martedì 5 dicembre 2023

Il mito di Sisifo

    “Sisifo, il suo mito, racchiude tutte le grandi domande esistenziali sul dolore, la morte, il lutto, i riti di cordoglio, la fatica di vivere, la felicità umana (…).  Sisifo rappresenta l’umanità che è sempre in cammino in salita e in discesa, nonostante i tanti limiti dell’esistenza, nonostante il macigno che ognuno di noi, tra le mille avversità della vita, continua, malgrado tutto, a spingere, contro tutto e tutti (compreso Dio) anche se il finale è già noto, perché «la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo»[1] (…)

     Silvano Arieti ha elaborato una visione ‘al contrario’ del mito di Sisifo per definire l’uomo creativo, partendo dall’assunto che è nell’essenza dell’uomo che stanno le radici della creatività ed interpretando ciò in termini vichiani, come la funzione di un certo finito che tende verso l’infinito. Egli afferma che, mentre Sisifo è desinato a spingere pesanti massi sulla cima delle montagne, massi che rotolano indietro e devono essere risospinti verso l’alto, l’uomo creativo non parte di nuovo dalla base della montagna, ma da dove gli altri si sono fermati; e quando raggiunge la cima della montagna, poiché l’infinito non può essere conquistato, egli trova altre e più alte montagne da scalare.

    Così mentre Sisifo è costretto a ridiscendere sempre, l’uomo creativo, al contrario, deve salire all’infinito. Però ad ogni traguardo raggiunto, ad ogni vetta conquistata, pur non essendo l’ultima, si aprono ai suoi occhi orizzonti sempre più ampi, di cui gioisce, percependo che la sua fatica non è stata vana, in quanto questi orizzonti saranno condivisi dall’umanità tutta. «Così, ciò che è rimasto incompiuto come ascesa cognitiva trova un termine come atto di amore sociale»[2]



Paola Argentino: La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore
 Mondadori, Milano, 2023
(un libro davvero speciale, a breve la recensione)




[1] A.Camus, Il mito di Sisifo, in Opere, Milano, Bompiani, 2003, p.319

[2] Ivi, p.449

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