Il primo è in piedi accanto all’autista: trema vistosamente, il volto ha un’età indefinibile. Ha strani capelli neri, un po’ lunghi e un po’ ricci, un grosso anello all’anulare destro e un bracciale d’oro massiccio al polso. In mano ha un sacchetto.
Poi c’è un signore, a cui manca un venerdì di sicuro, che ride in modo sguaiato e fissa ostinatamente tutte le donne che incontra, dicendo: “Hai begli occhiali … Che stai mangiando? Buon appetito! Dove vai?”
Ce n’è un altro, comodamente seduto, con una sorta di bombetta in testa, ben intrecciata al collo una sciarpa bianca, chiusa da una vistosa spilla dorata. L’uomo poggia entrambe le mani su uno strano bastone. E continua a fissarmi, con uno sguardo insieme ironico e penetrante.
A Palermo, i figli di un dio minore – o maggiore, chissà – non hanno l’automobile. La domenica, vanno in giro per la città: tutti insieme, sull’autobus 243.
Maria D’Asaro ("Centonove": 8-4-2011)
...e gli tocca pure aspettare le fermate impreviste causate dalle grosse auto parcheggiate male, immagino. Bel trittico, Maruzza. Ciao.
RispondiElimina@dr.Peter: che piacere trovare un tuo commento... Mi manchi sul web. Grazie dell'apprezzamento. Buona domenica!
RispondiElimina