Palermo – Pezzi di cucine, pneumatici, plastiche, reti, scarpe, vestiti, persino un’automobile: a seicento metri di profondità, nello stretto di Messina tra le coste calabresi e quelle siciliane c’è di tutto. Lo svelano i 72 minuti del documentario Abyss Clean Up realizzato tra il 2020 e il 2023 da Igor D’India, in collaborazione con il CNR e l’Università La Sapienza di Roma, prodotto da POPCult con il sostegno della Regione Siciliana e dell’associazione ‘Sea Shepherd Italia’ che ha messo a disposizione del progetto un’imbarcazione capace di contenere l’intero team e i ROV (Remotely Operated Vehicle), cioè veicoli subacquei a controllo remoto.
Ecco qualche spezzone dell’intervista rilasciata a Carlo Andriani per la rivista National Geographic Italia da Igor D’India e dalla professoressa Martina Pierdomenico, ricercatrice del CNR.
Come nasce il documentario “Abyss Clean Up”?
Igor D’India: “Abyss Clean Up” nasce per puro caso mentre cercavo spunti e idee per un documentario: mi è capitato sottomano un articolo sullo studio della professoressa Martina Pierdomenico. Mi sono interessato all’argomento e ho inviato una lettera agli autori per saperne di più con l’obiettivo di realizzare un documentario.
Qual è lo stato dei rifiuti sottomarini nello stretto di Messina?
Igor D’India: Questi rifiuti stanno sprofondando e stanno diventando parte del substrato. È triste dirlo ma facendo un carotaggio troveremmo rifiuti di decenni fa.
Martina Pierdomenico: C’è da dire che abbiamo esplorato solo una piccola porzione dello stretto di Messina. Siamo andati all’interno dell’asse di alcuni canyon che dovrebbero essere le zone in cui questi flussi di sedimento si concentrano (e così anche i rifiuti). Siamo arrivati a 600 metri di profondità mentre il Canyon di Messina, nella zona centrale tra Sicilia e Calabria, arriva fino a 2.700 metri. Abbiamo iniziato a vedere la punta dell’iceberg. Ed è difficile dare una stima della situazione perché le zone più profonde sono ancora inesplorate.
Perché i fondali dei nostri mari e fiumi si trasformano in discariche di rifiuti? E soprattutto perché questo problema emerge solo di recente? (continua su il Punto Quotidiano)
Maria D'Asaro, 4.5.25, il Punto Quotidiano
Troppi rifiuti nei nostri mari.
RispondiElimina@Cavaliere: proprio così...
RispondiEliminaPensavo a qualcosa di poetico leggendo il titolo, invece si parla proprio di rifiuti..ormai ne ammucchiamo in ogni dove..in orbita ci avranno pensato?! Su qualche pianeta alieno arriverebbe prima la nostra indifferenziata..😔
RispondiElimina@Franco: siamo proprio stupidi. Non capiamo che "troppa roba ci seppellirà" come titolava, decenni fa, il settimanale satirico 'Cuore'.
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