Silvano Arieti ha
elaborato una visione ‘al contrario’ del mito di Sisifo per definire l’uomo creativo,
partendo dall’assunto che è nell’essenza dell’uomo che stanno le radici della
creatività ed interpretando ciò in termini vichiani, come la funzione di un
certo finito che tende verso l’infinito. Egli afferma che, mentre Sisifo è
desinato a spingere pesanti massi sulla cima delle montagne, massi che rotolano
indietro e devono essere risospinti verso l’alto, l’uomo creativo non parte di
nuovo dalla base della montagna, ma da dove gli altri si sono fermati; e quando
raggiunge la cima della montagna, poiché l’infinito non può essere conquistato,
egli trova altre e più alte montagne da scalare.
Così mentre Sisifo è costretto a ridiscendere sempre, l’uomo creativo, al contrario, deve salire all’infinito. Però ad ogni traguardo raggiunto, ad ogni vetta conquistata, pur non essendo l’ultima, si aprono ai suoi occhi orizzonti sempre più ampi, di cui gioisce, percependo che la sua fatica non è stata vana, in quanto questi orizzonti saranno condivisi dall’umanità tutta. «Così, ciò che è rimasto incompiuto come ascesa cognitiva trova un termine come atto di amore sociale»[2]
Molto interessante.
RispondiEliminaGrazie, Vincenzo. Buona domenica,
EliminaConcetti complicati.
RispondiElimina@Gus: ... ma comprensibili. Buona domenica.
EliminaGreat blog
RispondiElimina@Rajani Rehana: thank you. Your blog is great, too.
EliminaDecisamente interessante. Ciao e buona continuazione di giornata e di mese.
RispondiEliminasinforosa
@sinforosa: grazie dell'apprezzamento. Buona domenica.
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