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Mons. Oscar Romero |
Gli ebrei acclamano Gesù come figlio di Davide, perché pensano che sia finalmente arrivato il Messia da loro atteso: “Finalmente potremo diventare padroni del mondo" (...). Invece Gesù sta cavalcando un asinello e, secondo la profezia di Zaccaria, sta annunziando, nella semplicità di questo gesto, la sua vicinanza alla nostra umanità, pronto a portarne il peso, come l’asinello che si sa far carico di ogni peso che noi gli mettiamo addosso.
Ebbene, quest’ambiguità porterà poi a quell’epilogo che oggi abbiamo proclamato e su cui torneremo a meditare nei prossimi giorni. Questa divaricazione, davvero radicale, da un lato c’era chi nel passato – e ancora oggi nel presente – si aspetta una vicinanza, una presenza di Dio nel segno della forza e del potere, come se Gesù fosse il dominatore della nostra umanità, potente e capace di mettere a tacere chiunque con le sue bombe, con la sua potenza; la verità di Gesù invece è (...) che gradisce addirittura lavarci i piedi.
E quindi si presenterà a noi nel segno dell’umiltà, del servizio e dell’abbandono pieno nelle nostre mani. E’ qui tutto l’equivoco, care sorelle e fratelli: un equivoco terribile (...) per cui si benedicono segni di morte, segni di potenza e di distruzione, convinti di poterli utilizzare in nome di Dio, invece è una bestemmia.
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Padre Pino Puglisi |
Mentre il Gesù che noi vogliamo seguire vive di una passione per la nostra umanità: lui è disposto a morire per ciascuno di noi. E in quel dono di sé che ci è stato narrato c’è la sua attitudine: perché ognuno di noi che lo guarda e incontra il suo sguardo possa capire che vale la pena dare la vita per la persona amata, nelle mille forme in cui questo dono si può esprimere. Gesù lo ha espresso sino alla consumazione piena, subendo di tutto: tradimenti, svendita della sua dignità (...).
Gesù accetta tutto questo, nel senso che ci propone un’alternativa a tutto questo: l’atto di amore, di servizio e di donazione. E’ qui che ci dobbiamo inserire, care sorelle e fratelli, nel momento in cui dichiariamo col centurione, finalmente Davvero costui è il figlio di Dio. Proprio nel momento in cui non lo sembrerebbe per niente, abbandonato, deriso e disprezzato sulla croce, Gesù ci sta proclamando che il suo amore per noi è un amore perduto, passionale, appassionato della nostra umanità …
Ma qui, appunto, dobbiamo scegliere quale Gesù vogliamo seguire: se il Gesù equivocato come figlio di Davide o se il Gesù che dà la vita per persone amate. E qui noi vorremmo ritrovare l’annuncio del Vangelo: Costui è veramente figlio di Dio, perché figlio anche della nostra umanità, a servizio di essa.
Continuiamo così la nostra celebrazione domenicale, care sorelle e fratelli, ma anche la nostra settimana santa. Ognuno di noi faccia questa verifica: cosa ripensare, cosa rivedere, nella propria vita. Ma noi lo sappiamo perché lo intuiamo, che dove c’è amore, servizio, dedizione, lì c’è Dio, il vero Dio, che Gesù ci ha rivelato, nella sua carne, nel suo essere disposto a farsi crocifiggere.
Dove invece non c’è servizio, ma dominio, morte, prevaricazione, lì c’è la negazione di Dio. (...)
(sintesi dell'omelia pronunciata da don Cosimo Scordato il 9.4.2017, a Palermo, nella chiesa cattolica di san Francesco Saverio, non è stato rivisto dall'autore: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)