giovedì 15 maggio 2014

E tu di che virtù sei? Temperanza

La temperanza (in greco σωφροσύνη, in lat. temperantia) è la virtù della pratica della moderazione. Nel mondo ellenico era intesa con il termine mediocritas che stava a indicare il giusto mezzo, senso che è andato perso nel termine italiano mediocrità. Per Aristotele è il giusto mezzo tra intemperanza e insensibilità e viene elencata assieme a coraggio, liberalità, magnanimità, mansuetudine e giustizia. Per il Buddhismo la temperanza è uno dei cinque precetti dettati dallo stesso Buddha, ma non ha la funzione di mortificazione, quanto quella di addestramento alla disciplina e quella di favorire l'apertura mentale con lo scartare tutto il superfluo. Nel mondo cristiano essa fu indicata per la prima volta come virtù cardinale assieme a prudenza, giustizia e fortezza da Tommaso d'Aquino (da Wikipedia).

(ecco il felice contributo di Franco Battiato: Sesso e castità)



Oggi la parola “temperanza” è quasi estranea dal vocabolario quotidiano: è fuori moda e sicuramente controcorrente, forse perché allude a una forma di riduzione e di controllo, cioè ad un’etica del limite. La temperanza è inoltre strettamente legata al “dominio di sé”, all’autocontrollo, alla padronanza dei desideri e al senso della misura: è la virtù del nostro divenire armonici e della capacità di modulare le nostre passioni. Secondo san Tommaso, è indispensabile per fronteggiare le necessità del presente e per potersi concedere, talvolta, persino l’eccesso, senza però rimanervi soggiogati. La temperanza comunque ha poco a che fare con l’inibizione, al contrario è forza, è misura che rende armonica la vita; è attuazione dell’ordine, dell’equilibrio all’interno dell’uomo.
Infatti, elemento distintivo della temperanza, rispetto alle altre virtù cardinali, è il suo rapporto esclusivo col soggetto stesso: infatti mentre la prudenza guarda alla realtà concreta di tutti gli esseri e giustizia e fortezza regolano i rapporti con gli altri, la temperanza riguarda l’individuo stesso che la pratica. Inoltre la virtù della temperanza, nella sua funzione più profonda, è quella di essere il nodo d’oro che tiene insieme sesso-eros-amore, impedendo che la trilogia s’infranga, lasciando spazio a una sessualità incontrollata oppure, al contrario, a una puritana spiritualità disincarnata.
La temperanza, che ci serve per arginare il flusso incontrollato degli istinti e delle passioni, assume oggi una valenza e un significato particolare in campo economico: ci invita alla sobrietà come stile di vita. Ecco cosa scrive Serge Latouche, teorico della decrescita felice: “Bisogna operare una decolonizzazione dell’immaginario (…) all’interno della biosfera, in cui il principio termodinamico dell’entropia ci mostra come le trasformazioni dell’energia non sono totalmente reversibili, si va verso un depauperamento inesorabile delle risorse. La società dei consumi  (…) si regge su pubblicità (…) e obsolescenza programmata delle merci. Siamo ormai tossidipendenti della crescita.”
Ecco che Latouche, in Sopravvivere allo sviluppo, ci invita a costruire una società più sobria, adottando 8 R: Rivalutare (prendere a fondamento valori quali: altruismo su egoismo, collaborazione su competizione, tempo libero su ossessione al consumo), Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riparare, Riciclare (tratto da Educare alla temperanza in tempo di crisi, Rivista “Cem/Mondialità”, 02/2013)

(Il nostro Lorenzo Cherubini,  ci invita in ogni caso a vivere. Ora.)



3 commenti:

  1. Temperanza, temperanza.
    Temperanza?

    E' vero. Concetto in disuso che presto rifarò mio.
    Sei continua fonte di riflessione, te l'avevo già detto?

    (interessante anche il discorso delle 8 R)

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  2. Io ho un modo strano di ottenere la temperanza: salto repentinamente da un piatto della bilancia all'altro... Equilibrio da altalena... Forse bevo troppo caffè ;-) Videosong stupende, per il resto mi associo al commento di Calzino. Buona serata.

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  3. @Calzino e DOC: grazie per i commenti affettuosi. Forse voi due dovreste conoscervi: come blogger, ovviamente! Trovo nei vostri blog delle affinità elettive. Un abbraccio ciascuno.
    @DOC: in continuazione col tuo commento: attenzione allora al liquido nero e non!

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