Palermo - “Trenta giorni ha novembre, con aprile, giugno e settembre; di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne ha trentuno”: l’arcinota filastrocca ricorda ai bambini quanti giorni hanno i dodici mesi. Però che nel 1582 il mese di ottobre è durato solo ventuno giorni e in Svezia, nel 1753, febbraio solo diciassette. Perché?
Facciamo un salto nel passato: sino al 1581 nella vecchia Europa era in vigore il calendario giuliano, chiamato così perché introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. Tale calendario, che si basava su quello egizio, stabiliva il susseguirsi di un ciclo di quattro anni, formato da tre anni che duravano 365 giorni, e il quarto, bisestile, di 366 giorni, con l’aggiunta di un giorno a febbraio. L’anno solare medio era dunque di 365 giorni e 6 ore.
Come sappiamo oggi, in realtà l’anno astronomico dura un po’ meno: se n’era già accorto nel XIII secolo l’astronomo e matematico scozzese Giovanni Sacrobosco, che aveva notato già un anticipo dei solstizi e degli equinozi rispetto alle date previste dal calendario. Nel 1252, gli astronomi a servizio del re spagnolo Alfonso di Castiglia avevano addirittura sancito che l’anno astronomico durava dieci minuti e 44 secondi in meno rispetto a quello del calendario.
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papa Gregorio XIII
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La difformità fra la durata dell’anno ‘giuliano’ e quello astronomico fu considerata insostenibile quando alcuni astronomi verificarono che ormai l’equinozio di primavera avveniva dieci giorni prima; era dunque problematica anche la celebrazione della Pasqua, fissata la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio.
Papa Gregorio XIII (pontefice dal 1572 al 1585) decise allora di creare una ‘Commissione del calendario’, di cui faceva parte, tra gli altri, il medico e studioso calabrese Luigi Lilio, autore della proposta di calendario che poi fu accolta. Il nuovo calendario fu ‘promulgato’ dal papa nel 1581 con la bolla Inter gravissima, ma la sua applicazione fu rimandata al mese di ottobre dell’anno seguente.
Così, la sera del 4 ottobre 1582, gli abitanti di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi e Polonia-Lituania andarono a dormire per svegliarsi svegliarsi il 15 ottobre: infatti, per riportare la data dell'equinozio al 21 marzo, equinozio che ormai si era spostato al giorno 11 marzo, si stabilì di sopprimere dieci giorni nell’ottobre di quell’anno.
La transizione tra i due calendari causò situazioni assai particolari: chi morì il 4 o 5 ottobre, attese, sulla carta, dieci giorni per essere sepolto; gli inviti ufficiali da tutti quei Paesi che non avevano ancora adottato il cambio, dovevano specificare a che calendario si riferivano per evitare equivoci. Inconvenienti si verificarono anche per le scadenze relative a processi e pagamenti, che furono rimandate di dieci giorni.
Il nuovo calendario, detto appunto ‘gregoriano’ perché voluto da papa Gregorio XIII, mantenne gli anni bisestili, con l'aggiunta di un giorno sempre nel mese di febbraio. Per essere più precisi, si stabilì però di diminuire il numero di anni bisestili all'interno di un ciclo di 400 anni, considerando come non bisestili gli anni multipli di 100, ma non di 400 (quindi gli anni 1700, 1800 e 1900 non sarebbero stati bisestili, mentre il 1600 e il 2000 sì).
La riforma del calendario voluta da Gregorio XIII, negli anni seguenti fu adottata in Europa dagli altri Paesi cattolici. Gli stati protestanti vi si uniformarono invece solo in epoche successive: quelli luterani e calvinisti nel 1700, gli anglicani nel 1752, quelli ortodossi ancora più tardi.
In Svezia però successe un gran pasticcio. Nel 1699, il paese decise di passare al calendario gregoriano, ma, per ‘riprendere’ i fatidici 10 giorni, decretò di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740, recuperando così un giorno ogni 4 anni: così dal 1º marzo 1740 il calendario svedese sarebbe stato coincidente con il gregoriano. Venne quindi eliminato il 29 febbraio 1700. Però, negli anni successivi, ci si dimenticò di applicare il piano, perché Carlo XII era impegnato nella guerra con la Russia e non furono date disposizioni al riguardo: così sia il 1704 sia il 1708 furono bisestili. Riconosciuta la dimenticanza, si decise di tornare al calendario giuliano.
Per recuperare il giorno saltato nel 1700 si stabilì quindi che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un secondo giorno, oltre a quello dovuto perché quell'anno era bisestile: fu così che, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni!
Poi, nel 1753, anche la Svezia adottò il calendario gregoriano, togliendo undici giorni a febbraio (dal 18 al 28) perché nel frattempo la differenza tra il vigente calendario giuliano e quello gregoriano era aumentata di un giorno.
Fuori dall’Europa, in Giappone il calendario gregoriano fu adottato nel 1873, in Egitto nel 1875, in Cina nel 1912 e in Turchia nel 1924. La Russia adottò il calendario gregoriano solo nel 1940, per cui la rivoluzione d’ottobre, avvenuta secondo i libri di Storia il 25 e 26 ottobre 2017, se ci si attiene al calendario gregoriano è accaduta invece il 7 e 8 novembre.
Anche oggi, le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano a seguire il calendario giuliano: questo spiega la differenza di 13 giorni tra le festività ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane.
Il gregoriano è ormai il calendario ufficiale adottato da quasi tutti i paesi del mondo. Esso stabilisce che l’anno solare dura 365 giorni, cinque ore, quarantotto minuti e quarantacinque secondi. Tale misurazione è considerata abbastanza affidabile, anche se le variazioni nella velocità di rotazione della Terra creano una differenza infinitesimale di circa un giorno ogni 3300 anni, che si potrà risolvere eliminando un giorno da un anno bisestile.
Ma è un problema che ci si porrà tra circa 3.000 anni. Ora ci sono ben altre faccende a cui pensare…