Pino Manzella: Primo Levi (Poeti, scrittori e altre creature inutili...Arsenio ed. 2020) |
"La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Somogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera (…).
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi,
A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo.
Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili, sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo."
Primo Levi, La tregua, Einaudi, Torino, 1997, p.10
Che errore, che orrore non fare partecipare i russi alla commemorazione odierna…
Ricordiamocene sempre, perchè questo non accada MAI più, qualunque sia il luogo. La guerra la perdono sempre i poveri.
RispondiElimina@Costantino: sottoscrivo parola per parola, Saluti cordiali, è sempre un piacere sentirti.
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