In fila, per accedere a uno degli uffici più classici, caotici e temuti di tutto l’italico stato. Un addetto all’ingresso controlla che chi sta entrando abbia la prenotazione. L’uomo dice qualcosa a ognuno, magari per spezzare la monotonia del suo lavoro.
A una donna, la cui prenotazione parrebbe dubbia, con un risolino sarcastico: “Passi, oggi è la sua festa”. Poi, agli uomini che seguono, con un passaggio verbale sfuggito a chi ascolta, dirà “Per me la famiglia vera e unica è quella tradizionale, uomo, donna e figli. Ma chi sono i gay, ma lasciamoli stare …”. L’affermazione dell’uomo è resa più seria e solenne dall’espressione dura e decisa che assume mentre pronuncia il suo diktat e dal silenzio/assenso dei due ascoltatori. Mala tempora currunt. Non saranno mimose e cortei a rendere facile la vita di chi, da che mondo è mondo, ha meno potere: donne, gay, tartarughe caretta caretta …
Maria D’Asaro
Condivido molto l'idea di accomunare nella festa tutti i "generi" deboli che hanno "meno potere".
RispondiEliminaNon conoscevo la canzone di Angelo Branduardi... bella.
Buona domenica. Un caro saluto.
@Rossana: Da Palermo, ricambio cari saluti e complimenti per i contenuti del vostro blog.
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