(...) Credo che tutti noi condividiamo un atteggiamento che va oltre la tolleranza religiosa, che cerca invece il dialogo interreligioso come esperienza di crescita per tutti.
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d.Cosimo Scordato - Palermo |
Ma in questo dialogo ognuno deve salvaguardare la propria identità e mostrare - se ci riesce – in che modo quest’identità non solo è capace di includere in qualche modo quella di cui gli altri sono portatori, ma anche di lasciarsi provocare da quella che viene dagli altri, per ripensare la propria identità in maniera sempre più ricca.
Il mistero della SS. Trinità è annunziato dai cristiani. La concezione ebraica e islamica è per una trascendenza assoluta di Dio nei confronti del mondo: Dio è Dio e il mondo, la creazione, è appunto il mondo/creazione. E questa sottolineatura della differenza di Dio è importante sul piano religioso, degna di attenzione, di rispetto.
Ci sono poi altre prospettive religiose in cui il mondo e il divino si fondono insieme e sono un tutt’uno: è difficile delimitare il confine tra la vita degli uomini, la vita del mondo, i cicli dell’esistenza che si ripetono, che si rinnovano continuamente. E quindi questa differenza profonda tra Dio e il mondo non è particolarmente avvertita, ma anche in questo contesto ci sono grandi esperienze religiose, di tutto rispetto: dal rispetto della natura, al rispetto della vita, al rispetto della ciclicità degli accadimenti cosmici …
Quando noi parliamo di SS. Trinità (...) parliamo di qualcosa che tiene conto della differenza tra Dio e il mondo, della voglia di Dio di avvicinarsi al mondo, ma che mantiene la distinzione in quest’incontro: Dio è Dio in quanto principio di comunione che si dà a noi e che permea dall’interno tutta la realtà, e tutta la realtà è distinta da Lui ma anela verso di Lui, cammina verso la pienezza della vita che si realizza soltanto nella comunione, a partire dalla comunione delle infinite forme della natura, passando attraverso la forma privilegiata della comunione tra le persone, nelle diverse forme che essa prende, da quella coniugale a tutte le altre forme, dell’amicizia, della collaborazione, dell’intesa, tutto quello che vogliamo metterci dentro. E tutto questo ci fa avvicinare sempre di più alla pienezza della sua Vita, nella quale entreremo definitivamente soltanto alla fine, non sappiamo come, non sappiamo quando … Ma intanto sappiamo e crediamo fermamente che tutto quello che promuove comunione, alimenta e realizza comunione è in Dio. Tutto quello che non realizza comunione è destinato al nulla, si auto nullifica da se stesso.
E quindi il mistero della SS. Trinità non è un grattacapo, non è un rebus da sciogliere. E’ il principio che dà origine alla realtà, la alimenta, la attrae e si anticipa nelle forme più alte della comunione interpersonale. Ogni gesto di amore, ogni gesto di amicizia, ogni gesto di servizio è già introdotto in Dio, fa parte della sua definitività. E così anche le più relazioni d’amore, che hanno alimentato e continuano ad alimentare la storia degli uomini, di infinite generazioni di uomini … tutte le forme di comunione, di amore queste sono esperienza, già fin d’adesso, di Dio.
E tutto questo la prima lettura ci invita a viverlo come un bellissimo gioco: il movimento degli astri, tutto è presieduto da una sapienza che la scienza cerca di decifrare, a cui la scienza cerca di dare le sue formule, l’armonia planetaria, cosmica – che si porta dentro anche il caos, che si porta dentro anche la casualità e tante altre cose, ma che tende poi a risolvere e cercare armonia – tutto questo ci viene presentato con la figura del gioco: “Giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.” (...) Il gioco è la categoria più leggera che noi possiamo usare; il gioco si usa anche per la musica: in inglese suonare uno strumento si dice “to play”. Io suono la chitarra si dice “I play” e qui c’è la musicalità di questo movimento degli astri, di tutto il cosmo, nella sua immensa interdipendenza.
Ebbene, nel piccolo e nell’immensità del cosmo, tutti noi siamo chiamati a vivere questo gioco della vita, a partire dai bambini che sono i maestri del gioco, dell’invenzione, della libertà.
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Monreale: particolare dei Mosaici |
Per dare leggerezza (...) nei mosaici di Monreale, proprio quando Dio sta creando il cielo e la terra, ha in mano il sole e non si capisce se lo sta suonando come se fosse un tamburello o se lo sta mettendo in giro, come se dovesse appunto dare movimento anche a tutti gli altri corpi celesti che fanno un tutt’uno con i corpi terrestri (...). Ma, tornando al gioco, vivere giocando la vita, giocandola, giocandoci dentro con leggerezza e sapendo andare sempre oltre, anche quando si inciampa, anche quando possiamo scivolare, riprendere poi a camminare, a correre, a passarci la palla, andare avanti …
Tutto questo, care sorelle e fratelli, non toglie serietà, perché non c’è niente di più serio del gioco, perché il gioco ha le sue regole che vanno rispettate, ma ci vuole dare un senso di leggerezza nel nostro vivere quotidiano. E chiudo legando il gioco ai bambini, facciamoli stare in mezzo a noi, accanto a noi, non facendogli perdere troppo presto questa gioia di vivere che sprigionano, questa gioia di inventare le cose. Una volta ho visto un bambino che stava volando, credeva di volare, non capivo come si sosteneva e si alzava da un punto all’altro della chiesa … teneva in mano una piuma di gallina, il bambino stava volando … aveva ragione, in mezzo alla serierà a volte cupa di noi adulti l’irruzione dei bambini viene a restituire l’atto originario di Dio a tutti noi.
(omelia del 22.5.2016 pronunciata nella chiesa di san Saverio - Palermo. Il testo non è stato rivisto dall'autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)