E’ antica usanza dei paesi siciliani, quando muore qualcuno, quella di portare del cibo ai familiari del defunto. Questa tradizione è chiamata ‘u cunsolu”, “ciò che serve a consolare”: chi è colpito dalla morte di una persona cara non ha voglia di cucinare e ha quindi bisogno di essere accudito e ‘consolato’ con del buon cibo da mangiare. Forse noi siciliani diamo il meglio di noi stessi nei giorni del lutto e del dolore: in tali momenti si evidenziano di più la capacità di cura e il calore umano, che sono tipici di tanti nostri conterranei. Sarebbe bello, e a volte succede, se queste qualità preziose non venissero espresse solo in occasione dei “giorni dulurusi” di familiari, amici o vicini, ma che ‘u cunsolu’ fosse la modalità quotidiana dei rapporti umani, anche oltre i giorni del lutto. Se ne fossimo capaci, la Sicilia diverrebbe terra profetica di una laica Resurrezione.
Maria D’Asaro, “100NOVE” n.15 del 13.4.2017
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