L’amata Natalia Ginzburg ci esortava a insegnare ai nostri figli “non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio (…); non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore per la verità; non la diplomazia, ma l’amore al prossimo (…); non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere”.
Mi pare che Palermo non brilli né per l’esercizio di grandi virtù e neppure per quelle minute e quotidiane, come il rispetto del turno alla posta, dare la precedenza per strada, non posteggiare in seconda fila, cedere il posto a un vecchietto sull’autobus.
Mi pare che Palermo non brilli né per l’esercizio di grandi virtù e neppure per quelle minute e quotidiane, come il rispetto del turno alla posta, dare la precedenza per strada, non posteggiare in seconda fila, cedere il posto a un vecchietto sull’autobus.
Ma scarseggiano anche virtù più “spirituali”, quali mostrare un po’ di gentilezza al supermercato, essere tolleranti con i vicini, sorridere al ragazzino che gioca sotto casa. Ahimè, cara Natalia, non è tempo di grandi virtù, il nostro. E, temo, neppure di piccole…
Maria D'Asaro, “Centonove”, 16.10.09
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