Ci sono donne gonfie d’amore
sono spade e forcelle e assi
nella manica.
Vitalità si sporge
dai capezzoli per un latte piccolo
all’infante. Le condiziona la struttura celeste
quel tessere l’enigma
fino al velo scostato per pochissimo
fino alle sonde acute
di concentrazione.
Non sono donne in verità
ma passeri sporgenti su nidiate
inermi. L’estate entra
nei vestiti
e s’infila
in un sudore d’ossa delicate.
Sono qui. Portano parte del peso
una polvere di stelle primarie.
Soccorrono ridendo
le sponde d’un cielo
imperfetto che a volte cade.
Piangono. Ogni tanto.
Quel guastarsi del pane
il grave precipizio del tempo.
Sono che non c’è al mondo
bocca che rida meglio
di quella loro fiamma. O leggerezza
in sponda d’infante.
Niente c’è che perfori
come l’incendio a festa
di quel riso. Sono capanne
dove lo stanco pellegrino
piange
un poco
in sere cupe di gravità terrestre.
Dicono «Si nasce in avanti. Verso la fonte
di tutta una luce. Al qui.
Al tempo. Al niente. Càlmati ora».
Sono qui per questo. Portare la parola.
Ridere. Stare senza pensiero.
Dare da mangiare. Essere geniale svolta.
Pulire dove si sporca. Miracolare.
Sono opera intera d’un amore
trapuntato di stelle.
Mariangela Gualtieri Bestia di gioia, Eiinaudi, Torino, 2010, pag, 58,59
J:Sorolla. A la orilla del mar (1908) |
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