mercoledì 21 dicembre 2022

Alexander, il volto della Russia che rifiuta la guerra

Alexander Belik con Riccardo Iacona, a "Presa diretta"
     "L’altra Russia che si rifiuta di imbracciare le armi c’è. Ed ha il volto del 25enne Alexander Belik, coordinatore del Movimento degli obiettori di coscienza russi, che lo scorso 28 marzo è fuggito in Estonia per via della sua opposizione politica e antimilitarista al regime di Putin, ma il governo locale a cui ha chiesto protezione continua a ritardare il suo riconoscimento come rifugiato politico. Belik è intervenuto a Roma durante una conferenza stampa promossa dal Movimento nonviolento e dall’associazione Un ponte per.
«Prima della guerra in Ucraina, lavoravamo soprattutto con i giovani chiamati alla leva obbligatoria, con attività di consultazione legale e supporto psicologico prevalentemente online. Dopo il 24 febbraio la propaganda del conflitto è aumentata, ma anche le richieste al Movimento pure da persone oltre i 65 anni, perché vengono richiamate anche le riserve. 
    Se prima della guerra avevamo mille sottoscrittori al nostro canale Telegram, ora siamo arrivati a 50 mila. Purtroppo sappiamo che alcuni obiettori sono detenuti nei campi di concentramento e torturati», ha denunciato Belik, raccontando la sua esperienza in sostegno dei tanti giovani russi che si oppongono all’invasione dell’Ucraina: «Dall’inizio di questa invasione totale circa 20.000 persone sono state detenute per proteste contro la guerra e 4 mila processi sono stati aperti contro persone che stavano dicendo qualcosa contro questa guerra. Alcune finiscono in campi costrittivi per obiettori, in condizioni disumane».
   E ha aggiunto: «Ovviamente la popolazione è preoccupata, vedendo tutti questi processi e imprigionamenti. Tuttavia stanno continuando a cercare di protestare. Stiamo aspettando il giorno in cui le persone che supportano Putin in questa invasione diminuiscano: già sono passate dal 70 al 50%, attendiamo che la percentuale diventi ancora più bassa. All’inizio della guerra le persone palesemente contrarie al conflitto erano il 25%, ora sono il 38% secondo i sondaggi. A gennaio ci aspettiamo una seconda ondata di mobilitazione degli obiettori e la burocrazia sta cercando di correre ai ripari ma con un sistema completamente analogico, non digitale, degli archivi».
     In Russia adesso, ha precisato l’attivista, «le persone non capiscono che è una guerra imperialistica: ciò che credono è che la guerra è entrata nelle loro case. Da quando hanno cominciato a capire che possono essere chiamate al fronte, l’appoggio è cominciato a diminuire». Negli ultimi mesi le persone raggiunte dal suo Movimento sono moltissime, circa 15 mila, «un risultato straordinario, e chissà quante persone restano in silenzio, nascoste, per paura di essere perseguitate», ha commentato Belik. «Quello che può fare la società civile europea è sostenere gli attivisti contro la guerra attraverso la petizione “Object War” per riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza in Russia, Ucraina e Bielorussia, garantendo asilo a chi fugge dalla leva», ha concluso l’attivista russo. Finora, nell’ambito dell’Unione europea, «solo Germania, se sei obiettore di coscienza, puoi chiedere asilo politico. Ma gli altri Paesi europei non vedono l’obiezione di coscienza come una ragione valida per chiedere l’asilo. Siamo grati al Movimento non violento per aver rivolto questa richiesta al Parlamento italiano, attraverso la raccolta di firma».
con Mao Valpiana, presidente del Mov. nonviolento
     Oggi «è molto difficile contare quanti oggi siano gli obiettori in Russia: circa 50 mila persone sostengono la campagna di sensibilizzazione per appoggiare il diritto di obiezione di coscienza in Russia. Alcune non rispondono alla chiamata alle armi e non possono essere contate. Altre vanno al distretto militare e firmano una serie di documenti, mentre ci sono quelli che sono obiettori di coscienza e rischiano di finire in campo di concentramento. Ci sono anche quelli che sul fronte cercano di scappare prima possibile: una legge in Russia prevede che occorra presentarsi al distretto militare entro due giorni e dichiarare motivi di salute, altrimenti si diventa disertori e si incorre in un processo». Per gli attivisti dei diritti umani in Russia «la propaganda di guerra sta cercando di unire le popolazioni autoctone delle Repubbliche ex sovietiche contro le persone Lgbt. Quindi abbiamo iniziato a costruire una piattaforma in loro difesa».

(dal settimanale Famiglia Cristiana, qui)

4 commenti:

  1. Risposte
    1. @Cavaliere: è forse il compito umano principale... Buone Feste.

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  2. Buona Natale Maria, spero che qualcuno o qualcosa illumini queste persone buie..

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    1. @Franco: Buon Natale Franco. Non ci resta che un lumicino di speranza...

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