giovedì 8 ottobre 2009

OMELIA DEL 27.9.09 26° t.o. B



(Mi definisco, al contrario dei più, una cattolica poco credente, ma praticante.
Apprezzo molto le omelie di un mio amico prete, don Cosimo, che spesso registro e trascrivo)

Una breve sosta sulla parola di Dio che abbiamo proclamato, care s. e f., … E probabilmente vi sarà sorta una domanda: questa bellissima affermazione che fa il Vg., questa proclamazione “Chi non è contro di noi, è con noi” vi avrà fatto ricordare un’altra affermazione che dice esattamente il contrario. Se Luca crede, in un altro passo, che “Chi non è con noi è contro di noi”, come la mettiamo allora? E’ tutto Vangelo … Vg. è quello che abbiamo letto oggi, Vg. sarà quello che leggeremo da Luca. Qui oggi Gesù ci dice “Chi non è contro di noi è con noi”: in un altro passo Luca fa dire a Gesù “Chi non è con noi è contro di noi” Vi ricordate?
E allora? Oggi scegliamo quello che ci compete, domani diremmo un’altra cosa, magari esattamente il contrario? Lasciamola perdere questa domanda, come interpretare il testo di Luca: diciamo solo che quando si pone il problema dell’appartenenza si tende a sviluppare quest’aspetto, quando si pone l’accento sulla comunità, si tende a coltivare quello che c’è dentro la comunità…
Ma quando ci poniamo la domanda dell’identità, del ns. appartenere a Cristo, e di Cristo che appartiene a tutta l’umanità, allora l’orizzonte è enorme. Queste persone stavano guarendo qualche persona, come ascoltiamo nella prima lettura, profetizzavano, e Mosè disse: “Lasciateli profetizzare, magari tutti annunciassero parole sante, magari tutti guarissero, facessero del bene agli altri..”
Ecco il Vg. di oggi credo che ci apre il cuore all’immensità dell’amore che Dio ha per tutta l’umanità, nessuno escluso, ma tutti inclusi. Non possiamo pensare che la Chiesa sia lo spazio ritagliato per differenziare chi è chiamato alla salvezza e chi aderisce ad essa, e chi non lo è. Il giudizio su questa situazione non compete a noi. Noi sappiamo che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi. E per vie anche a noi sconosciute. Lui farà in modo di potere raggiungere il cuore di ogni uomo.
Quello che ci dice oggi il Vg. è dinanzi a ogni persona apriamo il cuore alle cose belle, alle cose buone di cui ognuno è portatore, perché Dio lo ama, perché Dio lo vuole salvare, perché Dio ci parla anche attraverso le persone che a noi sembravano così improbabili per il ns. incontro con Dio. Il Vg. di oggi ci fa comprendere che la Chiesa non è il luogo solo dell’appartenenza dei salvati, ma è il luogo dove si proclama che Dio lavora nel cuore di tutti gli uomini. Quindi che la Chiesa è più grande di se stessa, e che ha questo compito di allargare, anzi di non avere porte chiuse, di non avere recinti, ma di tentare di entrare in sintonia con l’amore infinito che Dio nutre per tutti i suoi figli.
E allora siamo invitati a imparare da chiunque, a non pretendere di essere detentori o solo proclamatori unici ed esclusivi di verità. Questa è idolatria. Nessuno di noi, mi auguro, può pretendere di essere possessore, semmai cerca di farsi possedere dalla verità. Ma gli elementi della verità non sono possedibili, semmai ci mettiamo ogni giorno alla ricerca della verità …
Gesù Cristo, che è colui al quale vogliamo appartenere perché Lui appartiene alla nostra umanità ed è questo altro orizzonte di Dio a noi nella sua carne e nel suo Vangelo, Gesù Cristo è colui che ci apre continuamente gli orizzonti verso il mondo intero, con la sua parola, l’annuncio anche in maniera incomprensibile a noi nel cuore di ogni creatura.
E quindi la I lettura, ecco, ci fa respirare veramente. Il brano che segue potrebbe far sorgere un’altra domanda: “Ma noi dobbiamo dare un bicchiere d’acqua nel nome di Gesù, non nel nome della persona che ce lo chiede? Questa potrebbe essere una limitazione? No: nel nome di Gesù significa che noi riconosciamo in ogni persona che incontriamo Dio stesso che ha bisogno di noi, che ci chiede di riconoscerlo nella persona che stiamo incontrando. Come a dare un valore divino a ogni persona che può avere bisogno di noi. Anche qui non è in senso, potremmo dire, confessionale o esclusivo, che viene invocato o viene chiamato in causa il nome di Gesù, ma in senso inclusivo: cioè Dio ci incontra, o si lascia incontrare, attraverso le persone più disparate, che fanno parte della ns. vita, della ns. storia. E anche più ampie della ns. storia, persone che forse non incontreremo mai.. Ma ciò nonostante sappiamo che Dio è presente nel cuore di ogni uomo, nonostante tutto.
E così, l’esortazione di san Giacomo di oggi, questa invettiva contro i ricchi, al di là del tono, fortemente quasi apocalittico che ha nel testo… ma chi per davvero nella storia è riuscito sempre a prendere le difese del povero, della persona sfruttata, del lavoratore che non vien pagato come meriterebbe, come gli spetterebbe … Riconosciamo, proprio nel nome di questa parola di Dio, quante volte hanno preso difesa o si sono fatti portatore del lamento della vita offesa, anche persone che non erano credenti, che non si professavano credenti. E abbiamo imparato, dobbiamo imparare anche da loro.
Quindi accogliere Gesù Cristo significa aprirsi ad accogliere la sua immensità, senza chiuderla mai in quella che è la nostra limitatissima esperienza di conoscenza e di amore, limitatissima, con mille equivoci, che ci portiamo dalla storia, quante ambiguità hanno accompagnato l’accoglienza e l’annunzio del Vg… E sono convissute con sfruttamenti, guerre, violenze… anche all’interno della Chiesa. E ciò nonostante continuiamo a restare dentro il seno materno di questa Chiesa, che è tanto più materno tanto più appunto sa riconoscere l’immensità del suo Signore…
E allora continuiamo questa celebrazione lasciando aperto il Vg., aperto il Vg., il libro perché ci insegni a metterci in cammino continuamente, senza atteggiamenti di presa di possesso, di dominio, di padronanza … Continuiamo ad annunciare che Gesù Cristo è per noi non solo la verità, ma anche il criterio per potere discernere l’immensità della sua presenza ovunque essa si doni a noi, dal volto sofferente, al bambino che ci parla e vuole essere ascoltato, alla persona così apparentemente lontana dal regno di Dio e che invece ci ha detto una cosa importante, ci ha insegnato una cosa bella.


4 commenti:

  1. bella leggerla. certamente l'ascoltarla aggiunge ancora i toni, la scelta delle pause, l'alzare o lo sfumare della voce: un'emozione ulteriore imperdibile.
    Comunque già le idee sono tutte qui e già queste aprono mente e cuore.

    [potresti spiegare che "t.o. B" sta per "tempo ordinario" (uno dei 'tempi liturgici' della chiesa, come l' "avvento" o la "quaresima"), mentre "B" sta per "Anno B", uno dei tre anni liturgici (A, B e C) in cui si alternano come testi base i tre vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca)]

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  3. Ciao Anonimo!
    Hai spiegato benissimo, con la tua consueta chiarezza, il significato dell'acronimo sibillino "t.o. B". Magari lo riporto nella prossima omelia.

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  4. scusa, 'anonimo' per pura dimenticanza. ero e sono jan

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