E’ quasi sempre nera. O, comunque, di colore scuro. A volte decappotata. Quando ci passa accanto, rimaniamo quasi colpiti dalle vibrazioni delle note dell’ultima canzone di Nino D’Angelo o da un assordante ritmo da discoteca. Al volante c’è un ragazzo. Magari con un amico accanto.
Perché, ti chiedi. La risposta è facile, forse banale: lo stereo ad altissimo volume esprime la voglia disperata di farsi sentire, di dire: ci sono, esisto, ascoltatemi. Psicologismo d’accatto? Non credo. Chissà quanto silenzio avrà inghiottito chi mette a dura prova i nostri decibel imponendoci la musica napoletana… Forse non è stata capace di ascoltarlo e di accoglierlo neppure sua madre. Magari non è andato neppure all’asilo perché tanto non è obbligatorio … a scuola sarà stato iperattivo, svogliato e forse persino un po’ bullo … Col padre, quando s’incontrano, liti e botte da orbi. Allora rimane solo la musica, per affogarci una rabbia fottuta.
(“Centonove”: 31.07.09)