Caravaggio: Le opere di misericordia corporali |
(...) La nostra società, dobbiamo dirlo molto banalmente, è divisa tra ricchi e poveri; certamente potremmo fare statistiche più raffinate e più precise, ma certamente è una società attraversata da profonde contraddizioni. (...)
Per evitare di fare o discorsi astratti o non impegnativi per noi, ecco, di fronte alla difficoltà che Gesù ci prospetta la sua stessa risurrezione potrebbe non essere sufficiente a convertirci; dice Gesù: “Anche se uno risorge dai morti non ascolteranno.” E la Chiesa stessa che è nata dalla resurrezione di Gesù, si è data purtroppo tante volte forme di questa separazione, considerando la ricchezza e la povertà un fatto naturale, anzi quasi un segno del favore di Dio l’essere ricchi e della condanna di Dio l’essere poveri. Siamo entrati anche in questi cortocircuiti lontani dal Vangelo!
Allora per evitare che noi lasciamo scivolare questa Parola, possiamo distinguere tre livelli di questo Vangelo: intanto il livello personale, se abbiamo fatto una scelta di povertà, oppure no, e qual è il nostro rapporto con i poveri della nostra società. Intanto quindi a livello personale, se abbiamo accolto la prima beatitudine del Vangelo di Gesù: “Beati i poveri”. Magari ci giriamo intorno, tendiamo a spiritualizzarla questa beatitudine … Ma il Vangelo di Luca dice “Beati i poveri” e Gesù si è fatto povero: non aveva neppure una dimora fissa dove poter essere incontrato, Gesù è vissuto per strada, è stato itinerante ... non sappiamo neppure se ce l’avesse una casa …
Il secondo livello è quello politico, anche se oggi non è neppure facile individuare partiti che abbiano fatto scelte di fondo o di parte per la povertà. Con quello che viene fuori di tanto in tanto – scandali a livello personale, fenomeni di corruzione, sistemi di mantenimento della casta (tutti i politici se la passano bene, anche quelli di opposizione), vantaggi personali, non è tanto facile. Non si tratta di scegliere un partito che ci interpreta, ma quello meno lontano da alcune nostre aspirazioni, possiamo scegliere il meno scandaloso, il meno compromesso perché è difficile ritrovarsi, identificarsi interamente in un partito.
Comunque questo secondo livello è importantissimo perché dovremmo imparare a valutare la storia dal punto di vista dei poveri di questo mondo, perché è il punto di vista che ha scelto Gesù: i diseredati, i poveri, gli ammalati, quelli che vivono per strada, gli sfortunati, o meglio gli svantaggiati della società. Un punto di vista dal quale valutare se le scelte politiche stanno portando avanti i bisogni dell’umanità più deprivata oppure gli interessi consolidati che tendono poi a cumularsi ulteriormente.
C’è poi un terzo livello: quello della mondialità, sul quale non so cosa dirvi. Su questo livello siamo impari, quasi ci confondiamo, avvertiamo questo senso di impotenza. Questo livello mondiale poi non è lontano da noi, perché anche le politiche nazionali risentono degli orientamenti mondiali. Però non ho cosa potervi indicare, se non prendere atto che il vero peccato dell’umanità è questo. Abbiamo investito un sacco di risorse mentali ed etiche per combattere i peccati del sesto e del nono comandamento come se fossero l’unico peccato grave … Credo che faremmo bene a investire buona parte della nostra intelligenza a capire come far sì che migliori la vita su questa pianeta terra, in questo mondo che ci è stato affidato e che ognuno di noi deve contribuire a rendere più umano e più vivibile. Cercare di capire cosa si può fare a livello finanziario, relativamente agli investimenti in armi, relativamente alle sperequazioni che ci sovrastano e di cui spesso non ci rendiamo conto.
Ma il vero peccato, il vero diavolo è quello che rompe: diavolo deriva da dia-ballo, vuol dire colui che rompe: il diavolo rompe i rapporti, le relazioni tra le società, tra i popoli, tra le nazioni, tra i continenti, iniziando dal piccolo delle nostre relazioni personali. Se vogliamo fare tesoro di questa parola che Gesù ci sta consegnando non rinviamo l’esito alla fine, al giudizio finale, rischieremmo di rendere inutile oggi questa pagina. “Ride bene chi ride l’ultimo”, no, non è questo che ci interessa. Perché dobbiamo rinviare? Se possiamo ridere, sorridere sin da adesso il più possibile, tutti … perché non coltivare la nostra storia di uomini, umani e umanizzati perché viviamo relazioni che ci fanno bene.
Questo desidera Dio per noi. Questa è una parabola che ci anticipa questo punto di vista di Dio, questo giudizio severo di Dio. Ma Dio vuole che noi cambiamo. Il piacere di Dio non è farci la sorpresa/trabocchetto alla fine – Hai sbagliato e ti mando dove dovrai soffrire – Non è questo che Dio desidera. La parabola è per noi oggi perché qualcosa possa cambiare: nel piccolo dei nostri atteggiamenti fondamentali e delle nostre relazioni ravvicinate, nell’ambito più impegnativo della politica, in quello difficilissimo della mondialità, e quindi della globalizzazione del pianeta.
Vogliamo chiedere al Signore che ci faccia trovare le strade giuste per stare meglio tutti, un po’ meglio tutti. E per imparare a guardare dal punto di vista che ha scelto Gesù Cristo, il punto di vista dei poveri, di chi soffre. Cosa fare per alleviare sofferenza, per rimuovere tristezza, per rimuovere disoccupazione, per promuovere creatività?
(il testo, pronunciato a Palermo il 25.9.2016 nella chiesa di san Francesco Saverio, non è stato rivisto dall’autore, Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)