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Lo schermo del computer le restituiva, impietoso, il suo volto: invecchiato più di quanto le passate stagioni imponevano.
Con l’intreccio di rughe, e le lunghe occhiaie ereditate dal padre, cariche di una nuova stanchezza. “Sei verbosa”, “Parli come una lumaca”, “Ripeti cose superflue” – le ripeteva crudele suo figlio. Magari era così, veramente. E allora, questa volta, era lei a sentirsi superflua. In quelle geometrie vuote d'affetto. In quella casa. Forse nell’universo. A chi, in fondo, importava qualcosa di lei?
E poi: se era stata tagliata la speranza di Sally e spenta la musica allegra di Rossella, perché avrebbe dovuto vivere lei? Per chi? Per che cosa? Forse neanche lei meritava il responso clemente di una risonanza magnetica …
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