata dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi. […] Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina […] siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico.
Inondati di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie (…) La propaganda ha una sola vittima, il giornalismo. Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. (…) Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile? I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’evitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. (…) Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione. L’emergenza guerra sembra che ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre. (…) Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandiamo perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin. Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo.
Questo non perché si debba scagionare la Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada in futuro. (...)

Andrea Cozzo Media di guerra e media di pace sulla guerra in Ucraina 
Promemoria e Istruzioni per il futuro - Mimesis, Milano, 2025, pagg.113,114,115




Nessun commento:

Posta un commento