domenica 26 dicembre 2021

L'impegno di dare un senso al tempo

       Palermo – “E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito/Quanto tempo è ormai passato e passerà?/Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri/L'oggi dove è andato l'ieri se ne andrà…”             Questo l’incipit di una storica canzone di Francesco Guccini; poesia canora che conserva intatta la sua valenza suggestiva se a ‘giorno’ si sostituisce ‘anno’. Tra pochi giorni anche la musica di quest’anno svanirà e il ricordo del 2021 sarà conservato nell’archivio polveroso della Storia. 
       La tragedia accaduta qualche settimana in Sicilia, nel piccolo paese di Ravanusa, dove per una fuga di gas un’intera palazzina è crollata e nove persone sono decedute, l’ultimo terribile incidente sul lavoro a Torino, con tre vite spezzate, il riacutizzarsi dappertutto della pandemia… Questi accaduti inducono un velo nero di tristezza nel cuore e ci rendono poco inclini a festeggiare il transito tra il 2021 e il 2022. 
    Certo, per ciascuno il 2021 avrà avuto un sapore e un colore diverso a seconda delle esperienze vissute: chi ha trovato l’amore della sua vita, chi ha iniziato un bel lavoro, chi ha realizzato un suo sogno, dell’anno appena trascorso porterà dentro di sé una musica allegra; chi in quest’anno invece ha perso il lavoro, o si è gravemente ammalato oppure ha avuto il lutto di un proprio caro, conserverà del 2021 solo rintocchi tristi.
   Le strofe successive della canzone di Guccini - Giornate senza senso, come un mare senza vento/Come perle di collane di tristezza/Le porte dell'estate dall'inverno son bagnate/Fugge un cane come la tua giovinezza/Negli angoli di casa cerchi il mondo/Nei libri e nei poeti cerchi te/Ma il tuo poeta muore e l'alba non vedrà/E dove corra il tempo chi lo sa? - non ci aiutano a essere allegri, impregnate come sono di accenti esistenziali poco inclini a orizzonti ottimistici.
     Perché, in ultima analisi, la partita con la speranza si gioca tutta sulla nostra concezione del tempo: una concezione ciclica, per cui tutto si fa e si distrugge, in una sequenza eterna e infinita, ma non finalistica; o una concezione lineare, se si crede che il tempo scorra verso un fine ultimo buono, concezione propria delle principali religioni monoteistiche, dall’ebraica a quella cristiana.
   Forse, diversamente da Guccini che canta ancora: “La sfera di cristallo si è offuscata/E l'aquilone tuo non vola più/Nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi/E il tempo passa e fermalo se puoi" la maggior parte di noi si pone invece dubbi e interrogativi su quale sia il fine ultimo del tempo e della vita; e oscilla tra l’idea più pessimista del tempo, quella ciclica, e quella più fiduciosa, la lineare.
    Quale che sia comunque la nostra idea e il nostro credo, potremo vivere al meglio i nostri anni, a partire dal 2022 ormai alle porte, se ascolteremo la sapienza di Antoine de Saint-Exupéry, del quale riportiamo un pezzetto del celeberrimo dialogo tra la volpe e il piccolo Principe: “É il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante … Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
    Se, qualunque sia la nostra opinione sull’universo, diveniamo consapevoli che abbiamo tutti, qui e ora, una ‘rosa’ da annaffiare, da coltivare, da amare, allora, anziché ‘Kronos’ vuoto e senza significato, il tempo disponibile si trasforma in ‘Kairos’: termine derivante dal greco, che significa tempo opportuno, tempo di qualità, tempo speciale. 
    L’invito è allora quello di non sciupare il tempo che ci è stato misteriosamente donato e trasformarlo in kairos, tempo di grazia: tempo speso per donare bellezza, bontà, generosità, cultura, intelligenza, cura: in famiglia, innanzitutto, e poi nelle relazioni che, in cerchi sempre più vasti, includono tutta la società.
     Forse questa è una ricetta credibile per onorare e dare senso al 2022.

Maria D'Asaro, 26.12.21, il Punto Quotidiano


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