Se sei uno di quei palermitani mattinieri che è solito fare di buon’ora due passi in città, noterai che la domenica mattina, tra le sei e le otto, le strade cittadine sono percorse da cavalli bianchi o neri che vanno al passo, al trotto e persino al galoppo. Si tratta talvolta di esemplari equini utilizzati per il traino di carrozze che ospitano turisti desiderosi di visitare Palermo con questo mezzo desueto o che trasportano coppie di novelli sposi ai quali piace suggellare l’inizio della vita insieme andando in carrozza, mezzo di trasporto ormai fiabesco e suggestivo. Ma, ahimè, più spesso si tratta di puledri sfruttati per oscure corse clandestine.
Allora ti pare che, forse meglio dell’aquila dorata sullo scudo rosso che è l’emblema ufficiale della città, siano questi destrieri a rappresentare una certa anima di Palermo: un’anima ferina, indomita, ruggente, ma sottomessa a forza al morso di padroni senza scrupoli.
Maria D’Asaro (“Centonove”, n.43 del 15.11.2013)
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