“Cambia governo, cambia maggioranza, cambia ministro… (…) La cultura, il linguaggio, le idee del tizio di turno sono più o meno sempre le stesse. Molto inglese, molto aziendalese ormai neppure percepito da chi lo pronuncia. Ogni ministro prolunga le idee del precedente o attiva piccole bombe ad orologeria innescate magari due ministeri prima (…). Qualcuno è più solerte, qualcuno meno, qualcuno conosce meglio i meandri della scuola, qualcun altro peggio, ma il risultato non cambia.
Per tutti loro, agenzie di controllo-monitoraggio-valutazione come l’Anvur e l’Invalsi e pensatoi di area confindustriale costituiscono la linea di continuità, il filo tessuto tra un ministero e l’altro.
E anche se non ci fossero, le minime differenze di visione del mondo tra un ministro e l’altro (per avere corpose differenze, a queste visioni del mondo bisognerebbe averci lavorato) assicurano dagli scossoni.
La scuola segue la società e sembra persino dispiaciuta di non poterla precedere. A nessuno tra chi è al potere viene in mente di poter concepire la scuola come ciò che dà equilibrio alla società fornendo ad essa proprio ciò che non ha, qualcosa da mettere sull’altro piatto della bilancia.
Tutti hanno paura di essere seminati da un futuro che arriva sempre più veloce, ma che sempre più somiglia allo stesso presente di prima velocizzato e reso isterico.
La scuola dovrebbe essere il correttivo della società, il suo contrappeso. Se gli studenti sono ormai dipendenti dai social e dallo smartphone, se sono - per dirla con Roberto Casati – ‘digitalmente colonizzati’, allora la scuola dovrebbe essere il luogo per fare altro, per posare gli smartphone e rivederli cinque ore dopo, per allentare la dipendenza e permettere altre esperienze di rapporto con il mondo.
Se la società è ossessionata dalla performance e dalla immediata utilizzabilità, allora la scuola dovrebbe rappresentare ciò che allenta questo guinzaglio e lascia spazio per ciò che è disinteressato. Ma questo coraggio è sempre stato di pochi e quei pochi molto di rado diventano ministri.
Così la scuola spesso potenzia e accelera i processi di deformazione e degenerazione dell’età contemporanea".
Davide Miccione La congiura degli ignoranti Valore italiano editore, Roma, 2024 pp. 82,83
Sulla scuola considerazioni sostanzialmente simili espresse dalla professoressa Rossana Rolando:
"Due logiche vanno oggi ad inquinare la possibilità di un insegnamento significativo, veramente teso alla preparazione degli studenti e ad un’autentica educazione per la vita.
Da una parte, la mentalità economicistica che si è imposta, impregnando di sé il linguaggio stesso dell’Istituzione scolastica. Ecco solo alcuni esempi": (continua qui)