Palermo – Alla vigilia del nuovo anno, è difficile mantenere viva la speranza nel futuro se, come negli ultimi mesi, si è costretti ad assistere alle atrocità commesse in Israele e in Palestina e a convivere nel mondo con la disumanità della guerra. La gente comune ha la triste sensazione che la politica sia diventata quasi impotente ed ‘afasica’: senza parole e senza un percorso alternativo al terrore e alla violenza istituzionale della guerra.
In Italia, una delle poche voci costanti di dissenso, oltre a quella dei movimenti nonviolenti, è quella di papa Francesco, che da tempo implora i potenti perché desistano dalla pazzia delle armi.
Nella Chiesa cattolica la condanna ‘senza se e senza ma’ della guerra è arrivata comunque già 60 anni fa grazie a papa Giovanni XXIII che l’11 aprile 1963, Giovedì Santo, pubblicò l’Enciclica Pacem in Terris. In essa il Pontefice si rivolse non solo ai cristiani, ma a “tutti gli uomini di buona volontà” credenti e non credenti, consapevole ormai, con il Concilio Vaticano II, che il messaggio della Chiesa dovesse andare oltre ogni contrapposizione e annunciare una ‘buona novella’ universale ed ecumenica.
Nella Pacem in Terris, infatti, tutte le nazioni della Terra sono invitate a cercare il dialogo e il negoziato e a ricercare ciò che unisce, tralasciando ciò che divide.
Nel 1963, in un clima politico assai teso, denominato ‘Guerra fredda’ per il contrasto ideologico tra gli USA e l’allora URSS, l’Enciclica fu un segnale forte e dirompente. Non a caso, approvarono il documento papale, oltre che l’allora segretario generale dell’ONU U-Thant, sia la diplomazia statunitense che quella sovietica.
Con la Pacem in Terris venne proclamato il valore assoluto della Pace, fondamento dell’intera comunità umana. Per la prima volta nei suoi pronunciamenti ufficiali, la Chiesa cattolica affermò l'impossibilità di una cosiddetta ‘guerra giusta’: nella versione latina del documento, la guerra - in latino ‘bellum’, sostantivo maschile - viene definita senza mezzi termini ‘alienum a rationem’, vale a dire una pazzia, un delirio collettivo, privo della luce della ragione.
La Pacem in terris è allora l’esortazione illuminata e profetica che indica “l'evoluzione verso una nuova, migliore umanità” e traccia con chiarezza il percorso profetico nonviolento che la società è chiamata a compiere.
Dopo l’Enciclica, che darà a papa Roncalli, già chiamato il ‘Papa buono’, anche l’appellativo di ‘Papa della Pace’, in tutti i documenti ufficiali della Chiesa la condanna della guerra sarà una costante. Nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (pubblicato nel 2004) si legge: “La guerra è un flagello e non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono tra le Nazioni. Non lo è mai stato e mai lo sarà, perché genera conflitti nuovi e più complessi. Quando scoppia, la guerra diventa una ‘inutile strage’, un’avventura senza ritorno, che compromette il presente e mette a rischio il futuro dell’umanità. ‘Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra’. I danni causati da un conflitto armato non sono solamente materiali, ma anche morali. La guerra è, in definitiva, ‘il fallimento di ogni autentico umanesimo’, una sconfitta dell’umanità”.
Infine, un passaggio accorato del messaggio di papa Francesco nella Benedizione ‘Urbi et Orbi’, impartita nel giorno di Natale: “Allora dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, e questo con coraggio: dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire “no” alla guerra bisogna dire “no” alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?”
Si spera allora che, dal 1° gennaio 2024, 57° Giornata Mondiale della Pace, le donne e gli uomini di buona volontà si adoperino con maggiore convinzione per bandire per sempre la guerra dalla Storia.
Maria D’Asaro, 31.12 23, il Punto Quotidiano
Le guerre rappresentano la realtà. La pace che torna è un sogno.
RispondiElimina@Gus: ma sono i sogni che migliorano il mondo e ci rendono degni di vivere appieno la nostra umanità e il nostro transito terrestre. I have a dream... Buon 2024
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