Matisse: La danza |
L’ultimo degli stati senza confini, o dimore divine, dove posare il cuore è l’equanimità, in pali upekkhà, che significa ‘equilibrio’.
In realtà questo stato o atteggiamento dovrebbe permeare tutti gli altri incommensurabili e in generale tutto il nostro orientamento nei confronti del percorso interiore.
Upekkhà è la non-scelta, la capacità di stare in equilibrio, come funamboli o come i piatti di una bilancia, non esaltarsi per il piacevole, non abbattersi per lo spiacevole.
Stare in mezzo. L’arte di non scartare. Nasce dalla profonda conoscenza del costante cambiamento, del flusso dell’impermanenza. È la piena accoglienza di quello che arriva senza discussioni.
Anche la gentilezza amorevole, la compassione, la gioia empatica possono cadere in un opposto o in un altro, tra esaltazione sentimentale e indifferenza: upekkhà corregge la postura, insegna l’illimitatezza della conoscenza dei limiti. Non è un gioco di parole, saper stare con i propri limiti fa affacciare su una sconfinatezza che non ci appartiene ed è a questa sconfinatezza impersonale che ci arrendiamo e consegniamo gli altri, chi ci fa bene, chi ci è indifferente, chi ci fa male.
Upekkhà bilancia il nostro bisogno di bene con il nostro bisogno di giustizia e di equilibrio. Consegna ognuno alla sua responsabilità, alle conseguenze delle sue azioni.
Il karma non è una minaccia né un semplice contrappasso. Nel karma si prende rifugio. Karma significa semplicemente “azione”. È una legge universale di risonanza. Fare il bene crea una certa sonorità che si riflette nel mondo e nelle vicende, così come fare il male.
Ma per conoscere cosa fa bene e cosa fa male occorre purificare la mente. Questo indicò il Buddha come sintesi del suo insegnamento: smettere di fare il male, fare il bene, purificare la mente.
Così, il karma è come ci poniamo davanti agli eventi, non gli eventi stessi.
Puoi avere una vita durissima e rispondere con delicatezza fiduciosa. Puoi avere una vita più agevole e chiuderti nella scontatezza. Il modo in cui rispondiamo crea frequenze e risposte della vita stessa. Ma non è aritmetica, è danza.
Chandra Candiani: Questo immenso non sapere Einaudi, Torino, 2021, pag. 106,107
L'equilibrio è tutto: non ci si esalta e non ci si abbatte. Si vive.
RispondiElimina@Franco: proprio così...
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