Per
noi occidentali, impegnati nel ridefinire i confini e il valore dell’idea di
libertà la cui ‘tenuta’ oggi è messa a dura prova dal fanatismo sanguinario dei
militanti dell’ISIS, risulta utile e illuminante la lettura di due saggi, in
qualche modo complementari, quali Il
coraggio di scegliere di Fernando
Savater (Gius. Laterza e Figli Spa, Roma/Bari, 2012, € 9,50) e Libertà nel mondo di Hans Küng (ristampato, dopo quasi 40 anni dalla prima edizione, dalla
dinamica casa editrice Il Pozzo di
Giacobbe, Trapani, 2014, € 7,00).
Fernando Savater, con lo stile gradevole e colloquiale
degli ultra noti Etica per un figlio e Politica per un figlio, ci offre ne
Il
coraggio di scegliere un’interessante disamina su
come intendere la libertà nella nostra società che riconosce i suoi fondamenti
nel pensiero filosofico occidentale, da Aristotele a Kant. L’autore sottolinea che
“Il senso più classico della parola
‘libertà’ proviene dal campo politico, non dall’etica né dalla filosofia o
dalla psicologia”
e che da sempre “La politica si occupa
essenzialmente di come organizzare e distribuire la libertà in seno alla
società umana (…) In tale contesto, la libertà non si riferisce a ciò che
vogliamo fare, bensì a quanto possiamo fare.” L’autore, citando Hanna
Arendt, ci ricorda che l’etimologia greca del termine eleutheria deriva da eleuthein
hopos ero “andare dove desidero”: nel passato infatti la libertà era intesa essenzialmente
come libertà di movimento. Ma oggi la sfera della libertà si è ampliata: “Il divenire dello sviluppo politico è
storicamente consistito nella lotta per allargare il numero dei soggetti
titolari della libertà: abolizione della schiavitù, soppressione della
divisione genealogica fra nati per comandare e nati per obbedire; diritto per
tutti di poter scegliere o revocare i governanti, uguaglianza davanti alla
legge (…), diritto di esprimere idee.” Di conseguenza “Le lotte politiche del XXI sec. dovranno mirare ad estendere la
libertà effettiva a coloro che ancora non ne godono se non in modo deficitario
e subalterno.” Nella seconda parte
del libro, che s’intitola appunto Scelte
raccomandate, Savater ci indica sei percorsi possibili per vivere al meglio
la nostra libertà: la scelta della
verità, che è sempre da intendersi come verità qui e adesso, rispetto a
qualcosa; la scelta del piacere, che dona letizia alla vita e ci rende, per un po’, indipendenti dai nostri simili; la scelta della politica, che ci permette di cambiare le cose e
di trasformare l’ordine socioculturale involontario nel quale siamo stati
gettati nel mondo: ”L’ambizione della
democrazia è farci passare da una vita subita (…) a una vita voluta”; la scelta dell’educazione civica, tesa
a formare cittadini che apprezzino “la
forza della ragione e non le ragioni della forza”; la scelta dell’umanità, che
prevede l’autolimitazione, la simpatia solidale e il rispetto; infine la scelta del contingente, che consiste
nell’abbandonare l’idea di trovare alla vita un Senso con la maiuscola e nell’accettarne
invece la provvisorietà:“la bellezza del
contingente è quella che celebra sia il palpito di ciò che viene dato sia
l’ombra di quanto ci manca; tale accettazione incondizionata della vita (…) si
chiama gioia”.
Nel
libretto Libertà nel mondo, il
teologo Hans Küng ci presenta la
vicenda umana di Thomas More come prova esemplare di come si possa essere cristiani
‘liberi’ pur vivendo nel mondo. More, che nel XVI secolo fu gran Cancelliere del
Regno britannico sotto Enrico VIII, ovviamente non osservò mai i voti di
povertà, castità e obbedienza previsti dalla Chiesa cattolica per i monaci e i
consacrati, ma godette delle sue numerose proprietà, degli affetti familiari e
del prestigio dovutogli per la competenza e la dedizione con cui attendeva agli
alti incarichi pubblici. Thomas More comunque “Viveva nel mondo, ma non si lasciava irretire da esso … conservava
dentro di sé una profonda indipendenza dal mondo e una interiore libertà per
Dio”. Allora :”Il fatto decisivo per
il cristiano non è che egli abbandoni i beni del mondo, ma che non sia da essi
soggiogato, che non si abbandoni totalmente ad essi”. Come scrive nella postfazione
don Alessandro Plotti, vescovo emerito di Pisa: “Nulla nel mondo è in sé impuro, né la proprietà né il potere, e tutto
può diventare nella libertà e nel distacco occasione di crescita, anche umana;
l’importante è che nel mondo e dal mondo tutto si trasformi in occasioni di
servizio e di amore.” Infine, oggi più che mai, il sacrificio di Thomas
More è la risposta sempre attuale alle tentazioni del potere politico di
assolutizzare se stesso e di imporre con la violenza il suo credo: More ci
ricorda che la vera libertà risiede nell’intimo della propria coscienza e che
nulla, neppure la vita fisica, è più preziosa della sua salvaguardia.
Maria D’Asaro , “Centonove” n.9 del 5.3.2015
C'è molto da riflettere in questa pagina, hai saputo condensare con precisione e profondità un argomento che di questi tempi richiede tutta la nostra attenzione. Grazie Maria. Ti auguro una serena domenica.
RispondiEliminaIn entrambi i casi, in un libro esplicitamente, nell'altro più implicitamente, mi sembra che la parola chiave sia "scelta". È la scelta (etica, morale, politica) che ci rende esseri dotati di coscienza. È la scelta che rende pesante o coerente o razionale o giusta la nostra coscienza. Interessante disamina, la tua, breve e chiarissima!
RispondiElimina@Santa S e Veronica: grazie di cuore ad entrambe per la visita, la lettura attenta e l'apprezzamento. A presto! Buona settimana.
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