sabato 3 maggio 2025

La giusta distanza dalle stelle: vertice di cura...

      Ci sono testi particolarmente preziosi: La giusta distanza dalle stelle, il saggio scritto da Agata Pisana, che ripercorre un percorso di elaborazione del lutto di genitori a cui è morto un figlio, è uno di questi.
   Leggerlo è sicuramente impegnativo, ma necessario se si vuole acquisire competenza su cosa sia un autentico counselling di cura secondo l’ermeneutica della Gestalt Therapy e  se si vuole cercare di 'contenere' uno dei dolori più grandi, forse il maggiore in assoluto, che il cuore umano può provare.
    Prima della recensione, proporrò alcuni stralci del testo. 
Ecco il primo:
 
“Ogni dolore, se non condiviso, se non espresso in verità e libertà, diventa incubo. Si sviluppa un senso di isolamento ed inadeguatezza. È questo sfondo così lacerato che stiamo cercando di ricostruire insieme. Come se raccogliessimo i brandelli di vita scagliati tutt’intorno da un’esplosione improvvisa e a poco a poco, pur se provocando a volte ulteriore dolore, li ricucissimo l’un l’altro.
Restano sempre i rattoppi, le suture bruciano, qualcosa ha assunto una forma diversa, ma se si sarà ri-creato uno sfondo esplorabile e flessibile, l’Io può tornare a far figura e la vita a fluire. E a trovare parole.
     Rassicurati da una relazione con noi accogliente e onesta, ma anche forte e libera, i genitori possono adesso dire: una parola detta non è più chiusa dentro il cuore ed il sentirne il suono la fa risuonare dentro in modo diverso. Per il solo fatto di essere stata detta, una parola avvia un processo di sviluppo di ciò che essa ha espresso.
     Tuttavia, se la dicibilità è requisito fondamentale della possibilità di procedere nell’esperienza del contatto, perché le parole siano efficacie producano movimento del Sé è necessario che esprimano esattamente ciò che si sente, che lo esprimano tutto e che lo esprimano in autenticità. Per questo è importante sollecitare una piena focalizzazione dei vissuti. Se la morte di un figlio è, per certi versi, un subire una violenza dalla vita, il narrare e narrarsi è parte integrante del processo di guarigione: «Raccontare una storia consente di stabilire un contatto umano con il prossimo interrompendo l’isolamento provocato dalla violenza».
    L’attenzione costante da parte nostra alle loro parole ma anche a ciò che comunicano con i gesti, con l’intonazione e le pause, in un’ottica di cura sempre prioritaria e dominante, ci permette di non restare travolti dai vissuti che le loro stesse parole esprimono. Stiamo accanto ma non soffriamo con loro e per loro, altrimenti non li aiuteremmo.  È compassione quella che ci muove a essere qui, a fare volontariato, a spendere tempo ed energia ed è una compassione esistenziale, che appartiene agli esseri umani in quanto sensibili verso gli altri e capaci di responsabilità e che si concretizza nell’individuare e realizzare ciò che si ritiene il miglior aiuto possibile rispetto al contesto.”

Agata Pisana, La giusta distanza dalle stelle
L’elaborazione del lutto genitoriale secondo la Gestalt Therapy pp.82.83

(La professoressa Agata Pisana, già docente di Filosofia e Storia nei licei, è counsellor formatore supervisore a indirizzo gestaltico e... tanto altro ancora)

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