giovedì 20 febbraio 2014

Tu di che virtù sei? Giustizia

    Eccoci a riflettere sulla giustizia, seconda nel poker delle virtù cardinali, così chiamate, come scritto già sulla prudenza, perché hanno una funzione di “cardine” nella ricerca del bene e di comportamenti virtuosi. Una delle più consolidate definizioni di giustizia è “dare a ciascuno il suo(unicuique suum,  per dirla con i latini Ulpiano e Cicerone, che di giustizia si sono occupati).
La Giustizia - Pollaiolo
     Come possiamo leggere su Wikipedia “La giustizia (in latino iustitia) consiste nella volontà costante e ferma di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto e quindi, per mezzo di essa, intendiamo e conseguentemente operiamo ciò che è bene nei riguardi di Dio, di noi stessi e del prossimo. È la più importante tra le virtù cardinali perché "chi pratica la giustizia è giusto come Cristo è giusto" (1Giovanni 3,7) mentre "chi non pratica la giustizia non è da Dio" (1Giovanni 3,10). Nel Vangelo, la pratica della giustizia assume un ruolo centrale e Cristo afferma “Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei Cieli” e “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati”.
    Ma come intendere la giustizia nel XXI secolo? Attingiamo (cfr. Cem/Mondialità, Nov.2012) agli scritti di due economisti contemporanei, l’indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998, e l’italiano Luigino Bruni:  Amartya Sen (L’idea di giustizia, Mondadori, Milano, 2010) è convinto che i diritti economici e sociali facciano parte dei diritti umani. Per cui bisogna superare l’approccio utilitaristico che mette al centro l’interesse e il vantaggio individuale e approdare a una visione che includa nel concetto di prossimo, con eguale diritto alla giustizia, anche i diversi e i lontani. Si perverrà allora alla percezione di un rapporto di fraternità civile tra gli esseri umani che condurrà alla possibilità di “dare a ciascuno il suo”. Luigino  Bruni (Le nuove virtù del mercato nell’era dei beni comuni, Città nuova, Roma, 2012) afferma che bisogna abbattere il muro  che separa i valori etici dai comportamenti e dalle pratiche economiche. Bruni, in continuità con Amartya Sen, si propone il passaggio dall’economia civile alla fraternità civile. A suo avviso, l’idea di fraternità in politica e in economia è la sola via che abbiamo per evitare all’umanità la deriva della catastrofe e del fratricidio. La fraternità deve essere intesa come base di una nuova progettualità culturale, politica ed economica, che faccia sorgere nuovi modelli relazionali, di sviluppo lavorativo e di mercato: banche etiche, banche del tempo, commercio equo e solidale, economia del dono, economia di comunione …
     Come hanno poi testimoniato Martin Luther King e Nelson Mandela, talvolta la concezione legalistica della giustizia va superata con la cultura dell’inclusione, dell’uguaglianza e della gratuità. Bisogna lottare quindi perché si creino istituzioni “giuste”  che promuovano la giustizia. Infatti a volte le istituzioni esistenti sono insufficienti o carenti e la logica inclusiva viene assicurata dall’amore coraggioso e creativo che, al di là del principio di legalità, conosce anche altre vie, incluse quelle della lotta nonviolenta e della riconciliazione e del perdono.
     Ci salutiamo con due citazioni, che tingono di  speranza  il nostro orizzonte: Carlo Marx che auspicava “da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni” e le parole del Salmo biblico “Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La Verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo”

2 commenti:

  1. @Silvia: post quasi "pretesco", lo so. Ma ho voglia di riscoprire qualche sensato fondamento etico - se c'è - per la nostra incerta e liquida convivenza odierna. Buon fine settimana.

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