mercoledì 19 febbraio 2025

Scuola: migliorare il mondo o scimmiottarlo?

       “Cambia governo, cambia maggioranza, cambia ministro… (…) La cultura, il linguaggio, le idee del tizio di turno sono più o meno sempre le stesse. Molto inglese, molto aziendalese ormai neppure percepito da chi lo pronuncia. Ogni ministro prolunga le idee del precedente o attiva piccole bombe ad orologeria innescate magari due ministeri prima (…). Qualcuno è più solerte, qualcuno meno, qualcuno conosce meglio i meandri della scuola, qualcun altro peggio, ma il risultato non cambia.
     Per tutti loro, agenzie di controllo-monitoraggio-valutazione come l’Anvur e l’Invalsi e pensatoi di area confindustriale costituiscono la linea di continuità, il filo tessuto tra un ministero e l’altro.
    E anche se non ci fossero, le minime differenze di visione del mondo tra un ministro e l’altro (per avere corpose differenze, a queste visioni del mondo bisognerebbe averci lavorato) assicurano dagli scossoni.
     La scuola segue la società e sembra persino dispiaciuta di non poterla precedere. A nessuno tra chi è al potere viene in mente di poter concepire la scuola come ciò che dà equilibrio alla società fornendo ad essa proprio ciò che non ha, qualcosa da mettere sull’altro piatto della bilancia.
    Tutti hanno paura di essere seminati da un futuro che arriva sempre più veloce, ma che sempre più somiglia allo stesso presente di prima velocizzato e reso isterico.
La scuola dovrebbe essere il correttivo della società, il suo contrappeso. Se gli studenti sono ormai dipendenti dai social e dallo smartphone, se sono - per dirla con Roberto Casati – ‘digitalmente colonizzati’, allora la scuola dovrebbe essere il luogo per fare altro, per posare gli smartphone e rivederli cinque ore dopo, per allentare la dipendenza e permettere altre esperienze di rapporto con il mondo.
    Se la società è ossessionata dalla performance e dalla immediata utilizzabilità, allora la scuola dovrebbe rappresentare ciò che allenta questo guinzaglio e lascia spazio per ciò che è disinteressato. Ma questo coraggio è sempre stato di pochi e quei pochi molto di rado diventano ministri.
   Così la scuola spesso potenzia e accelera i processi di deformazione e degenerazione dell’età contemporanea".

Davide Miccione La congiura degli ignoranti Valore italiano editore, Roma, 2024 pp. 82,83

Sulla scuola considerazioni sostanzialmente simili espresse dalla professoressa Rossana Rolando:

"Due logiche vanno oggi ad inquinare la possibilità di un insegnamento significativo, veramente teso alla preparazione degli studenti e ad un’autentica educazione per la vita.
 Da una parte, la mentalità economicistica che si è imposta, impregnando di sé il linguaggio stesso dell’Istituzione scolastica. Ecco solo alcuni esempi":  (continua qui)

domenica 16 febbraio 2025

"L'abbaglio": l'impresa dei Mille, tra storia e commedia

       Palermo – Il film “L’abbaglio”, uscito nelle sale il 16 gennaio scorso con la regia di Roberto Andò e con la ormai collaudata presenza di Toni Servillo, Ficarra e Picone, narra alcuni episodi della fase iniziale dell’impresa dei Mille: dalla partenza a Quarto, nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, alla conquista di Palermo, il 30 maggio successivo. 
    Un po’ come nel film precedente La stranezza, ma, ad avviso di chi scrive, con maggiore scioltezza e sapienza narrativa, ne L'abbaglio il regista alterna in modo assai felice due diversi registri: la serietà della ricostruzione storica, con Servillo che interpreta magistralmente un personaggio realmente esistito, il colonnello siciliano Vincenzo Giordano Orsini - prima ufficiale borbonico, poi a fianco di Garibaldi nell’impresa dei Mille - e i tratti godibili della commedia, con le vicende rocambolesche, e a tratti esilaranti, dei due personaggi di fantasia Domenico Tricò (Salvatore Ficarra) e Rosario Spitale (Valentino Picone), due siciliani trapiantati nel nord del continente, che si improvvisano aspiranti patrioti garibaldini perché vogliono, per motivi diversi, tornare nella loro isola.
     Accolto dal favore del pubblico, L’abbaglio è un film apprezzabile, con una buona sceneggiatura e assai ben interpretato.
     Per la scrivente, il film ha avuto un riverbero particolare: (continua su il Punto Quotidiano)

venerdì 14 febbraio 2025

Venere


Lassù

al tramonto

da tempi immemorabili…

Perché questa tristezza struggente?

Venere 







mercoledì 12 febbraio 2025

L'abbraccio tra spirito giovane e vecchia anima saggia...

           "Nelle favole, il binomio della donna giovane e di quella anziana assume la funzione di far sì che si scambino a vicenda le benedizioni tanto necessarie per andare avanti, per fare bene, per essere audaci e coraggiose e condurre quel tipo di vita che arricchisce l’anima.
       Perché le caratteristiche della donna saggia potrebbero essere tanto importanti per la giovane, e la saggezza e l’energia della giovane tanto importanti per la donna anziana?         Insieme simboleggiano due aspetti essenziali che ritroviamo nella psiche di ogni donna; poiché l’anima di una donna è vecchia di là dal tempo, e il suo spirito è sempre giovane… questi due aspetti compongono il concetto di «essere giovani da vecchie e vecchie da giovani». 
     Vi è mai capitato, a prescindere dal numero di anni vissuti, di sentirvi come se aveste ancora sedici anni?  È quello il vostro spirito. Lo spirito è sempre giovane e, nonostante abbia acquisito saggezza ed esperienza, trasmette l’esuberanza, la curiosità e la creatività sfrenata della gioventù.
      Avete mai provato la sensazione di aver detto o fatto qualcosa di molto più saggio e intelligente di quanto vi sembri facciate di solito? È una delle prove che dimostra l’esistenza della vostra anima, l’antica forza dentro la psiche che «sa» e agisce di conseguenza.
      In una psiche equilibrata, entrambe queste forze, lo spirito giovane e la vecchia anima saggia, sono strette in un abbraccio in cui si arricchiscono a vicenda. La psiche è concepita per funzionare al meglio, per sfidare draghi, per fuggire dalle torri, affrontare di petto il mostro, rompere incantesimi, ritrovare lo splendore, ricordare la propria individualità… quando è guidata da questo dinamico binomio".

Clarissa Pinkola Estés La danza delle grandi madri Frassinelli pp. XX-XXI

martedì 11 febbraio 2025

Cara Giuditta...

                                                                                               Cara Giuditta,

ho saputo che te ne sei andata domenica da un messaggio che, dal tuo telefono, mi ha inviato tua figlia Olimpia. 
      Ti ho conosciuto anni fa alle cenette filosofiche, organizzate dall'amico Augusto Cavadi, alle quali hai saltuariamente partecipato.
      Quando sono venuta a portarti il libro con la lettera postuma a tua madre Giuliana ho potuto percepire quanto amassi, stimassi, quanto ti fossero immensamente cari i tuoi figli… Mi hai mostrato le loro foto, quelle dei nipoti, mi hai parlato delle loro vite: il tuo sguardo diventava particolarmente luminoso quando parlavi di loro. Olimpia ed Emanuele, due figli meravigliosi che ho conosciuto solo ieri sera, quando sono salita di nuovo a casa tua. 
     Di Emanuele, con un affetto immenso che traspariva tra le righe, parlava tua madre in Romanzo civile, dove scriveva che lei, con lui piccolino, leggevano insieme di geografia e che qualche volta lo portava a cavalcare i grandi leoni di marmo griglio della piazza Pretoria e che Rocchi lo chiamava il piccolo Felipe, alludendo alla famiglia di Carlo IV esposta al Prado, con i capelli rossi e gli occhi come laghetti celesti. 
    Quando sono venuta a trovarti, ormai più di un anno fa, abbiamo parlato poco di mamma: tanto di Marta, che assieme alla zia Mariapia, mi aveva accolta per prima in via Maqueda, dopo che le avevo inviato la bozza della lettera alla mamma. Allora mi hai dato un librettino, curato dall’Istituto Gramsci, la breve ‘storia di Marta’, nella cui presentazione scrivevi: “Il racconto è sobrio, essenziale e limpido, ma in esso traspare tutto l’impegno, tutta la serietà, la forza, l’intelligenza e la passione di cui Marta è stata capace”. 
     E poi, durante la chiacchierata, abbiamo riscoperto il nostro amore per i cantautori italiani: ci siamo scoperte perdutamente innamorate di Franco Battiato.
        È stato ricordato ieri che amavi stare a tavola. Non tanto per il cibo, anche se eri brava a cucinare, ma per il tuo desiderio infinito di discutere di tutto. Sempre tua madre scriveva Una coppia di giovani tedeschi, naufraghi del ’68, visse esperienze indimenticabili, perché Giuditta gli serviva su un piatto di terracotta melenzane in tutte le salse gli usi e i travestimenti; e su un piatto d’argento i «grandi temi » da dibattere: ritrovarono la favella perduta in patria, l’abitudine al discorso e andavano avanti sino alle tre o alle quattro del mattino. Partirono in lacrime.
     Ieri tuo marito ha evidenziato la centralità degli affetti, nella tua vita: “Giuditta era una pietra fondante nella nostra architettura familiare… certo, troveremo un nuovo equilibrio senza di lei, ma la mancanza della sua pietra angolare si sentirà”. Ha letto certe tue poesie tenere e ingenue, con Olimpia e Emanuele ha ricordato anche il tuo carattere forte, a volte anche irascibile, la tua grande  e generosa oblatività.
       Mariapia ha condiviso il momento di gioia che ha vissuto quando sei nata, mercoledì 2 marzo, alla fine degli anni ’40: “A  Palermo nevicava, evento davvero raro per la città… E io quel giorno sono stata particolarmente felice, stavo andando a trovare una mia cara amica ed ecco nasceva una nicuzza, morbida e tenera, la figlia di Giuliana. Una giornata che ricorderò sempre nella mia vita.”
    Ieri ha avuto per te parole commosse di grande stimai persino l'anziano il professore a cui hai chiesto la tesi, che ha ricordato la tua profonda intelligenza. E come brillassero i tuoi occhi quando gli hai confidato che avevi conosciuto Salvatore Nicosia…

     Cara Giuditta: tu, Marta, papà e mamma siete stati un pezzo importante della nostra Palermo. Sarà impossibile sostituire le vostre pietre fondanti, per utilizzare la felice metafora di tuo marito. La vostra splendida famiglia ha rappresentato l’intelligenza, la cultura, l’impegno civile lucido e onesto di cui la nostra città ha tanto bisogno. Continuerete a vivere, con riconoscenza, nel nostro cuore.

Da Beatrice Agnello, amica storica di Giuditta, qui un ricordo molto più vicino e articolato.

domenica 9 febbraio 2025

Universo digitale: l'impatto "segreto" sull'ambiente

      Palermo – “Le emissioni provocate dal digitale, se fossero quelle di uno stato, nella classifica mondiale rappresenterebbero addirittura il quarto stato al mondo, dopo USA, India e Cina… Provocano quindi un inquinamento ambientale che non è affatto trascurabile”.
      Ad affermarlo è la professoressa Giovanna Sissa, che insegna Sostenibilità ambientale al Dottorato di ricerca del corso di studio Scienze e Tecnologie per l’Ingegneria Elettronica e delle Telecomunicazioni (STIET), e che ha partecipato a fine ottobre scorso a Rovereto, in Trentino, al festival ‘Informatici senza frontiere’. 
      Come esplicitato nel titolo del suo ultimo libro Le emissioni segrete. L’impatto ambientale dell’universo digitale (Il Mulino, Bologna, 2024), la docente definisce ‘segrete’ le emissioni causate dal digitale perché generalmente non sono abbastanza note né tenute in considerazione: “Tutte le attività digitali hanno un impatto che nasce dai dispositivi degli utenti finali (computer, smartphone), ma che soprattutto hanno una ricaduta per quanto riguarda le infrastrutture di telecomunicazione, internet e i data center,  le infrastrutture di elaborazione dei dati – ha sottolineato la professoressa, intervistata dal giornalista Paolo Scandale per il TG scientifico Leonardo. 
     L’inquinamento ambientale, infatti, è dato soprattutto (continua su il Punto Quotidiano)

venerdì 7 febbraio 2025

Dove va la Scuola italiana? Studio dei contenuti e studio della Bibbia...

    Perché è importante studiare i contenuti? Come interpretare la proposta del  Ministro dell'Istruzione di far studiare la Bibbia a scuola?

Ecco cosa ne pensano rispettivamente Davide Miccione e Augusto Cavadi:

"Io credo nei contenuti non nelle competenze, nelle tecniche, nelle didattiche. Credo in una scuola dei contenuti, cioè della cultura, del pensiero, dell’affinamento del gusto. Credo che la competenza che si origina dal sapere Dante sia conoscere Dante. Credo che la competenza che si origina dal sapere Hegel sia conoscere Hegel. E se non lo sai applicare o non lo usi nella costruzione della tua cultura non è perché dovevi svilupparne le collegate competenze, ma semplicemente perché non lo hai capito, lo hai fatto male, ne hai fatto poco. Pochi contenuti, contenuti poco capiti, contenuti adulterati.
Credo che le nozioni siano importanti perché organizzano un contesto entro cui accogliere le cose che impari e che capisci. Credo che chi abbia negli anni lavorato solo agli aspetti formali e didattici del sapere sia a forte rischio di miseria concettuale e spirituale e persino morale perché per leggere eticamente il mondo devi conoscere il mondo umano e il tecnocrate ne conosce il solo funzionamento (che non è il mondo umano).
Credo che la scuola sia l’unica occasione di formare uomini decenti e che questo fine sia incommensurabilmente superiore e prioritario rispetto al creare cittadini, elettori, lavoratori, consumatori (l’ordine non è casuale ma con valore discendente). Uomini decenti sono uomini che hanno un linguaggio per capire gli altri e farsi capire. Hanno un mondo che è stratificazione del tempo e non un incubo sincronico. Per questo servono i contenuti"...  (continua qui)
Davide Miccione

   "Di certo non c’è ancora nulla, ma sono bastate delle anticipazioni per cenni su alcune proposte del ministro dell’istruzione del merito Valditara per scatenare dibattiti e polemiche. Ad esempio sulla proposta di inserire lo studio della Bibbia nei programmi curriculari obbligatori, dunque anche fuori dalle ore facoltative di “religione cattolica” dove è già previsto (anche se quasi mai attuato). La Destra (in Parlamento e nella società) plaude, la Sinistra (politica e sociale) protesta, il Centro (cattolico e non) nicchia. Ma chi si esprime in questi giorni sa di cosa parla?
    Il presupposto (condiviso dalla quasi totalità degli interventi) è che studiare la Bibbia accrescerebbe il numero dei credenti praticanti delle varie Chiese cristiane (a cominciare dalla cattolica). Ma se fosse così, come si spiegherebbe che per quattro secoli (dal Concilio di Trento del Cinquecento al Concilio Vaticano II del Novecento) la Chiesa cattolica ha vietato lo studio della Bibbia, al punto da inserirla nell’elenco del “libri proibiti” accanto al marchese De Sade e a Marx ?
   La risposta è semplice e se chi mette becco in queste tematiche avesse letto una sola volta la Bibbia la conoscerebbe: la Bibbia è una biblioteca scandalosa. Almeno da due punti di vista.
Come in ogni biblioteca ci sono libri di genere e di valore diversi.
    Alcuni sono o noiosi (elencano precetti e divieti su come lavarsi, vestirsi, cibarsi, pregare…che vengono ritenuti ormai impraticabili) o francamente diseducativi (presentano come atti meritori fecondare la schiava al posto della moglie sterile, sacrificare mediante sgozzamento il figlio unico,  sterminare sino al più piccolo neonato le popolazioni vinte in guerra…). Quanti studenti si avvicinerebbero alle Chiese cristiane perché attratti dalla concezione di Dio, dell’essere umano, della storia veicolata da queste pagine terribili?
    Ma nella Bibbia ci sono anche libri bellissimi, soprattutto nel Secondo Testamento, in cui la religione viene presentata non come militanza obbediente in un’organizzazione burocratica verticistica, bensì come avventura comunitaria condivisa da  fratelli e sorelle che s’impegnano pariteticamente per una società più creativa, solidale, compassionevole. Ebbene, anche questi testi sarebbero motivo di scandalo per tanti studenti che constaterebbero la distanza inaccettabile fra il messaggio dei profeti (e di Gesù in particolare) e il catechismo insegnato nelle parrocchie.
Insomma, in considerazione di ciò che"...  (continua qui)
Augusto Cavadi

martedì 4 febbraio 2025

Caro Vittorio... ce la faremo a restare umani?

     Caro Vittorio, 

     se i tuoi assassini (palestinesi dell'area jihādista salafita) non ti avessero rapito e ucciso, la sera del 14 aprile 2011 a Gaza, oggi avresti compiuto 50 anni. 
    Se la verità processuale corrisponde a quella dei fatti, hai subito una sorte atroce e ingiusta: essere trucidato da una frangia impazzita del popolo per cui ti eri speso con una generosità senza limiti…
    Ti vogliamo ricordare in particolare oggi, nel giorno del tuo compleanno mancato.
Caro Vittorio, ci manchi tanto. 
    Manchi immensamente a tua madre Egidia, a tua sorella Alessandra… al cui affetto sei stato ingiustamente strappato. 
    Tua madre ha avuto però il coraggio di scrivere queste parole, dopo il tuo assassinio: “Voi, i figli che tanto amiamo, non siete nostri. Vi cresciamo, cerchiamo di educarvi, ma non dobbiamo imprigionarvi, dobbiamo lasciarvi volare con le vostre ali sulle strade che avete scelto, perché ci vorrete ancora più bene.” 
    E ancora: “Sono contenta di come ha vissuto Vittorio. Forse i profeti oggi non ci sono più, ma qualcuno di loro ogni tanto passa su questa Terra. Profeta non è l’uomo migliore degli altri, ma colui che vede lontano, ci fa aprire gli occhi e indica la via.”
   Manchi immensamente al mondo dell'informazione, del giornalismo, privi della tua voce così precisa, limpida, coraggiosa... Manchi al mondo dell'impegno sociale e politico, che oggi appare quasi senza prospettive, senz'anima...
    Chissà se, nonostante la tua assenza, ci sono ancora oggi nel mondo i trentasei giusti di cui narra una credenza ebraica, le trentasei persone speciali indispensabili perché il mondo continui ad esistere …  “Nessuno sa chi siano e nemmeno loro sanno di esserlo, ma quando il male sembra prevalere escono allo scoperto e caricano i destini del mondo sulle loro spalle. E questo è uno dei motivi per cui Dio non distrugge il mondo.”

Ho tanta paura, oggi, caro Vik… ce la faremo a rimanere umani? 


Su Vittorio Arrigoni ho scritto qui,  qui , qui.







domenica 2 febbraio 2025

Clima, in Italia eventi estremi in aumento

      Palermo – Tra piogge torrenziali e grandinate, allagamenti e siccità, nel 2024 sono stati 351 gli eventi meteo estremi che hanno colpito il territorio italiano, quasi sei volte in più rispetto al 2015, quando ne sono stati registrati solo 60. Nel 2023 era andata ancora peggio, con 383 eventi estremi, ma complessivamente negli ultimi dieci anni si evidenzia purtroppo una tendenza alla crescita di tali fenomeni.
     A certificare i dati è l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, che fornisce anche notizie più precise riguardo alla tipologia e alla localizzazione dei fenomeni estremi. Tra gli eventi atmosferici negativi più ricorrenti, c’è l’eccesso di precipitazioni o la loro penuria: nello specifico, l’Osservatorio segnala 134 allagamenti per piogge intense, 46 esondazioni fluviali, 30 i danni da grandinate, mentre sono 34 le zone dove si sono verificati gravi danni da siccità prolungata, 62 quelle con danni da forte vento.
      Con 198 eventi meteo estremi, il nord Italia è il territorio più colpito; seguito dal Sud, con 92, mentre nel centro della nostra penisola gli eventi atmosferici dannosi sono stati 61.
Il non invidiabile primato di regione più flagellata dal maltempo è (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 2.2.25

giovedì 30 gennaio 2025

Il cuore, una porta verso casa...

Marc Chagall
      “Quando nasciamo ci viene data una grande possibilità: ognuno di noi riceve in dono un cervello, un organo raffinatissimo, che ci rende unici, ci individualizza. Grazie al cervello noi abbiamo facoltà di scelta, il libero arbitrio, la possibilità di decidere come condurre la nostra vita; siamo in grado di pensare, ragionare, creare. Grazie ai nostri pensieri ci sentiamo unici, diversi da tutti gli altri esseri umani.
      Tuttavia, proprio per questo nella vita proviamo la falsa percezione della divisione, della distinzione; crediamo che esistano una ragione e un torto, tendiamo a giudicare il prossimo, a classificare le cose come giuste o sbagliate a seconda del nostro punto di vista personale, e talvolta diventiamo rigidi e poco flessibili: d’altra parte, il nostro cervello è chiuso in una teca di duro osso!
      Durante la vita abbiamo anche la possibilità di provare amore, gioia, allegria, e questi sentimenti ed emozioni sono universali, comuni a tutte le persone di ogni razza o religione: la bellezza della natura, la dolcezza di un bimbo appena nato, o di un cucciolo, lo stupore per un arcobaleno, le risate improvvise davanti a qualche cosa di inatteso e di buffo, l’amore della donna o dell’uomo che si desidera.
       Ecco: il cuore ci unisce tutti attraverso un abbraccio universale, ci rende parte di un tutto, in cui noi come individui, tuttavia, acquistiamo un’estrema importanza, in quanto ingranaggi insostituibili di un’immensa e coesa realtà. Una persona dalla mente aperta capisce che la cosiddetta illuminazione sta nel riconoscere l’importanza di questi valori universali. Allora il compito della nostra vita diventa quello di trovare la strada del ritorno verso casa: la felicità pura, punto da cui nasciamo e a cui vogliamo ricongiungerci con consapevolezza e per nostra scelta".

 Silvia Di Luzio Il cuore è una porta, Amrita, Torino, 2011, p.113

Vedi anche qui e,l’altro ieri, qui nel blog di Augusto Cavadi.