Nostra signora, per alcune creature aveva un riguardo speciale: per gli analfabeti, per chi chiedeva un soldino al semaforo, per i bimbi sperduti, per le vecchiette svanite, per i ragazzi che amavano altri ragazzi, persino per i cagnolini abbandonati ….
E per i nonnini un po’ curvi. Che aspettavano l’autobus, alle nove di sera. Quando lei, signora di belle speranze, due figli in meno e un po’ di arroganza in più, tornava da Bagheria, dove insegnava agli alunni diversi della scuola di sera.
E, d’inverno, con la sua 127 blu, solcava la vecchia statale: Ficarazzi, via Messina Marine, poi corso dei Mille. Dove c’era il nonnino: un vecchietto piccolo piccolo, con un cappotto grigio topo, una gobba evidente. E gli occhi più buoni che lei avesse mai visto. A volte, se il cielo prometteva la pioggia, la mano destra del vecchietto reggeva un ombrello. Lei lo guardava, dalla sua calda automobile. La tentazione di raccattarlo era ogni sera più forte. Una sera non resistette: era gennaio, pioveva, l’aria era più fredda del solito.
Nostra signora accosta la macchina alla fermata dell’autobus, abbassa il finestrino, e dice con la voce più quieta del mondo: - Vuole un passaggio? Io vado verso la Stazione centrale… - Gli occhi buoni la guardano, per niente stupiti: - Troppo buona, signù… Casa mia, però è verso via Dante… - Non è lontano: salga, l’accompagno: c’è freddo, stasera. -
In macchina, il signore le parla di una moglie andata via troppo presto, di una nipote che “gli lava la biancheria”, di un’altra che gli cucina un piatto di pasta. - Ma la sera, io vado a dormire nel mio letto, finchè u Signuri mi dà la grazia di camminare…-
La signora lo lascia sull’uscio di casa. La sua stretta di mano affettuosa, il sorriso caldo dei suoi occhi, le regalano un po’ di luce anche adesso.
Methody è sempre lì, al semaforo di via Buonriposo. Una volta nostra signora gli aveva chiesto come stava. E lui le aveva risposto che no, questa domanda lei non doveva farla. “Come si può stare, quando uno chiede soldi per mangiare al semaforo… Non mi chiedere niente, per favore, bella signora…”
Lei non si era offesa e aveva cominciato a pensare. E a svestirsi. Della sua tranquilla posizione sociale, del suo stipendio che arrivava puntuale, alla fine del mese. Non doveva essere facile, chiedere l’elemosina, a quel semaforo … Aveva imparato: non faceva domande. Elargiva sorrisi. Magari anche una banconota, quando poteva.
Le era poi capitato di salire degli scalini: sbrecciati, scivolosi, un po’ unti. Di portare una pesante valigia, per quelle scale. Di sentire canzoni napoletane, vedere bambini che stavano a casa, anche in giorni di scuola, di parlare con donne dal trucco pesante e dalle vestaglie sgualcite.
Aveva cominciato a capire, sulla sua pelle, come fosse diversa e uguale la vita, su quelle scale. Arrancando con pacchi di spesa a buon prezzo, senza ascensore. Come ci si sentisse, a sopportare gli sguardi altezzosi dei garantiti. Di quelli che il Capodanno vanno almeno in un piccolo villaggio francese, perché c’è la neve ed è così intimo. Di quelli che hanno sempre l’invito a un evento importante.
Infine, accanto a un uomo dai lunghi capelli, aveva intercettato l’umore di straordinaria durezza degli sguardi maschili verso di lui: diffidenti e sprezzanti. Gli stessi sguardi si erano posati poi verso di lei: con un retrogusto, neppure troppo celato, di sguaiata ironia.
Chissà che non avesse ragione Jim Morrison: ancora oggi, forse solo Gesù aveva il diritto di avere lunghi capelli e non essere guardato come un drogato, un diverso, uno poco affidabile. Ma, di sicuro, ai suoi tempi anche Cristo era un disadatto. Non per niente era finito in croce, ammazzato dalla gente perbene.
E nostra signora cominciava lentamente a capire. Ma non più con la testa. Non solo. Perché quegli sguardi l’avevano profondamente toccata. Capiva col cuore. Soffriva nella sua pelle. Pensava con la sua carne. Ma poi sorrideva, nell’anima.
Perché lei, tanto vicina a un mondo di ceri e preghiere, solo ora capiva le parole dell’Uomo dai lunghi capelli: Se non diventerete come bambini, non entrerete in Paradiso. Pubblicani e prostitute vi precederanno nel Regno dei Cieli… .
Nostra signora, finalmente, sentiva davvero il respiro delle creature speciali. E continuava a dare loro la mano. E il cuore. Con un diverso sorriso.
ha sguardi buoni la Madre sulle rovine...
RispondiEliminaE poi spesso queste persone hanno molta più dignità di quelle con una "posizione sociale".
RispondiEliminaInferno, Purgatorio, Paradiso: Dante (!) ci ha prospettato "futuri" governati da marcate gerarchie, proprio come in questa vita terrena. Spero tanto che ci abbia visto male. Buona settimana, Maruzza.
RispondiEliminaChe strano... rileggendo il post mi sono accorto che il «nonnino un po' curvo» abitava proprio verso via Dante... che il mio commento precedente sia stato ispirato proprio lui? Mah... Ciao, scusa l'invadenza.
RispondiEliminaLa bontà non è di moda,ma esiste ancora.La migliore è quella verso gli umili-
RispondiElimina@Grazie a tutti/e per l'attenzione.
RispondiElimina@dr.Peter: le gerarchie che Dante immagina nei mondi ultraterreni sono dettate dal suo profondo desiderio di giustizia. Forse, hanno più senso di quelle terrene. A mio sommesso avviso, è sulla terra che "ci vediamo male". Grazie sempre della tua presenza! Ciao.