Se non fosse per il Carnevale, che lo colora un pochino, Febbraio talvolta è il mese più triste dell’anno. Morì proprio in quel mese, la madre di Gaetano e Luisa. Quando, in Sicilia, i mandorli sono in già fiore …
Quell’anno, Gaetano era in seconda. In prima si era fatto notare solo per qualche assenza di troppo: - La madre è malata – sussurravano compagni e colleghe. Le assenze. ovviamente, a febbraio ebbero un picco. Gaetano, comunque, passò in terza media.
In terza cominciarono i guai: assenze ingiustificate, strafottenza, disturbo minuto e continuo a compagni e docenti. Tranne che a una. Che infatti lo sostenne sino allo stremo. Alla fine però, Gaetano non fu ammesso agli esami.
Luisa, intanto, stava frequentando la prima. Per lei attenzione, affetto, laboratori speciali: ma, da parte sua, assenze ingiustificate, strafottenza, disturbo minuto e continuo a compagni e docenti. Nessuna esclusa. Lunghe discussioni prima di decidere il futuro scolastico di Luisa: a giugno, bocciata anche lei.
Già da tempo, avevo conosciuto il papà dei ragazzi.
Un omone imponente: sopracciglia da mangiafuoco, circonferenza straripante, naso pronunciato, mani tozze e robuste. Vestiti puliti, quasi dimessi. La postura, quella di una barca che dondola sull’acqua. – Professoressa, lo so che mio figlio viene poco a scuola. Ma, mi deve fare una cortesia: me lo deve promuovere…-
Questo il suo ritornello, pronunciato con voce querula, quasi piagnucolante.
In terza, ci siamo visti più volte. L’ho invitato a far venire i ragazzi a scuola più spesso, a controllare le assenze. A chiedere loro che a casa ogni tanto li aprissero, i libri. Lui mi faceva di si, con la testa. Ma nella vita scolastica di Luisa e Gaetano non mutava una virgola.
Non deve essere facile occuparsi dei figli quando ti muore la moglie. Specie se i figli sono appena ragazzi. E magari difficili. E poi, per fare il papà, forse, come per fare il prete, ci vuole un po’ di vocazione. O almeno un po’ di buona volontà. E tanto esercizio. E, magari, passione. Quell’omone, questi complessi ingredienti, non riusciva chimicamente a farli reagire.
Una volta, in un pomeriggio assolato di maggio, a mezza voce, me lo confessò: - Professoressa, quando c’era mia moglie, faceva tutto lei. A casa aveva una fissazione, per la pulizia. Cucinava bene. E poi i picciriddi, sa quanto ci teneva… La scuola, la pulizia, l’educazione…
Io me ne andavo la mattina, al lavoro. E lei, buon’anima, badava a tutto. Ora mi sento sfasato, mi creda… Qualche cosa la fa Luisa. Per certe cose, mi dà una mano mia madre. Ma poi, alla fin fine, siamo soli. I parenti ti dicono che ti daranno aiuto, ma poi la sera ognuno chiude la sua porta di casa… Me li faccia promuovere, professorè…-
Dopo la bocciatura, Gaetano fu cambiato di corso. All’inizio, ricominciò la solita solfa: assenze ingiustificate, strafottenza, disturbo minuto e continuo a compagni e docenti. I colloqui con lui sono stati per me una sconfitta: avevo di fronte un ragazzo che ostentava una maturità quasi da adulto e un linguaggio fine e forbito, dietro cui nascondeva la sua rabbia distruttiva e il suo disimpegno. Non credo di aver fatto molto per lui.
Per fortuna, sono stati più bravi compagni e docenti. Ne hanno preso le misure, ne hanno pazientemente tollerato le intemperanze, hanno chiuso quasi due occhi sulle tante lacune.
Così, alla fine, Gaetano è stato ammesso agli esami.
A gennaio, avevo contattato il papà. Un’assistente sociale mi aveva promesso che, se il signore lo avesse chiesto, i due ragazzini, per due o tre pomeriggi a settimana, avrebbero avuto un educatore domiciliare: una sorta di angelo a tempo, una presenza discreta che riempie qualche vuoto e dà anche una mano a fare i compiti.
Il papà, mi disse che sì, che sarebbe andato. Ma sapevo che non era vero. Gli chiesi che cosa non lo convincesse: - Sa professorè … Che deve dire questa o questo che viene, se il letto non è fatto…. – Non si preoccupi, questo non ha nessuna importanza. – Ma quel letto disfatto, e altre insicurezze inespresse, impedirono al papà di chiedere aiuto.
Così, Luisa fu di nuovo bocciata.
Per fortuna, qualche angelo di riserva lavora sempre per noi. A tredici anni, con un corpo da donna e un cervellino da adulta, è difficile ricominciare per la terza volta la prima media: così la mia Preside è riuscita a convincere un’altra assistente sociale perchè inserisse Luisa in un percorso scolastico tagliato apposta per lei.
Adesso, ogni tanto, incontro i due ragazzi, miei vicini di casa.
Gaetano frequenta una scuola professionale. Luisa, quest’anno, si presenterà come candidata esterna agli esami di terza media.
Entrambi mi donano larghi sorrisi.
Mi piace pensare che, da una qualche plaga lontana, la madre continui a sorridere, a entrambi.
Gaetano ne è convinto. Un giorno mi ha detto, spiazzandomi: - Professoressa, non si preoccupi: mia madre, lo so, sarà sempre con me. -