Caltanissetta – Nel quartiere di Caltanissetta dove viveva, Adnan Siddique era conosciuto e stimato come lavoratore onesto e uomo gentile e generoso. Adnan aveva 32 anni, era emigrato in Italia dal Pakistan cinque anni fa per sostenere economicamente papà, mamma e i suoi numerosi fratelli.
Aveva imparato benino l’italiano e aveva trovato lavoro nel settore delle macchine tessili, con regolare contratto. Avrebbe potuto farsi la sua vita, senza prestare attenzione ai problemi degli altri, in particolare a quelli dei suoi connazionali meno fortunati e garantiti.
E invece, quando alcuni pakistani si sono consigliati con lui, raccontando di essere vessati e sfruttati dal racket del caporalato nelle campagne, li ha aiutati a sporgere denuncia. E per questo è stato barbaramente ucciso... (continua su il Punto Quotidiano)
Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 21.06.2020
Una figura eroica. Speriamo davvero che si vada oltre la "commemorazione facendo un lavoro concreto”.
RispondiEliminaIl tuo articolo contribuisce a tener desta l'attenzione su un fenomeno che solo la magistratura e le forze politiche sorrette da una matura opinione pubblica possono sperare di estirpare. Grazie, un caro abbraccio.
@Rossana: cara, è incredibile come, in pieno XXI secolo, ci sia ancora bisogno di testimoni, martiri, per combattere certe brutture. Grazie ad Adnan, speriamo che il suo sacrificio dia i frutti sperati. Ricambio l'abbraccio.
EliminaUna figura coraggiosa e positiva. Dava chiaramente fastidio e quindi ecco il risultato purtroppo...
RispondiElimina@Daniele: sogno un futuro in cui i buoni non siano uccisi ...
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