mercoledì 6 agosto 2025

Gertrude Anscombe, niente laurea a Truman

  
     Palermo – Le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki furono rase al suolo da due bombe atomiche lanciate dagli Stati Uniti d’America il 6 e il 9 agosto 1945. I morti furono 140.000 a Hiroshima e 70.000 a Nagasaki, se si contano sia le vittime immediate che quelle decedute nel corso del 1945 per le radiazioni e le ferite riportate. 
     Ad autorizzare le atomiche fu l’allora presidente degli USA Harry Truman.
    Il 20 giugno del 1956 l’Università di Oxford, nel Regno Unito, conferì una laurea ad honorem all’ex Presidente degli Stati Uniti, in riconoscimento del suo servizio agli USA. 

    Tale decisione suscitò proteste da parte di alcuni studiosi: l’opposizione più eclatante fu quella della professoressa Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, docente di filosofia.
     Gertrude Anscombe (nata nel 1919 a Limerick, in Irlanda, morta a Cambridge nel 2001) fu allieva ed amica di Ludwig Wittgenstein, di cui aveva studiato, tradotto e pubblicato gran parte delle opere, in particolare le Ricerche filosofiche. È stata poi una studiosa di filosofia della mente, filosofia dell'azione, logica filosofica, filosofia del linguaggio ed etica. Il suo testo principale è Intenzione, e si occupa dei concetti di intenzione, azione e ragionamento pratico.

  Dal testo di Rosella Prezzo Guerre che ho solo visto (Moretti&Vitali, Bergamo, 2025) ecco uno stralcio del discorso pronunciato dalla studiosa per motivare il suo dissenso al conferimento dell’onorificenza a Truman: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 3 agosto 2025, il Punto Quotidiano


lunedì 4 agosto 2025

Il partito della cura ...

J.Sorolla: Cosiendo la vela (1910)
         Nostra signora era cresciuta a pane e politica. Suo padre, nel dopoguerra, aveva amministrato con competenza e onestà un paesino dell’entroterra siciliano. Lei a quattro anni sapeva di guerra fredda, guardava comizi e TG, e la passione politica cresceva con lei. Ma oggi era triste e disorientata: alle elezioni, non sapeva che fare... Le ideologie possono essere gabbie inutili e sterili, lo sapeva… 
      Ma se la destra continuava a far sentire il suo peso, qual era oggi il progetto e il senso della sinistra?  In testa le frullavano tante riflessioni e nostra signora sognava nuove prospettive, in un rinnovato orizzonte di senso: e se fondassimo il partito della cura? Un’unione di persone che, anziché distruggere, arraffare, dividere, si propone di curare: il pianeta, i rapporti sociali e internazionali… che alimenti fraternità, gentilezza, nonviolenza, equità sociale, giustizia. Il partito della cura, anziché quello della distruzione. Forse solo di questo abbiamo bisogno.  

sabato 2 agosto 2025

Lisistrata: tessere fili di pace...

Lisistrata: teatro di Siracusa, 06.25 (regia di Serena Senigaglia)
      “Non è casuale che, in epoca remota (siamo nel 411 a.C.), un uomo non certo femminista come Aristofane abbia messo in bocca alla protagonista dell’unica opera del teatro greco nel quale una donna non è vittima (o destinata a diventarlo) parole potenti e autorevoli di divertita superiorità femminile verso l’incapacità maschile di trarre dal quotidiano le lezioni utili anche nei conflitti più sanguinosi.
         Si tratta di Lisistrata, il cui nome significa ‘colei che scioglie gli eserciti’: scioglie, non distrugge. Ecco cosa afferma la sagace e ironica ateniese di fronte ai nerboruti (e armati sino ai denti) concittadini, in lotta contro i fratelli spartani:

Se aveste cervello trattereste i conflitti come si fa con la lana. Come quando la matassa è ingarbugliata, la prendiamo e la dipaniamo sui fusi, tendendola da una parte e dall’altra così, se ci lasciate fare, sbroglieremo la guerra, lavorando da una parte e l’altra con le ambascerie.
Prima di tutto, come si fa con la lana, togliendo via con un bagno il sudiciume dalla città. 
Poi, stendendola su un letto, toglieremo di mezzo con un bastone spine e malanni. Poi, carderemo quelli che tramano in società per le cariche, e gli speleremo bene la testa. 
Poi, in un paniere, mescoleremo la concordia comune e la pettineremo, mettendo insieme i meteci, gli stranieri che ci sono amici e i debitori dello stato. E le città dove abitano coloni ateniesi dovete considerarle come i bioccoli caduti per terra, lontani gli uni dagli altri. Bisogna prenderli e raccoglierli insieme e farne un solo grande gomitolo, da cui tessere un’unica tunica per il popolo.”

Monica Lanfranco Donne che disarmano VandA Edizioni, Milano, 2024, pag.21

Lisistrata: teatro di Siracusa, 06.25 (regia di Serena Senigaglia (foto Ballarino)


mercoledì 30 luglio 2025

Figli dell'epoca

Pino Manzella: Wislawa Szymborska (15.1.2020)
Siamo figli dell'epoca,
l'epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.

Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell'altro politica.

Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.

Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.

Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.

O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.

Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano e i campi inselvatichivano
come nelle epoche remote
e meno politiche.


 Wislawa Szymborska  La gioia di scrivere - Tutte le poesie (1945-2009),
Adelphi Edizioni, Milano 2009, pag. 453,454 (trad. Pietro Marchesani

domenica 27 luglio 2025

Palermo, a Palazzo Reale le foto iconiche di Elliott Erwitt

         Palermo – Dal 29 maggio, le sale duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo ospitano una mostra di scatti di Elliott Erwitt, uno dei maggiori fotografi del nostro tempo. Si tratta di una rassegna assai significativa, una selezione inedita delle foto più iconiche e significative dell’artista, con le serie ICONS, Kolor, Family, Self-Portrait. La mostra è imponente anche sotto il profilo quantitativo, con 190 opere visibili: 110 foto in bianco e nero o a colori, di cui 40 di grandi dimensioni tutte con passe-partout e cornici museali, e oltre 80 in video proiezione in HD. 
      C’è anche California Kiss, fotografia che sembra costruita ma che non lo è: come ha raccontato lo stesso Erwitt in una biografia, il caso ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione dei suoi scatti più famosi. Ci sono poi foto più intime e private, come quella della sua primogenita appena nata, osservata sul letto dalla mamma, una collezione di autoritratti dove Erwitt sembra prendersi gioco anche di sé stesso e uno spazio dedicato a omaggi all'universo femminile. 
    Presenti poi le foto di personaggi famosi, entrate nella storia delle immagini del XX secolo: Marilyn Monroe, John F. Kennedy nello studio ovale e Jacqueline affranta al suo funerale, Che Guevara, Muhammad Ali sul ring contro Frazier, gli sguardi tesi tra Nixon e Kruscev… ritratti che svelano gli aspetti interiori più profondi dei personaggi fotografati. C’è la celebre foto di Marilyn Monroe con il vestito che si solleva, immagine che è diventata parte dell’iconografia del XX secolo. 
Tra i suoi soggetti ci sono spesso cani, magari in atteggiamenti e modi antropomorfi.  Gli scatti ‘canini’ sono stati raccolti in quattro libri, ormai un riferimento per gli amanti della fotografia e degli animali.
      Come sottolineato nel pannello di presentazione della mostra “La fotografia di Elliott Erwitt è insieme documento storico, espressione artistica e riflessione sulla natura umana. Erwitt intreccia emozioni e intelligenza, ci fa ridere e ci commuove, immortala l’assurdo, il divertente, il surreale”.
    Nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origine russa, Erwitt visse in Italia sino al 1938, quando la sua famiglia fu costretta a emigrare negli Stati Uniti d’America a causa delle leggi razziali fasciste. Dopo gli studi di fotografia al Los Angeles City College (1942-44) e di cinema alla New School for Social Research (1948-50), il suo talento fu presto apprezzato: Robert Capa lo invitò a unirsi alla Magnum Photo. 
Ebbe così inizio la sua carriera, con reportage e progetti fotografici in tutto il mondo. Emulo dello stile di Henri Cartier-Bresson, Erwitt è stato osservatore profondo dell’umanità e ha saputo cogliere con scatti magistrali la magia dell’attimo fuggente. Dal 1970 si è dedicato anche a lungometraggi, documentari, film, spot televisivi e pubblicità. L’artista è morto a New York nel 2023. 
      Sino alla fine, ha guardato il mondo con occhi curiosi e ironici ed è riuscito a cogliere sfumature di significato e di bellezza in immagini e situazioni apparentemente semplici e ordinarie. Ha immortalato con tocco ironico e leggero vari aspetti dell’umanità e ha creato foto che fanno sorridere e riflettere allo stesso tempo. Il suo lavoro è una testimonianza della potenza della fotografia come strumento di comunicazione, capace di superare barriere linguistiche e culturali e parlare direttamente al cuore delle persone.
     "Elliott Erwitt - ha detto in un’intervista Biba Giacchetti, una delle massime conoscitrici di Erwitt a livello internazionale e co-curatrice della mostra - (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 27.7.25, il Punto Quotidiano

sabato 26 luglio 2025

Che fare per Gaza?

      Riporto le riflessioni dell'amico Augusto Cavadi:

 "Le notizie da Gaza ci straziano il cuore. Dopo decenni di aver condannato lo sterminio nazista degli ebrei non avrei immaginato che un governo israeliano sarebbe diventato il più efficace seminatore di odio anti-semita della storia: talmente efficace da togliere dalle mani di noi difensori del popolo ebraico ogni strumento.
Ho firmato decine di appelli, ho partecipato a decine di cortei, ma ormai non posso mettere a tacere una domanda insinuante che proviene dalla mia stessa coscienza: davvero sono convinto che con questi segni di protesta raggiunga altro obiettivo che addormentare – provvisoriamente – il mio senso d’impotenza?
Come mi capita nei momenti più bui della vita, provo a farmi consulente filosofico di me stesso: a guardare il problema in sé, a cercarne eventuali soluzioni, senza lasciarmi coinvolgere del tutto dagli inevitabili blocchi emotivi.
L’obiettivo principale, e più urgente, è la cessazione di questo genocidio in Medio Oriente.
Chi ha il potere d’intervenire a tale scopo?
In probabile ordine: il governo di Netanyahu; i dirigenti di Hamas; Trump; l’Unione Europea; il governo italiano (nella modesta misura in cui può condizionare le istituzioni elencate).
Moltiplicare le iniziative di protesta, di condanna, di sdegno verso una o alcune o tutte queste istituzioni ci avvicina o ci allontana dall’obiettivo principale? Se scendiamo in piazza in 10 cittadini/e o in un milione di essi/e, con slogan o senza slogan, bruciando questa o quella bandiera, ci avviciniamo di un centimetro alla méta?
La storia delle idee e delle pratiche nonviolente mi suggerisce altro.
Se vedo due energumeni che se le danno di santa ragione, il mio primo compito è ricostruire le origini della lite (stabilendo chi  ha più torto dell’altro) o interromperla?
Se avessi la forza per farlo, bloccherei con forza i due contendenti (e, in caso di pericolo esiziale del più debole dei due, ricorrendo a qualsiasi arma).
Ma se non ho questa forza, che posso fare?
Per prima cosa – probabilmente – spegnere le tifoserie che, alle spalle dei due contendenti, si sgolano per incitare alla lotta e supportare con ogni mezzo il proprio combattente.
Approfittando del privilegio (immeritato) di non essere un congiunto di israeliani assassinati il 7 ottobre del 2023 né di palestinesi sterminati da quella data a oggi, potrei proporre (personalmente o come associazione, rivista, centro studi, sindacato, partito, chiesa etc.)  un movimento planetario e trasversale di superamento del tradizionale paradigma bellicista.
Penso a un movimento essenzialmente culturale, basato su alcuni pochi principi etici condivisibili da (quasi) tutte le ideologie religiose e politiche, imperniato sulla convinzione che ormai l’umanità sia a un bivio: o un mutamento antropologico o il suicidio.
E’ un po’ come se, dopo millenni in cui l’umanità avesse parlato in latino, dovesse transitare in un universo mentale, valoriale, linguistico inedito: l’inglese o il cinese.
Provo a spiegarmi meno rozzamente a partire dalla tragedia odierna di Gaza.
Ci sono possibilità che i governanti attuali trovino un accordo, una tregua che non sia di poche ore ?
Pare che lo farebbero solo se temessero di essere sommersi da un’ondata di rivolta popolare. Un movimento di opinione inedito, innovativo, che coinvolgesse (la maggioranza de):
-       gli elettori del governo di Netanyahu
-       gli elettori del governo di Hamas
-       gli elettori di Trump
-       gli elettori del Parlamento europeo e (indirettamente) della Commissione  europea
-       gli elettori del governo italiano.
A meno di soluzioni insurrezionali violente (talmente improbabili che non è il caso di esaminarne vantaggi e svantaggi) non vedo altre vie per disarmare i contendenti in Palestina (in Russia, nelle altre decine di fronti in guerre armate disseminate sul pianeta): un... (continua qui)

Augusto Cavadi, blog

martedì 22 luglio 2025

Noi, che...

Noi,
che conserviamo gli scampoli delle pezzuole 
perché un rammendo, non si sa mai…
noi,
che ci ostiniamo a spolverare anche i Topolini 
acquistati vent’anni fa dai nostri figli…
noi,
che mangiamo yogurt scaduti e scaglie di formaggio ammuffito
perché è grazia di Dio…

noi,
che resistiamo a 33 gradi senza condizionatore
perché sposteremmo il caldo da dentro a fuori…
noi,
che tentiamo di resistere a 37 gradi senza condizionatore
perché mischine le signore e i signori in carcere al caldo cocente…
noi,
che siamo felici perché abbiamo l’acqua e un frigorifero
mentre c’è chi fa i turni per la doccia e beve acqua calda…
noi,
che nonostante i sondaggi e il vento contrario
sappiamo che la guerra nuoce gravemente alla salute (di tutti, pianeta compreso) ...
noi,
nonostante il caldo e l’età che avanza
(ma cosa è il caldo a paragone delle bombe su Gaza?)
andremo a piazza Massimo, a Palermo, il 24 luglio, dalle 18.30 alle 20 
a implorare “Fuori la guerra dalla Storia”…



domenica 20 luglio 2025

Il tarlo del non finito: ecco l’effetto Zeigárnik

       Palermo – Anche se all’Università abbiamo collezionato vari trenta, l’esame che ricordiamo di più è quello che abbiamo dato due volte. Ci tornano poi alla mente con maggiore insistenza il rebus che non siamo riusciti a risolvere, le note della canzone non identificata e le parole che non siamo riusciti a dire a una persona cara…
    Il meccanismo della nostra mente che tende a ricordare con più facilità i compiti interrotti e ciò che lasciamo a metà è noto in psicologia come effetto Zeigárnik.
      Si deve infatti a Bluma Zeigárnik, psicologa e psichiatra russo-lituana (nata a Prienai, in Lituania, nel 1900, morta a Mosca nel 1988) l’intuizione di questo particolare modo di ‘procedere’ della nostra mente e la sua sistematizzazione teorica.
    La studiosa, all’inizio degli anni ’20, in un ristorante affollato osservò che un cameriere ricordava tutte le ordinazioni eseguite solo in parte, mentre dimenticava subito le ordinazioni già portate a termine.  Decise allora di realizzare uno studio sperimentale affidando a diversi soggetti una serie di 18-22 esercizi da completare (enigmi, giochi, problemi aritmetici) e chiedendo poi quali esercizi ricordassero meglio. L'esperimento  (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 20 luglio 2025, il Punto Quotidiano



sabato 19 luglio 2025

19 luglio 1992: sembra ieri...

Del giudice Paolo Borsellino, dei cinque agenti della scorta morti nella strage di via d'Amelio, ho scritto qui:

https://maridasolcare.blogspot.com/2015/07/19-luglio-1992.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2018/07/paolo-borsellino-martire-di-giustizia.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2020/07/via-damelio-strage-che-cambio-litalia.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2024/07/rita-settima-vittima-di-via-damelio.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2019/07/19-luglio-27-anni-dopo.html

https://maridasolcare.blogspot.com/2010/09/manfredi-borsellino-al-padre-paolo.html

    Oggi, sabato 19 luglio, dalle ore 19,30 alle 20,  davanti la scalinata del Teatro Massimo, per ricordare tutte le vittime della mafia, la Fondazione Gaetano Costa, con l'adesione del Centro Studi Pio La Torre, del Centro Studi Terranova, dell'ANPI Sez. Provinciale di Palermo, della Scuola di formazione etico-politica G. Falcone, dell'associazione Immagin'azione attiva, propone ai cittadini palermitani ed agli ospiti della città, in occasione dell'anniversario della morte di Paolo Borsellino, un incontro silenzioso cadenzato dalle note del "Silenzio", suonato da più trombe ed ottoni. 

Si invitano i musicisti palermitani ad unirsi all'iniziativa.

giovedì 17 luglio 2025

17 luglio


Due

Tavolinetti colorati

Traboccanti di sorrisi

Dicono no alla guerra

Decisi