venerdì 21 dicembre 2012

Aspettando l'apocalisse


Qualcuno potrebbe arricciare il naso. Pensando che sia l’ennesimo instant book millenarista legato alla tanto strombazzata profezia dei Maya. Invece il saggio di Roberto Alajmo, Arriva la fine del mondo (e ancora non sai cosa mettere) - Laterza, Bari 2012, € 14 –  è un libro di lunga durata, in cui l’autore mostra la sua corda più seria. Tanto che il testo potrebbe essere considerato un buon saggio di sociologia, o almeno di psicologia sociale divulgativa. Alla domanda di fondo: Come reagirebbe il cittadino medio all’eventualità di una imminente apocalissi? Alajmo snocciola una serie di considerazioni imperdibili, intriganti e significative dal punto di vista antropologico. E ce le offre nello scrigno di una scrittura scattante, arguta e assai godibile.
Lo scrittore ci squaderna un’ampia carrellata delle possibili geo-catastrofi in arrivo, senza rinunciare alla sua vena surreale e grottesca, che rende meno indigesto il lugubre repertorio. Che va dai “finismi”, cioè dalle apocalissi di settore, per cui “persino l’invenzione di Gutemberg deve aver avuto i suoi detrattori, se non altro nella categoria degli amanuensi”; a catastrofi più corpose, quali la sovrappopolazione, lo sfruttamento rapace delle risorse del pianeta e il suo forse irreversibile inquinamento; alla rievocazione degli allarmi mediatici legati alle mucche pazze, all’influenza dei polli e alla febbre dei maiali. Non sono trascurate, ovviamente, eventuali guerre nucleari, collisioni di meteoriti e ipotetiche invasioni aliene.
Come se la caverà il genere umano con questa variegata serie di Armageddon? Alajmo non è affatto ottimista: ci ricorda che le profezie apocalittiche sono spesso appannaggio di fanatici elitari e di masse di derelitti, tra i quali si crea una pericolosa saldatura; ci spiega che il paradosso delle ultime generazioni è quello di fregarsene di rapinare il futuro a figli e nipoti; ci dimostra che la razza umana appare incapace di occuparsi dei pericoli veri, per cui: “forse è così che ti tocca morire: grasso, spensierato e ignaro di te stesso”, mentre “le arterie del sistema si stanno intasando, ma l’aspetto della società è addirittura florido”. Come si nota dalla citazione, l’autore bussa alla nostra attenzione di lettori, utilizzando un appropriato campanello stilistico: ci dà del tu, senza chiederci il permesso Così, anche se non ha il bagaglio pronto, chi legge viene subito coinvolto nel viaggio inquietante verso le paventate apocalissi. E viene chiamato in causa dalle acute riflessioni dello scrittore, che concede comunque al lettore una buona dose di buonumore quando enuncia il principio di Peter e descrive i fenomeni sociali, prettamente italiani, del “Darwinismo Invertito” e del “Garantismo Sospeso”: espressioni felici con le quali il sarcasmo di chi scrive battezza i ragionamenti sulle apocalissi italiane. Tra l’altro, un problema tutto nostro è la caduta del muro della vergogna: “Se prima ti passava per la testa di dire una cazzata, andavi al bar e la dicevi (…) Adesso, invece, se ti venisse il ticchio di dire che per fermare gli sbarchi degli extracomunitari bisognerebbe usare i cannoni (…) andresti a dirlo in televisione. O addirittura in Parlamento (…) Allora, con lo scopo di recuperare almeno in parte il senso delle cose, bisognerebbe istituire un’ora settimanale di vergogna nelle scuole”.
 Che Alajmo sia scrittore multiforme e poliedrico, lo sapevamo già: pur se gioca con l’incertezza dell’abito da indossare il giorno dell’Apocalisse, in questo libro veste assai bene i panni del docente, senza averne l’aria noiosa: non a caso la sua lezione magistrale sulle apocalissi prossime venture ci ricorda Braudel, ha qualche tocco della psicologia della Gestalt, qualcosa di Zygmunt Bauman e richiama, tra le righe, al principio responsabilità di Hans Jonas. E allora, tra il potenziale vasto pubblico dei suoi lettori, inserirei a pieno titolo gli studenti delle secondarie superiori che, nonostante le occupazioni rituali delle scuole, non si ribellano alle storture del presente perché “fin tanto che qualcuno è disposto a pagare la ricarica del telefonino, si può rinviare qualsiasi insurrezione” e sono i più propensi ad adeguarsi a modelli culturali ed economici pericolosi ed obsoleti. Ecco allora una proposta assai seria ai docenti di Storia delle Superiori: adottino il testo di Alajmo come riflessione civica da leggere in classe. Perché i ragazzi, incapaci di progettare un qualsiasi serio cambiamento, fermi a un miope “bricolage rivoltoso di corto respiro”, siano aiutati a pensare. E, come ci ricorda Tommaso Moro, imparino ad avere la forza di cambiare quello che possono cambiare, la pazienza di accettare le cose che non si possono cambiare e soprattutto l’intelligenza di distinguere le une dalle altre.  
Maria D’Asaro  (pubblicato su “Centonove” il 21.12.2012)                                                                                                                                                                                                                                                                                   

7 commenti:

  1. Sono un divoratore di libri ,un ottimo consiglio , beh me lo regalo .
    grazie , auguroni Mari

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  2. Veramente una bellissima recensione di un libro che mi intriga non poco! Come avrai capito, mi piacciono i film sulle catastrofi zombie... Perché mi piace vedere come, di volta in volta, i registi analizzano il compoortamento umano di fronte al caos e alla cancellazione delle regole umane. Quindi, ti ringrazio della segnalazione, perché questo libro parla di ciò che mi intessa ma sembra andare anche molto più in là nella riflessione. Geniale l'ora di vergogna nelle scuole! Un abbraccio e un caro augurio di buon Natale!

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  3. Bella recensione, che fa davvero capire che cosa aspettarsi dal libro. Per questo penso che me ne terrò lontana, perché non amo sentir parlare di difetti che in buona parte possiedo. Un abbraccio e buon sw.e. prefestivo.

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  4. Interessante!..Farò tesoro del tuo consiglio!
    Passavo di qua per farti gli auguri.
    Un caro saluto e a presto!

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  5. Mi associo a Veronica: anch'io sono affascinata dalla reazione umana di fronte al caos e alla cancellazione delle regole... da buona appassionata di antropologia!
    Grazie per questo consiglio letterario e tanti auguri!!

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  6. Un Felice e Sereno Natale e tanti libri da leggere per il 2013.

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  7. @Veronica, Vele, Valerio, Cristina, Gabriella, curlydevil: a mio avviso, il libro è una chicca imperdibile. Comunque, come ha ben intuito Curly, la scrittura di Alajmo trasuda di umor nero. Bisogna avere una certa corazza per leggerlo senza sentirsi troppo male. Ma è una di quelle pillole amare utili a migliorare il proprio senso critico. Grazie a tutte/i dell'attenzione e Buon 2013, visto che il mondo continua.

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