INTERVISTA a SHIRIN EBADI (2008)
[Dal mensile "Jesus" n. 3, marzo 2008 col titolo "Shirin Ebadi: l'islam alla
prova dei diritti umani" e il sommario "L'avvocata iraniana premio Nobel per
la Pace 2003 racconta la sua lotta contro un sistema giudiziario arcaico e
maschilista. E dice che il modo per disarmare un regime islamico non
democratico e' togliergli l'arma della religione"]
"La democrazia non si puo' scaricare con le bombe a grappolo sulla testa di
un popolo". L'iraniana Shirin Ebadi - premio Nobel per la Pace nel 2003 -
resta contraria a qualunque azione militare contro Teheran. Chiamata alcuni
mesi fa a inaugurare il ciclo di conferenze Torino Spiritualita', lo ha
fatto con una lezione da manuale sul tema "Islam: il dilemma della
democrazia". Dal palco ha tuonato cosi': "Il mio popolo non permettera' mai
che l'Iran diventi un altro Iraq. Baghdad e' stata invasa con la scusa delle
armi di distruzione di massa. Poi, non avendole trovate, hanno dichiarato di
averlo fatto per la democrazia. Saddam Hussein era forse l'unico dittatore
al mondo? O era solo piu' interessante degli altri perche' seduto su un mare
di petrolio?".
Sistemata l'ansia interventista di George W. Bush, e' arrivata una stoccata
anche per il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad: "Tuttavia, l'Iran deve
seguire le direttive del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: non
possiamo permetterci di erigere un muro che ci separi dal resto del mondo,
non sarebbe ne' fattibile, ne' augurabile. Resto comunque contraria alle
sanzioni economiche, perche' a soffrirne sarebbe solo la gente. Meglio
quelle di natura politica".
*
- Alessandra Garusi: Puo' farci qualche esempio?
- Shirin Ebadi: Ci sono varie forme: dalla limitazione dei rapporti politici
con l'Iran al blocco dei visti per le autorita' iraniane coinvolte nella
produzione dell'energia nucleare. Tutto questo non danneggerebbe la
popolazione; costringerebbe il regime ad accettare le richieste della
comunita' internazionale.
*
- Alessandra Garusi: La fustigazione in pubblico di Said Ghambari, il
vertiginoso aumento delle condanne a morte, le lapidazioni: la stretta
repressiva interna, voluta da Ahmadinejad, e' sempre piu' violenta. Come la
spiega?
- Shirin Ebadi: Una delle ragioni e' questa: il mondo ha concentrato
l'attenzione sulla questione nucleare, dimenticando tutto il resto, diritti
umani compresi. Inoltre, il costo della vita in Iran e' in costante ascesa.
Ci sono sempre piu' poveri, nonostante il nostro sia un Paese ricco. Questa
situazione economica ha allontanato sempre piu' la gente dal regime: e
quando un regime non si sente appoggiato dal popolo, diventa sempre piu'
violento.
*
- Alessandra Garusi: Quindi per chi si occupa di difendere i diritti umani
come lei, la situazione e' sempre piu' difficile oggi in Iran?
- Shirin Ebadi: Senza dubbio, la situazione dei diritti umani nel mio
Paese - ma anche nel resto del mondo - e' in continuo, netto, peggioramento:
le esecuzioni sono aumentate, soprattutto quelle di minorenni; il numero dei
giornalisti imprigionati non e' mai stato cosi' alto. L'ultimo caso di cui
mi sono occupata e' quello di due giornalisti curdi condannati alla pena
capitale. E' chiaro che ricorreremo in appello. Ma anche se dovessi riuscire
a ribaltare la sentenza, resta un fatto molto grave. Tuttavia, per quanto
possa essere difficile e pericolosa una professione come la mia in Iran, e'
fondamentale andare avanti. Bisogna assumersene il rischio.
*
- Alessandra Garusi: Qual e' l'accusa che viene mossa ai giornalisti curdi?
- Shirin Ebadi: In Iran chiunque critichi il regime e' accusato di
"attentare alla sicurezza nazionale" e di "essere un agente americano". Ma,
del resto, in tutto il pianeta la democrazia e' sempre meno rispettata; e i
governi cercano di accrescere il proprio potere con la scusa della
"sicurezza". Il trend e' questo. Non accade solo in Iran, ma anche in
Occidente. Oggi negli Usa e in Gran Bretagna succedono cose che venti anni
fa erano impensabili: dalle intercettazioni telefoniche alle tante forme di
limitazione delle liberta' personali.
*
- Alessandra Garusi: Le leggi iraniane sono discriminatorie, soprattutto nei
confronti delle donne. Cosa state facendo, voi giuristi, per cambiarle?
- Shirin Ebadi: Stiamo raccogliendo un milione di firme: tanti sono gli
uomini e le donne che disapprovano lo stato delle cose e invitano al
cambiamento. Purtroppo, il regime non si e' mostrato ricettivo nemmeno
stavolta. Molti attivisti sono stati arrestati e processati. L'ultimo
arresto risale a pochi giorni fa. Per promuovere la campagna era stata
organizzata una riunione in una casa privata nella citta' di Horamabad. La
polizia ha fatto irruzione nell'abitazione e ha arrestato tutti i presenti,
una quarantina di persone. Due di loro sono ancora in carcere, gli altri
sono stati rilasciati su cauzione. Li aspetta comunque un processo. Il fatto
piu' sconcertante e' che, mentre i poliziotti trascinavano fuori le persone,
dicevano ai curiosi: "Qui era in corso un'orgia. Per questo siamo
intervenuti".
*
- Alessandra Garusi: Ci riporti qualche battuta del dibattimento in
tribunale.
- Shirin Ebadi: Ho chiesto al giudice: "Se questa donna dice di non volere
che il marito abbia due mogli, cosa significa: che l'America attacca l'Iran?
E se una ragazza vuole gli stessi diritti del fratello, questo comporta
qualche rischio per la sicurezza del Paese?". Sfortunatamente, i tribunali
non sono indipendenti: le sentenze vengono scritte ancor prima che si apra
un'udienza. In questo caso specifico, le mie clienti sono state condannate a
una lunga detenzione, oltre che a essere frustate. Malgrado tutto questo,
gli arresti non hanno danneggiato i movimenti femministi iraniani: le donne
continuano a lottare. E ce la faranno a cambiare queste leggi disumane.
*
- Alessandra Garusi: Come fa a essere cosi' ottimista?
- Shirin Ebadi: Lo sono per ragioni numeriche. Il 65 per cento degli
studenti universitari sono donne. Questo significa che il numero delle donne
istruite in Iran supera quello degli uomini. Le donne sono presenti un po'
ovunque: dagli uffici statali ai tribunali, dal Parlamento alle universita'.
Persino la vice di Ahmadinejad e' una donna. E, come le altre donne, deve
chiedere il permesso del marito prima di prendere l'aereo. Immaginate che
debba presenziare una riunione al Palazzo di Vetro. Poniamo solo che la sera
prima litighi col marito... Che succede? Queste leggi sono in rotta con la
nostra cultura, del tutto inadeguate alla vita di oggi.
*
- Alessandra Garusi: Dariush Forouhar e la moglie, la fotogiornalista Zahra
Kazemi, lo studente Ahmad Batebi imprigionato nel famigerato carcere di
Evin... Quale di queste e delle altre persone che lei ha difeso le e'
rimasta piu' impressa?
- Shirin Ebadi: Ogni pratica, per me, ha una sua importanza. E di casi
giuridicamente impegnativi ne ho avuti nella mia carriera... Le dico solo
questo: circa dieci anni fa, il regime elimino' parecchi oppositori. In
tribunale, rappresentavo le vittime. Studiando le pratiche di quegli eventi,
scoprii che anch'io ero sulla lista nera di quelli da eliminare. Quindi, se
oggi lei mi chiede quale pratica mi e' rimasta piu' impressa, non posso
rispondere: e' come chiedere a una madre che ha cinque figli qual e' il suo
preferito.
*
- Alessandra Garusi: Qual e' il caso di cui si sta occupando in questi
giorni?
- Shirin Ebadi: Mi sto occupando di Mohammad Latif, un ragazzino
quindicenne. E' appena stato condannato a morte per aver accidentalmente
ucciso, durante un litigio, un'altra persona. Purtroppo, il suo non e'
affatto un caso isolato. In Iran, il numero dei minorenni giustiziati sta
crescendo in modo preoccupante. Il problema sono le leggi iraniane, piene di
contraddizioni. Se da una parte la responsabilita' penale scatta a nove anni
lunari (un anno lunare e' di dieci giorni piu' breve rispetto a quello
solare, ndr) per le ragazze e a 15 per i ragazzi, dall'altra un quindicenne
non puo' espatriare senza il permesso paterno, ne' puo' guidare, o votare.
Ma essere giustiziato, questo si'... La sentenza e' stata confermata in
appello. Ora sto interessando l'Unicef, il Comitato per i diritti umani,
ecc. Ma e' tutta la normativa sui minori che va rivista.
*
- Alessandra Garusi: Lei ha detto: "Il modo migliore di affrontare i regimi
islamici non democratici e' di disarmarli, cioe' di togliere loro l'arma
dell'islam".
- Shirin Ebadi: Di fronte ai governi islamici non democratici che
giustificano l'oppressione abusando del nome dell'islam, sono sorti dei
moderni pensatori musulmani. La formazione di un unico fronte fra i
pensatori di diversi Paesi ancora non c'e'. Manca un leader. Non ha una
sede, ne' delle filiali. Ma ha luogo nella mente di ciascuno di questi
studiosi islamici che, mantenendo la religione dei propri avi, rispetta la
democrazia. E non tollera piu' l'ingiustizia. Ai loro occhi, i governi che
rifiutano la democrazia e i diritti umani con la scusa dell'appartenenza
culturale in verita' sono solo degli obsoleti tiranni.
*
- Alessandra Garusi: Il vero problema, dunque, non e' nella natura
dell'islam.
- Shirin Ebadi: No. Per varie ragioni alcuni governi islamici non vogliono
che sia presentata un'interpretazione dell'islam compatibile con la
democrazia e i diritti umani. Ma, oggi piu' che mai, questi leader hanno
bisogno di una metamorfosi, che riguardi anche la loro cultura politica. Le
leggi devono essere aggiornate. Il fatto piu' importante per la
trasformazione culturale e' questo: bisogna insegnare ai musulmani l'islam
all'avanguardia. Bisogna insegnare loro che si puo' essere musulmani e
vivere meglio. Che si puo' essere musulmani e rispettare i diritti umani e
la democrazia. La chiave del Paradiso non e' nelle mani dei regimi islamici.
E non tutto quello che fa un governo in nome dell'islam e' islamico.
[Dal mensile "Jesus" n. 3, marzo 2008 col titolo "Shirin Ebadi: l'islam alla
prova dei diritti umani" e il sommario "L'avvocata iraniana premio Nobel per
la Pace 2003 racconta la sua lotta contro un sistema giudiziario arcaico e
maschilista. E dice che il modo per disarmare un regime islamico non
democratico e' togliergli l'arma della religione"]
"La democrazia non si puo' scaricare con le bombe a grappolo sulla testa di
un popolo". L'iraniana Shirin Ebadi - premio Nobel per la Pace nel 2003 -
resta contraria a qualunque azione militare contro Teheran. Chiamata alcuni
mesi fa a inaugurare il ciclo di conferenze Torino Spiritualita', lo ha
fatto con una lezione da manuale sul tema "Islam: il dilemma della
democrazia". Dal palco ha tuonato cosi': "Il mio popolo non permettera' mai
che l'Iran diventi un altro Iraq. Baghdad e' stata invasa con la scusa delle
armi di distruzione di massa. Poi, non avendole trovate, hanno dichiarato di
averlo fatto per la democrazia. Saddam Hussein era forse l'unico dittatore
al mondo? O era solo piu' interessante degli altri perche' seduto su un mare
di petrolio?".
Sistemata l'ansia interventista di George W. Bush, e' arrivata una stoccata
anche per il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad: "Tuttavia, l'Iran deve
seguire le direttive del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: non
possiamo permetterci di erigere un muro che ci separi dal resto del mondo,
non sarebbe ne' fattibile, ne' augurabile. Resto comunque contraria alle
sanzioni economiche, perche' a soffrirne sarebbe solo la gente. Meglio
quelle di natura politica".
*
- Alessandra Garusi: Puo' farci qualche esempio?
- Shirin Ebadi: Ci sono varie forme: dalla limitazione dei rapporti politici
con l'Iran al blocco dei visti per le autorita' iraniane coinvolte nella
produzione dell'energia nucleare. Tutto questo non danneggerebbe la
popolazione; costringerebbe il regime ad accettare le richieste della
comunita' internazionale.
*
- Alessandra Garusi: La fustigazione in pubblico di Said Ghambari, il
vertiginoso aumento delle condanne a morte, le lapidazioni: la stretta
repressiva interna, voluta da Ahmadinejad, e' sempre piu' violenta. Come la
spiega?
- Shirin Ebadi: Una delle ragioni e' questa: il mondo ha concentrato
l'attenzione sulla questione nucleare, dimenticando tutto il resto, diritti
umani compresi. Inoltre, il costo della vita in Iran e' in costante ascesa.
Ci sono sempre piu' poveri, nonostante il nostro sia un Paese ricco. Questa
situazione economica ha allontanato sempre piu' la gente dal regime: e
quando un regime non si sente appoggiato dal popolo, diventa sempre piu'
violento.
*
- Alessandra Garusi: Quindi per chi si occupa di difendere i diritti umani
come lei, la situazione e' sempre piu' difficile oggi in Iran?
- Shirin Ebadi: Senza dubbio, la situazione dei diritti umani nel mio
Paese - ma anche nel resto del mondo - e' in continuo, netto, peggioramento:
le esecuzioni sono aumentate, soprattutto quelle di minorenni; il numero dei
giornalisti imprigionati non e' mai stato cosi' alto. L'ultimo caso di cui
mi sono occupata e' quello di due giornalisti curdi condannati alla pena
capitale. E' chiaro che ricorreremo in appello. Ma anche se dovessi riuscire
a ribaltare la sentenza, resta un fatto molto grave. Tuttavia, per quanto
possa essere difficile e pericolosa una professione come la mia in Iran, e'
fondamentale andare avanti. Bisogna assumersene il rischio.
*
- Alessandra Garusi: Qual e' l'accusa che viene mossa ai giornalisti curdi?
- Shirin Ebadi: In Iran chiunque critichi il regime e' accusato di
"attentare alla sicurezza nazionale" e di "essere un agente americano". Ma,
del resto, in tutto il pianeta la democrazia e' sempre meno rispettata; e i
governi cercano di accrescere il proprio potere con la scusa della
"sicurezza". Il trend e' questo. Non accade solo in Iran, ma anche in
Occidente. Oggi negli Usa e in Gran Bretagna succedono cose che venti anni
fa erano impensabili: dalle intercettazioni telefoniche alle tante forme di
limitazione delle liberta' personali.
*
- Alessandra Garusi: Le leggi iraniane sono discriminatorie, soprattutto nei
confronti delle donne. Cosa state facendo, voi giuristi, per cambiarle?
- Shirin Ebadi: Stiamo raccogliendo un milione di firme: tanti sono gli
uomini e le donne che disapprovano lo stato delle cose e invitano al
cambiamento. Purtroppo, il regime non si e' mostrato ricettivo nemmeno
stavolta. Molti attivisti sono stati arrestati e processati. L'ultimo
arresto risale a pochi giorni fa. Per promuovere la campagna era stata
organizzata una riunione in una casa privata nella citta' di Horamabad. La
polizia ha fatto irruzione nell'abitazione e ha arrestato tutti i presenti,
una quarantina di persone. Due di loro sono ancora in carcere, gli altri
sono stati rilasciati su cauzione. Li aspetta comunque un processo. Il fatto
piu' sconcertante e' che, mentre i poliziotti trascinavano fuori le persone,
dicevano ai curiosi: "Qui era in corso un'orgia. Per questo siamo
intervenuti".
*
- Alessandra Garusi: Ci riporti qualche battuta del dibattimento in
tribunale.
- Shirin Ebadi: Ho chiesto al giudice: "Se questa donna dice di non volere
che il marito abbia due mogli, cosa significa: che l'America attacca l'Iran?
E se una ragazza vuole gli stessi diritti del fratello, questo comporta
qualche rischio per la sicurezza del Paese?". Sfortunatamente, i tribunali
non sono indipendenti: le sentenze vengono scritte ancor prima che si apra
un'udienza. In questo caso specifico, le mie clienti sono state condannate a
una lunga detenzione, oltre che a essere frustate. Malgrado tutto questo,
gli arresti non hanno danneggiato i movimenti femministi iraniani: le donne
continuano a lottare. E ce la faranno a cambiare queste leggi disumane.
*
- Alessandra Garusi: Come fa a essere cosi' ottimista?
- Shirin Ebadi: Lo sono per ragioni numeriche. Il 65 per cento degli
studenti universitari sono donne. Questo significa che il numero delle donne
istruite in Iran supera quello degli uomini. Le donne sono presenti un po'
ovunque: dagli uffici statali ai tribunali, dal Parlamento alle universita'.
Persino la vice di Ahmadinejad e' una donna. E, come le altre donne, deve
chiedere il permesso del marito prima di prendere l'aereo. Immaginate che
debba presenziare una riunione al Palazzo di Vetro. Poniamo solo che la sera
prima litighi col marito... Che succede? Queste leggi sono in rotta con la
nostra cultura, del tutto inadeguate alla vita di oggi.
*
- Alessandra Garusi: Dariush Forouhar e la moglie, la fotogiornalista Zahra
Kazemi, lo studente Ahmad Batebi imprigionato nel famigerato carcere di
Evin... Quale di queste e delle altre persone che lei ha difeso le e'
rimasta piu' impressa?
- Shirin Ebadi: Ogni pratica, per me, ha una sua importanza. E di casi
giuridicamente impegnativi ne ho avuti nella mia carriera... Le dico solo
questo: circa dieci anni fa, il regime elimino' parecchi oppositori. In
tribunale, rappresentavo le vittime. Studiando le pratiche di quegli eventi,
scoprii che anch'io ero sulla lista nera di quelli da eliminare. Quindi, se
oggi lei mi chiede quale pratica mi e' rimasta piu' impressa, non posso
rispondere: e' come chiedere a una madre che ha cinque figli qual e' il suo
preferito.
*
- Alessandra Garusi: Qual e' il caso di cui si sta occupando in questi
giorni?
- Shirin Ebadi: Mi sto occupando di Mohammad Latif, un ragazzino
quindicenne. E' appena stato condannato a morte per aver accidentalmente
ucciso, durante un litigio, un'altra persona. Purtroppo, il suo non e'
affatto un caso isolato. In Iran, il numero dei minorenni giustiziati sta
crescendo in modo preoccupante. Il problema sono le leggi iraniane, piene di
contraddizioni. Se da una parte la responsabilita' penale scatta a nove anni
lunari (un anno lunare e' di dieci giorni piu' breve rispetto a quello
solare, ndr) per le ragazze e a 15 per i ragazzi, dall'altra un quindicenne
non puo' espatriare senza il permesso paterno, ne' puo' guidare, o votare.
Ma essere giustiziato, questo si'... La sentenza e' stata confermata in
appello. Ora sto interessando l'Unicef, il Comitato per i diritti umani,
ecc. Ma e' tutta la normativa sui minori che va rivista.
*
- Alessandra Garusi: Lei ha detto: "Il modo migliore di affrontare i regimi
islamici non democratici e' di disarmarli, cioe' di togliere loro l'arma
dell'islam".
- Shirin Ebadi: Di fronte ai governi islamici non democratici che
giustificano l'oppressione abusando del nome dell'islam, sono sorti dei
moderni pensatori musulmani. La formazione di un unico fronte fra i
pensatori di diversi Paesi ancora non c'e'. Manca un leader. Non ha una
sede, ne' delle filiali. Ma ha luogo nella mente di ciascuno di questi
studiosi islamici che, mantenendo la religione dei propri avi, rispetta la
democrazia. E non tollera piu' l'ingiustizia. Ai loro occhi, i governi che
rifiutano la democrazia e i diritti umani con la scusa dell'appartenenza
culturale in verita' sono solo degli obsoleti tiranni.
*
- Alessandra Garusi: Il vero problema, dunque, non e' nella natura
dell'islam.
- Shirin Ebadi: No. Per varie ragioni alcuni governi islamici non vogliono
che sia presentata un'interpretazione dell'islam compatibile con la
democrazia e i diritti umani. Ma, oggi piu' che mai, questi leader hanno
bisogno di una metamorfosi, che riguardi anche la loro cultura politica. Le
leggi devono essere aggiornate. Il fatto piu' importante per la
trasformazione culturale e' questo: bisogna insegnare ai musulmani l'islam
all'avanguardia. Bisogna insegnare loro che si puo' essere musulmani e
vivere meglio. Che si puo' essere musulmani e rispettare i diritti umani e
la democrazia. La chiave del Paradiso non e' nelle mani dei regimi islamici.
E non tutto quello che fa un governo in nome dell'islam e' islamico.
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