mercoledì 6 novembre 2024

Sulla felicità e dintorni: giocare con le parole...

      “D’altronde, un altro luminoso esempio di Carroll sulle parole (…), anticipando di molto gli studi di neuroscienze, ci ricorda che le parole innanzitutto, specie per il bambino, sono suoni. IL suono costituisce l’elemento corporeo costitutivo delle parole. Sono i suoni che fanno le parole e conferiscono loro la valenza relazionale di vicinanza o di lontananza. Prima di comprendere il contenuto che la parola esprime, il bambino infatti è stato toccato nel suo corpo dalla musica delle parole. Il poeta, a sua volta, aspetta l’ispirazione (musicale) e a volte soffre non poco nella ricerca della parola giusta.
     Ecco il motivo per cui Carroll cambia le parole delle filastrocche o gioca con assonanze quasi a prendere in giro il contenuto delle parole per ridare loro la musicalità. Alcuni esempi divertenti: History (Storia) con Mistery (mistero); Painting in oil (pittura a olio) con Fainting in coils (svenimento a spirale); Latin e Greek con Laughing (risata) e Greef (cruccio).
     L’importanza del suono, inoltre, viene svelata al termine del libro come la chiave di lettura di tutta l’avventura di Alice. Sua sorella entra nel paese delle meraviglie e scopre che «… il tintinnio delle tazze del tè si sarebbe trasformato nello scampanellio delle pecore, e le grida acute della Regina nella voce del pastore… mentre il muggito delle mucche in lontananza avrebbe sostituito i singhiozzi accorati della finta tartaruga».
      Questa è la cifra del mondo dei bambini (e non solo): i suoni diventano immagini, la rabbia crea i mostri, le sensazioni prendono forme di animali, le paure diventano racconto… Nel paese delle meraviglie, la ragazzina Alice finalmente ha dato voce e immagine a tutte le cose che lei da piccola (come tutti i bambini) non capiva o che le sembravano troppo strane. 
    Le regole ci sono ma non servono, la logica è soggettiva, il non senso vale quanto il senso, le parole sono coriandoli, il tempo è un optional, e spesso si torna indietro per andare avanti e si corre per restare nello stesso posto.
     Il viaggio di Alice finisce quando la nostra ragazzina, diventata donna, non ha più paura («A chi credete di far paura? Siete solo un mazzo di carte!»). Ha terminato le ‘prove di identità’ e ritorna nel mondo della gente e della vita con il coraggio di essere se stessa. Ritorna alla vita come artista e come poeta: capace – nonostante tutto – di rimanere in contatto con la musica ininterrotta che risuona nell’intimo di ogni esistenza.” (qui la prima parte)

Giovanni Salonia, Sulla felicità e dintorni (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2011) pp.126,127
(Un testo imperdibile: l’ho recensito qui)

                                                   Prof.Giovanni Salonia, autore del testo


lunedì 4 novembre 2024

4 novembre, non festa ma lutto...

                Il 4 novembre, celebrazione dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, è un giorno per riflettere sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla prima guerra mondiale, un conflitto che fu definito dal Papa di allora come "inutile strage". 

   Oggi, 4 novembre del 2024, vogliamo onorare tutti coloro che morirono a causa di quella guerra, che fece strage di più di 10 milioni di persone, così simile alle stragi che si stanno consumando oggi nella guerra fra Russia e Ucraina e nel conflitto israelo-palestinese. 

     Nessun obiettivo militare dall'una e dall'altra parte giustifica più la continuazione della guerra, nulla di sensato può giustificare quanto sta accadendo in quelle terre. Oggi la priorità assoluta è il "Cessate il fuoco!" per salvare vite.

   La prima guerra mondiale, che per l'Italia si è protratta dal 1915 al 1918, fu un capitolo oscuro nella storia nazionale e del mondo intero. I soldati italiani, insieme a milioni di altri combattenti, furono... (continua qui)

Appello del Movimento Nonviolento, Peacelink, "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

domenica 3 novembre 2024

Tumori, meno decessi ma nel Sud serve più prevenzione

           Palermo – I dati recenti forniti dall’Istituto superiore della Sanità, che confrontano la situazione esistente all’inizio degli anni 2000 con quella del 2021, parlano chiaro e danno una buona notizia: si muore di meno per i tumori al seno e al colon retto, i due tipi di tumore che, se sommati, rappresentano il 40% delle neoplasie diagnosticate nel nostro paese.
      Ma se si va a controllare i dati relativamente alla loro distribuzione regionale, si nota che la riduzione della mortalità per il tumore al seno e per quello al colon è aumentata molto di più nelle regioni italiane del nord e del centro rispetto al sud e alla Sicilia. 
       Ecco infatti i numeri relativi alla riduzione di mortalità per tumore alla mammella: (confronto tra dati del 2001 e dati del 2021): (continua su il Punto Quotidiano

venerdì 1 novembre 2024

La santità che ci serve...

     (…) "Nella Chiesa cattolica c’è una storia di santità che ha privilegiato ora i martiri, ora gli anacoreti che andavano nel deserto, ora la vita religiosa… Ma il Concilio Vaticano II dedica un capitolo alla santità della vita quotidiana che siamo chiamati a riscoprire: la vita quotidiana come luogo normale della vita in cui celebriamo Dio-con-noi.
    Nel Nuovo Testamento la parola ‘cristiani’ non esiste, viene utilizzata per la prima volta dopo il concilio di Antiochia. Coloro che credevano in Gesù erano chiamati ‘santi’ già in vita, perché santificati dal suo Spirito, ricolmi dalla sua Grazia.
   Così entriamo nello spirito delle letture di oggi, magari con una visione meno apocalittica, ma ci muoviamo dentro una liturgia. Cosa è una liturgia? È l’unione del cielo e della terra, di Dio che vive in mezzo a noi.
   E cosa è questa santità che ci può dare beatitudine? Quello che ci dice san Giovanni nella II lettura: siamo figli di Dio, nonostante tante volte ci sentiamo affidati alla casualità e ci sembra che la nostra storia non abbia senso o che sia completamente distorta.
   Siamo figli di Dio. Quindi c’è un amore che ci precede, ci accompagna e ci segue. Quindi abbiamo motivo di essere beati, coltivando questa filiazione nei contenuti delle Beatitudini. Non analizziamo i contenuti delle Beatitudini: ci limitiamo alla formulazione Beati.
    Purtroppo la Chiesa fa i processi di beatificazione dopo che si muore. Ma le Beatitudini di Gesù ci invitano a essere beati qui e ora, e non a esserlo se facciamo un miracolo dopo morti. Attrezziamoci quindi sin da adesso a fare miracoli, cose belle, meravigliose per gli altri...
   Quindi mi fermo a questa indicazione che ci dà Gesù: dovremmo essere beati e fare cose belle in quanto figli di Dio, anche con i nostri problemi, con le nostre difficoltà…
   Abbiamo il diritto/dovere di essere beati: la beatitudine non è atarassia, indifferenza rispetto a tutto ciò che succede, non, no… È la gioia di sentirsi amati, abbracciati dallo sguardo del Padre, in Gesù e nel suo Spirito. E di poter affrontare la vita con la voglia di dare gioia agli altri, di sostenerci a vicenda in quest’esperienza gioiosa dell’esistenza, vissuta e promossa come un dono del Signore per tutti.
Non è così purtroppo, lo sappiamo…
   Ma noi impegniamoci a manifestare quest’annuncio del Vangelo di Gesù: Beati voi… Annuncio che dovremmo mostrare con i nostri gesti a chi si incontra con noi.
Dovrebbe essere questa l’esperienza di condivisione: una beatitudine che trasforma la realtà e la rende vivibile, gradevole, gioiosa non solo per noi, perché la beatitudine è espansiva di suo, è partecipativa…
   E quindi l’augurio che posso fare a tutti noi che per definizione siamo ‘santi’ è di essere beati sin da adesso: che nonostante le nostre ombre, traspaia la beatitudine che ci fa fare gesti sorprendenti in senso bello, in senso buono. 
   E che tutto questo possa essere sperimentato come riflesso della santità di Dio in noi. Questo ce lo vogliamo augurare a vicenda: se ci incontriamo davvero con lo Spirito, qualcosa deve cambiare… dovremmo trasformare la vita quotidiana e tutte le nostre azioni in luogo privilegiato in cui la beatitudine accompagna i nostri gesti: la beatitudine possa attraversarli e illuminarli…(...)

(sintesi omelia di don Cosimo Scordato, 1° novembre 2024, chiesa Mater Misericordiae, Palermo: non rivista dall’autore, eventuali errori e omissioni sono della scrivente)

mercoledì 30 ottobre 2024

Alice in Wonderland: giocare con le parole

       “Quel che si consuma in Wonderland è la rivincita del linguaggio infantile, poetico (e folle) nei confronti della parola senza vita e senza contenuto esperienziale. In Alice diventa chiaro come insegnare troppo presto ai bambini il nome delle cose e delle esperienze rappresenti una contraddizione insopportabile: se le parole, infatti, hanno il compito di dare il nome alle esperienze, come possono essere apprese prima dell’esperienza?
     Dio – racconta la Genesi – prima crea il mondo e (solo dopo!) chiede ad Adamo di dare un nome alle cose. Nella nostra educazione operiamo in senso contrario: prima insegniamo i nomi e poi speriamo che avvenga l’esperienza (che sarà comunque perimetrata dalla definizione semantica e non aperta alla creatività).
Nel Paese delle Meraviglie, senza vincoli semantici, nascono parole nuove: «Stranissimissimo», «Bruttificare», la «poesia de Topo»… parole che possono sconvolgerci ma che trasmettono con maggiore luminosità l’esperienza. A pensarci bene, ad esempio, se per esprimere la nostra sensazione di sorpresa usiamo la parola «strano», abbastanza scontata, attutiamo l’originalità della nostra esperienza. Non si può trasmettere con una parola che non sorprende un’esperienza di sorpresa!
     Da qui la necessità dei poeti, che ridanno la vita e il fuoco dell’esperienza alle parole svuotate. Da qui il messaggio cifrato dei folli, che rimane fuso con l’esperienza e toglie alla parola il compito di separare e unire. Da qui il verbo originale dei bambini che, se rispettati, sono capaci di creare parole nuove.
    Dobbiamo dircelo con onestà: di fronte al linguaggio dei bambini e dei folli il nostro impulso immediato è quello di correggere, decriptare, e ricondurre alla normalità. Senza accorgerci che queste operazioni di adultizzazione (se non esiste questo sostantivo,  Alice ci dà il permesso di inventarlo) non fanno altro che svuotare le parole. (…)
    È certamente questa una delle intuizioni più geniali di Carroll: la caduta delle parole (Battaglini). (…) Bisogna apprendere un altro percorso: quello di lasciar cadere i nomi e assaporare la nudità dell’esperienza e delle cose. Oh, se i grandi fossero disponibili a riscrivere i loro vocabolari facendosi guidare dai bambini, dai poeti e dai folli: il nostro linguaggio (ri)aprirebbe orizzonti nuovi o dimenticati!"


Giovanni Salonia  Sulla felicità e dintorni (Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2011) pp.124-126
(A mio avviso, un testo imperdibile: l’ho recensito qui)



domenica 27 ottobre 2024

Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa: uniti per la pace

         Palermo – Nella martoriata Palestina e nello stato di Israele, la speranza di far cessare la follia brutale della guerra ha il volto limpido di quattro giovani. Quello di Sofia Orr e di Daniel Mizrahi, una ragazza e un ragazzo israeliani che hanno fatto l’obiezione di coscienza, rifiutando di indossare la divisa militare e imbracciare le armi e per questo, secondo le leggi israeliane, sono stati per un certo periodo in prigione; e quello di Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer, due donne palestinesi attiviste nonviolente, in lotta contro l’occupazione dei loro territori e in difesa dei diritti umani, calpestati nell’attuale situazione di guerra.
        Sofia e Daniel, Tarteel e Aisfa credono nella possibilità del dialogo tra palestinesi e israeliani e lavorano insieme per una risoluzione nonviolenta del lungo e sanguinoso conflitto tra le parti. Sono una sorta di "gruppo misto" israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Sofia e Daniel fanno parte di ‘Mesarvot’, una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio, mettendo in pratica l’obiezione di coscienza: mentre Tarteel e Aisfa fanno parte di Community Peacemaker Teams - Palestina (CPT), un’organizzazione che sostiene la resistenza di base nonviolenta all’occupazione israeliana.
       I quattro attivisti sono stati invitati in Italia dal Movimento nonviolento per la Campagna di Obiezione alla guerra: nel nostro paese (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 27.10.24

venerdì 25 ottobre 2024

Fuori la guerra dalla Storia

            Nostra signora certe cose proprio non le capiva. Ad esempio, perché s’insegnasse ai bambini a non litigare e a essere buoni, perché si tenessero seminari agli insegnanti per conoscere e prevenire il bullismo, perché si considerasse terribile un omicidio… e poi non ci si scandalizzasse quando, per una questione di confine o altri disaccordi tra due o più stati, esseri umani uccidessero i propri simili o fossero orrendamente uccisi a loro volta. Perché l’etica che va bene tra due persone, piccole o grandi che siano, viene disattesa e ribaltata se si tratta di affrontare un conflitto tra i popoli di stati diversi? Nostra signora evidentemente era un po’ tarda e questo davvero non lo accettava.
             Domani allora a Palermo, alle 10 a p.zza Croci, nonostante non amasse troppo le manifestazioni, avrebbe marciato con tutte le donne e gli uomini di buona volontà che avrebbero chiesto: “Fuori la guerra dalla Storia!” 




giovedì 24 ottobre 2024

E oggi festeggiamo i 105!

         
       Oggi abbiamo l’immenso ‘prio’ di festeggiare i 105 anni della mitica zia Lillia! 
     
       Un grazie e un abbraccio anche a zia Ninì che con i suoi ‘soli’ 96 anni e mezzo è la sua spalla e il suo supporto (e il suo orecchio, visto che l’unica lieve patologia di cui è affetta zia Lillia è una certa sordità…)





Qui racconto un po' di cose su di lei: 











                                            
                                                                Eccola oggi, la zietta! 

domenica 20 ottobre 2024

Murales e peperoncino, ecco Diamante

       Palermo – Chi si reca a Diamante, ridente cittadina calabrese sulla costa tirrenica nord occidentale, in provincia di Cosenza, si chiede l’origine di questo nome tanto suggestivo. 
      Il perché lo rivela una leggenda popolare: una volta, nel tempo che fu, sarebbe stato visto volare un corvo che aveva nel becco un diamante. La pietra preziosa sarebbe poi caduta nelle acque del torrente che, prima di sfociare nel mar Tirreno, attraversa il paese: torrente che si chiama proprio Corvino…
      Maria Stella Fabiani, nel sito istituzionale del comune di Diamante, fornisce una chiave di lettura del mitico racconto: “Il significato di questa leggenda è fortemente simbolico: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 20.10.24, il Punto Quotidiano