mercoledì 6 marzo 2019

Il vichingo di casa nostra

               Sta lì, all’incrocio tra due arterie di periferia, a volte su una sedia sfondata, a sorvegliare arance d’inverno, nespole e fragole in primavera, pesche e meloni gialli d’estate, patate e cipolle in ogni stagione. 
           E’ un omone dall’età indefinibile - 40 o 50? -  il volto segnato da rughe profonde per il sole e il vento a cui è esposto; capelli un tempo rossicci, occhi verde acqua con uno sguardo che pare sospeso, aggomitolato in pensieri per cui forse non trova parole. 
         Eppure ieri, mentre pesava con mani gentili le arance, ha iniziato a parlare, mosso da chissà quale urgenza:  Sti motori unn’avissiru a circolari, io ciu dissi a me frati ca non si l’avia accattari. Poi su vinniu. Ci avia dittu a me muglieri “Acchiana”, ma poi stavamu pirdennu l’equilibrio e scinnemu
    La cliente faticava a trovare cause ed effetti: poteva solo annuire. E salutare con un largo sorriso.
Maria D’Asaro

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