lunedì 4 marzo 2019

Sì, questi sono uomini ...

      Il 4 marzo 2005 è stato ucciso a Baghdad il funzionario del SISMI Nicola Calipari.
       Da Wikipedia, la tristissima vicenda:

Andrea Nicola Calipari (Reggio Calabria, 23 giugno 1953 – Baghdad, 4 marzo 2005) è stato un poliziotto, funzionario e agente segreto italiano, ucciso da soldati statunitensi durante la guerra d'Iraq nel Paese mediorientale, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena.
Nicola Calipari entra a far parte degli scout nel reparto «Aspromonte» del gruppo Reggio Calabria 1 dell'Associazione Scouts Cattolici Italiani (ASCI). Dal 1965 segue tutto il percorso educativo fino a diventare, nel 1973, capo scout nei gruppi Reggio Calabria 1 e Reggio Calabria 3 AGESCI.
Laureato in giurisprudenza, nel 1979, si arruola in Polizia e diventa funzionario.
(…)
L'attività al Sismi
Dopo oltre 20 anni di servizio in Polizia entra al SISMI nel 2002 e assegnato agli uffici operativi. Dall'agosto 2002 viene collocato in posizione fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, passando così al Servizio per le informazioni e la sicurezza militare.
Successivamente diviene Capo della 2ª Divisione "Ricerca e Spionaggio all'Estero" del SISMI: di fatto si trattava del numero due nell'ambito operativo per le operazioni estere del Servizio d'intelligence (secondo solo al Direttore generale Nicolò Pollari) e viene assegnato alle operazioni in corso in Iraq.
Durante il suo incarico è responsabile del Sismi, nei territori iracheni, per le trattative felicemente concluse per la liberazione delle operatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Non si riesce invece a riportare a casa Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni. È inoltre mediatore per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, alla conclusione della quale viene ucciso da soldati statunitensi.
La morte
La sera del 4 marzo 2005 un'autovettura dei servizi segreti italiani con a bordo Giuliana Sgrena, l'autista Andrea Carpani e Nicola Calipari, giunta nei pressi dell'aeroporto di Baghdad, transita sulla Route Irish in direzione di un posto di blocco statunitense. La giornalista è stata appena rilasciata dai rapitori, a conclusione di una lunga trattativa condotta da Calipari, che aveva comunicato telefonicamente agli uffici del governo di Roma il felice esito dell'operazione, informando anche l'ambasciata.
La Route Irish è presidiata a causa delle frequenti azioni ostili nella zona (135 da novembre a marzo, per la maggior parte fra le 19 e le 21: ora in cui transitava l'auto del SISMI), e anche per il previsto passaggio dell'allora ambasciatore statunitense in Iraq John Negroponte. Approssimandosi alla zona vigilata, il veicolo è oggetto di numerosi colpi d'arma da fuoco; Calipari si protende per fare scudo col suo corpo alla giornalista e rimane ucciso da una pallottola alla testa. Anche la giornalista e l'autista del mezzo rimangono feriti. A sparare è Mario Lozano (New York, Bronx, 1969), addetto alla mitragliatrice al posto di blocco, appartenente alla 42ª divisione della New York Army National Guard. Altri soldati sono stati sospettati di aver partecipato alla sparatoria.
Ricostruzioni
Sono state prodotte due versioni dell'accaduto, una italiana ed una americana, fra loro contrastanti in molti punti.
La vicenda ha creato forti attriti diplomatici fra Italia e Stati Uniti d'America, tanto che molti hanno subito richiamato la strage del Cermis, che pure portò ad attriti tra i due paesi, e la magistratura italiana ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, incriminando il soldato Mario Lozano per l'omicidio di Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena dell'autista, Andrea Carpani, maggiore dei Carabinieri e del funzionario Farinelli Guido U. in forza al SISMI, entrambi rimasti feriti.
Versione italiana
Dei sopravvissuti all'episodio le testimonianze sono principalmente quelle di Giuliana Sgrena, giacché l'autista, anch'egli appartenente al SISMI, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche, sebbene abbia riferito dell'accaduto per via gerarchica. Tuttavia, in Diario di una spia a Baghdad, un agente del SISMI presente nella capitale irachena ha raccolto e pubblicato la testimonianza dell'agente Corsaro, nome in codice usato da Andrea Carpani durante l'operazione.
Come riferito da autorità governative, Sgrena ha sostenuto di aver visto, dopo una curva, che li avrebbe fatti rallentare fino ad una velocità massima di circa 50 km/h, una luce accecante e poi di aver udito subito dopo l'esplosione di numerosi colpi d'arma da fuoco: diverse centinaia, secondo la giornalista, protrattisi per 10-15 secondi a dire dell'autista.
Giuliana Sgrena ha aggiunto che non si trattava di un posto di blocco e che la pattuglia dei soldati americani non aveva fatto alcun segnale per identificarsi o per intimare l'"alt", come era invece regolarmente accaduto negli altri posti di controllo precedentemente attraversati, iniziando decisamente a sparare contro la loro automobile.
La giornalista dichiarò inoltre che i sequestratori, poco prima della liberazione, le avevano detto che gli statunitensi non volevano che tornasse viva in patria.
Versione statunitense
Secondo il governo statunitense, la cui versione è stata diffusa il 1º maggio 2005, l'auto viaggiava ad una velocità prossima ai 100 km/h. I militari del check-point 541 avrebbero seguito la cosiddetta procedura delle quattro S.
Nel corso della sparatoria, alcuni dei proiettili sarebbero stati accidentalmente deviati ed uno avrebbe centrato alla testa Calipari, protesosi in avanti per proteggere con il suo corpo la giornalista.
I funzionari statunitensi hanno inoltre asserito che nessuno era a conoscenza dell'operazione condotta dal SISMI, né dell'identità delle persone a bordo di quell'auto, regolarmente presa a nolo all'aeroporto di Baghdad.
Il rapporto americano era inizialmente uscito con numerose censure, per circa un terzo dell'elaborato, che mascheravano sotto strisce nere i nomi dei soldati implicati ed altri dettagli; pubblicato ufficialmente su Internet in formato pdf, il documento fu decifrato in pochi istanti tramite copia-incolla.
L'inchiesta effettuata dai militari statunitensi ha concluso che la sparatoria avvenuta il 4 marzo 2005 al posto di blocco presso l'aeroporto di Baghdad è stata «un tragico incidente».
Differenze tra le ricostruzioni
La differenza principale fra le due versioni è costituita dalla velocità alla quale il veicolo italiano procedeva, che secondo gli statunitensi era di circa 100 km/h, mentre secondo gli italiani era di circa la metà. L'importanza di questo fattore risiede nella motivazione dell'azione dei soldati, che in caso d'alta velocità avrebbero potuto confondere l'auto con uno dei frequenti attacchi mediante auto-bomba.
Un'altra divergenza riguarda la richiesta di arresto del mezzo per controllo, che secondo gli statunitensi sarebbe stata operata correttamente, mentre secondo Giuliana Sgrena non vi sarebbe stata affatto, mancando la segnaletica e non essendovi stati cenni o altre indicazioni in questo senso.
Secondo gli italiani le forze americane erano state correttamente avvertite; dall'altra parte si è ribattuto che gli italiani non avevano invece dato avviso alcuno delle loro attività nella zona.
Video
L'8 maggio 2007, durante il notiziario serale del TG5, è stato trasmesso in esclusiva un video contenente alcune immagini dei primi momenti successivi alla sparatoria. Il video è stato girato dallo stesso Mario Lozano e mai consegnato alla commissione d'inchiesta statunitense.[2]
Dalla visione del video emergono due punti chiave:
I fari della Toyota Corolla su cui viaggiava il funzionario del SISMI erano accesi, mentre i soldati americani hanno testimoniato fossero spenti. Questo è considerato un punto chiave: il fatto che i fari fossero spenti avrebbe potuto far immaginare che gli occupanti dell'automobile stessero attuando un attentato.
L'auto è ferma ad almeno 50 metri dal carro armato americano, da ciò si deduce che l'auto al momento dei primi spari si trovasse ad una distanza superiore ai 50 metri, tenendo conto dello spazio percorso dal veicolo durante la frenata, in funzione della sua velocità iniziale. Se, come afferma la versione statunitense, l'auto procedeva a 100 km orari, al momento degli spari l'auto avrebbe dovuto trovarsi a più di 150 metri di distanza. I soldati coinvolti invece hanno sempre sostenuto di aver sparato perché l'auto era molto vicina e di non avere altra scelta.

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Il 1° marzo 2012 moriva Lucio Dalla, per un infarto.





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