Il 19 luglio prossimo ricorreranno 21 anni dalla strage di via D'Amelio, dove furono trucidati il giudice Paolo Borsellino e 5 persone della scorta.
Sul rapporto tra Chiese e mafia, ecco l'interessante articolo dell'amico Augusto Cavadi:
Il pastore Pietro Valdo Panascia |
"La lupara ad personam non è mai stata l’unica tecnica adottata dalla mafia per imporre il suo violento dominio territoriale. Già il 26 dicembre del 1920 quattro persone incappucciate, rimaste sconosciute, lanciarono una bomba all'interno della sezione socialista di Casteltermini, nell’agrigentino, provocando, oltre a numerosi feriti, la morte del segretario locale e di quattro contadini iscritti al partito. Altri attentati dinamitardi di matrice mafiosa (la strage di Partinico con due vittime e la strage di Canicattì con 4 morti e circa 20 feriti) furono consumati nei mesi successivi alla strage di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947 (in cui si contarono, come è noto, 11 morti e 56 feriti ). Probabilmente però la strage di Ciaculli, quartiere periferico di Palermo, del 30 giugno 1963 ebbe una caratteristica sinistramente originale: l’Alfa Romeo Giulietta imbottita di tritolo fu la prima strage ‘interna’ a Cosa nostra. Preparata da mafiosi con l’intento, fallito, di far fuori altri mafiosi.
Forse per questa caratteristica di faida tra criminali, l’opinione pubblica non sembrò sconvolta dalla notizia. Ancora una volta prevalse fra la gente il ritornello, illusoriamente consolatorio, del “tanto s’ammazzano fra loro”. Eppure si trattava, oggettivamente, di un evento sconvolgente che anticipava la successiva strategia stragista degli anni Novanta ...
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