Palermo – Tenero, ironico, coinvolgente: eppure non era affatto scontato che la regista australiana Sophia Hyde con Il piacere è tutto mio (uscito in Italia il 10 novembre scorso) riuscisse a trattare un tema spinoso e complesso come il sesso a pagamento con leggerezza e misura.
Il film racconta infatti di un’insegnante in pensione, Nancy Stokes, che, vedova da due anni dopo un matrimonio monotono e senza passione, decide di di concedersi una ‘botta di vita’ contattando un attraente giovanotto, Leo Grande, che offre prestazioni sessuali dietro compenso.
Sembrerebbe l’incipit di una pellicola discutibile, squallida e piuttosto banale. Invece si assiste a una commedia intrigante e delicata. I dialoghi convincenti e serrati tra la tormentata e assieme decisa ex professoressa e il bel Leo, dietro la cornice dell’esplicita ragione dell’incontro, fanno affiorare l’umanità autentica di un uomo e di una donna tanto diversi per età e percorsi di vita, ma così vicini per sensibilità e desiderio di comunicare, capaci anche di rischiare e di mettersi in gioco parlando a tutto tondo dei loro problemi esistenziali
La vicenda si svolge quasi esclusivamente in una camera d’albergo, come un’opera teatrale, ma cattura comunque, scena dopo scena, l’attenzione partecipe degli spettatori.
Nancy mostra senza filtri la difficoltà di uscire dalla gabbia di convenzioni e moralismi che si è sapientemente costruita nel corso degli anni, seppellendo il ricordo di un desiderio adolescenziale e additando come ‘poco di buono’ le alunne che invece quel desiderio l’avevano vissuto fino in fondo. La donna non riesce neanche a vedere la bellezza del suo corpo, che sebbene maturo, può ancora dare e ricevere piacere.
Leo, invece, appare inizialmente sicuro di sé, con un fare gentile, capace di affrontare ogni imprevisto con paziente dolcezza. Ma appena la sua nuova cliente scava oltre l’immagine del “bello e possibile”, scricchiola anche la sua ‘facciata’…
Così, quando Leo e Nancy mettono a nudo le loro anime, lo spazio per realizzare i desideri proibiti rischia di dissolversi e i due rimangono uno di fronte all’altra con le loro sofferenze.
Il film, comunque, non sfocia nel dramma. Ci si congeda dalla narrazione con il retrogusto gradevole di avere assistito a un gioco di seduzione e di reciproca esplorazione gioiosa e armonica, in un’atmosfera ricca di musica, di piacere e di rispetto reciproco, che incoraggia a vivere con il sorriso di prospettive nuove, indulgenti e creative…
Emma Thompson |
Un plauso, allora, sia alla già citata regista Sophia Hyde che alla sceneggiatrice Katy Brand. E complimenti per la loro recitazione superba a Emma Thompson e a Daryl McCormack, sempre convincenti, senza cadute di stile.
Così, si esce dalla sala cinematografica con una carica di inattesa allegria: chi scrive si è ricordata di Platone che affermava che tutte le ascesi conoscitive nascono “dall’attrazione di un corpo bello”; e poi delle illuminanti considerazioni dello psicologo e psicoterapeuta Giovanni Salonia: “La sessualità ha il compito di condurci a una soglia che deve essere varcata (…): essa è soglia e non dimora: se smarrisce la dimensione allusiva, intima e costitutiva, si ritorce in impazzimento. (…) Quando la sessualità da farmaco diventa relazione, avviene un salto qualitativo.”
Ecco, il salto qualitativo ne “Il piacere è tutto mio” c’è. C’è il valore terapeutico di un incontro tra due corpi che, anche se contingente e a ‘contratto’, risulta appagante perché unito a un contatto relazionale autentico.
E, infine, alla scrivente riecheggia persino il valore salvifico di un vecchio slogan del ’68: “Fate l’amore, non fate la guerra…”
Maria D'Asaro, 4.12.22. il Punto Quotidiano
Sono curioso di guardarlo.
RispondiElimina@Cavaliere: spero che lo troverai gradevole... Buona domenica.
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